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ADDIO SEGRETO BANCARIO – VITA DURA PER I FURBETTI DEL QUARTIERINO

Di COSIMO IMBIMBO

 

Addio per sempre del segreto bancario in Europa, arriva la piena trasparenza fiscale: l’Ecofin ha dato il via libera allo scambio automatico di informazioni fiscali tra Paesi membri per combattere l’evasione e riuscire finalmente a tassare quei capitali che cercano di frodare il fisco. L’accordo politico, che deve poi passare di nuovo al Consiglio Ecofin di fine anno per l’approvazione definitiva, “segna per sempre la fine del segreto bancario in Europa”, spiegano fonti europee. In sostanza è stata approvata la ‘Administrative Cooperation Directive’, ovvero la legge che consente alla Ue di adeguarsi agli standard Ocse in materia di trasparenza fiscale. Grazie a questa direttiva, lo scambio automatico di informazioni “acquista la dimensione più ampia possibile in Europa, superiore a quella che la revisione della direttiva Risparmi immaginava”, spiegano le fonti. Per il Consiglio Ue si tratta di una vera e propria rivoluzione della fiscalità europea. “E’ la morte del segreto bancario”, spiega la portavoce del commissario agli Affari fiscali Algirdas Semeta. Parlando con i giornalisti, il ministro ha spiegato che il premier Renzi ha «presentato alcune componenti aggregate di una legge di bilancio che deve essere approvata», e «contestualmente presentata a Bruxelles», ed è quindi «presto per correggere qualcosa che non è stato ancora finalizzato» per andare incontro alla Ue. Negli ultimi giorni da Bruxelles è arrivato più di un segnale di preoccupazione nei confronti di Italia e Francia e delle loro manovre di bilancio. Le nuove regole europee prevedono infatti che gli Stati membri mandino le leggi di bilancio a Bruxelles entro il 15 ottobre, cioè prima dell’approvazione da parte dei Parlamenti nazionali. La Commissione può dunque chiedere modifiche preventive alle manovre. Da gennaio 2015 si attua lo scambio automatico di informazioni su redditi da lavoro, remunerazioni dei manager, assicurazioni vita, pensioni e proprietà. Ma l’accordo fa un passo ulteriore e mette fine al segreto bancario. Dal 2017 si prevede piena trasparenza anche su dividendi, capital gain, altri redditi finanziari e gli interessi sui conti bancari. Ad esempio la prima mossa di molti italiani coi soldi nella Confederazione è stata quella di correre sul luogo del delitto per capire come muoversi. “Qui da noi è scattata da mesi l’operazione fuggifuggi dei soldi tricolori”, testimonia sempre Bernasconi. E’ anche vero, però, che tutto questo si è svolto quasi sempre nell’illegalità, dato che esse cercavano non soltanto l’evasione fiscale, ma anche l’esportazione illegale di capitali, in un mondo dominato dal protezionismo e dai controlli delle dogane, soprattutto all’indomani della crisi del ’29. Questo accordo segna chiaramente la fine del segreto bancario sfruttato per ragioni fiscali, e rappresenta un altro passo avanti per assicurare che le frodi fiscali non abbiano più un luogo dove nascondersi, come ha avuto modo di spiegare il segretario dell’Organizzazione, Angel Gurria, usando toni espliciti contro gli evasori: “La frode fiscale e l’evasione non sono crimini senza vittime: privano i governi di entrate necessarie per far ripartire la crescita e minano la fiducia dei cittadini nell’equità e integrità del sistema fiscale”. Piovono le richieste di appuntamenti a legali e consulenti, alla fine però tutti si devono arrendere alla realtà: riportare i soldi in Italia – o provare a trasferirli nei pochi paradisi fiscali sfuggito ai Cerberi dell’Ocse – rischia oggi di essere più complicato delle peripezie passate a suo tempo per trasferirli in Canton Ticino. Il percorso è a ostacoli: le banche elvetiche, reinventatesi obtorto collo vestali dell’anti-riciclaggio, fanno resistenza al saldo dei conti in contanti. Le tariffe degli spalloni si sono moltiplicate per cinque. Siamo quindi arrivati all’apocalisse per gli evasori fiscali? Risultato: ai margini dei circuiti tradizionali della paludata finanza elvetica ha cominciato a muoversi un “sottobosco di apprendisti stregoni”che ti propongono di spostare i soldi in Israele, spallonarli in Bulgaria o parcheggiarli alle Seychelles”. Con il rischio concreto “di mettere a repentaglio tutto il patrimonio solo per evitare una tassa”.Ne dubita il commercialista milanese Gian Gaetano Bellavia, esperto in riciclaggio. Interpellato dal Corriere della Sera il professionista ha affermato che è vero che “che le autorità italiane potranno bussare alla porta delle banche svizzere e chiedere se Tizio o Caio hanno un conto, ma è altrettanto vero che sono pochissime le persone fisiche che hanno un conto intestato e non dichiarato”. Bellavia spiega che “con appena 700 euro è possibile fondare una società anonima intestata a un fiduciario che fa da schermo, basata alle Cayman, e il gioco è fatto”. La conclusione è quindi disarmante: la caduta del segreto bancario svizzero non sarà sufficiente per far uscire dall’anonimato chi ha portato illegalmente le proprie fortune all’estero. Per avere giustizia i cittadini onesti, che pagano le tasse, dovranno ancora aspettare. Indubitabilmente tempi duri per i classici furbetti del “quartierino” solo nel novero dei buoni propositi tutti da sviluppare e verificare nella specchiata dimensione del reale.

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