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Al Festival della Valle d’Itria l’opera inedita nei tempi moderni: L’ORAZIO

22 luglio 2017 martina franca

di Clelia Conte

foto di Clarissa Lapolla

Si è tenuta al Teatro Verdi di Martina Franca in occasione del Festival della Valle d’Itria la rappresentazione del dramma giocoso per musica su libretto di Antonio Palomba ed
Edizione critica a cura di Bernardo Ticci, prima rappresentazione in tempi moderni de’ L’Orazio tenutasi il 22 ed il 25 luglio 2023.

La rappresentazione, fu rappresentata per la prima volta a Napoli al Teatro Nuovo nel Carnevale del 1737. In quel periodo Auletta era maestro di cappella del Principe di Belvedere. Essendo stata riallestita per 20 volte in Europa per quasi trent’anni, l’opera ha subito svariati cambiamenti fino ad essere attribuita a Pergolesi nel novecento intitolato, “Il maestro di musica”. L’opera buffa, racconta le storie tra Orazio (gentiluomo livornese) e la sua Ginevra. I due, sono ostacolati dalla famiglia e allontanati dalla loro sorte. La vicenda si svolge a Venezia dove si tengono le lezioni di musica del maestro Lamberto tra scritturazioni artistiche e intrecci carnevaleschi.

Nel grazioso Teatro Verdi ha colpito il clima di musica barocca in un’atmosfera scenica moderna, la prima dei nostri tempi anche se criticata per la sua freddezza: a mio parere quel praticabile inclinato su cui era poggiato un pianoforte, allestimento essenziale della regista Jean Renshaw, ha dato corpo alla visione degli abiti moderni ed ha voluto puntare sull’interpretazione vocale dei bravi protagonisti che hanno dato il meglio di se anche nelle loro vivaci capacità attoriali.

Impresa difficile quella del maestro Federico Maria Sardelli per aver dato vita a un’opera alterata nel tempo dalla sua struttura originaria. Nell’impossibilità di ripristinare il testo del 1737, si è optato per il manoscritto di Firenze, più attendibile perché raccoglie materiali esecutivi relativi alle esecuzioni del 1740-1749. Non essendo ad oggi pervenuta la sinfonia originaria, il maestro Sardelli ha optato per quella de La Locandiera sempre di Auletta che andò in scena al Teatro San Carlo nel 1738. Eccellente sin dalle prime battute, il maestro ha dato corpo all’opera guidando l’Orchestra Barocca Modo Antiquo che, attenta nella partitura, ci ha fatto assaporare un lavoro leggero e innovativo, punto di congiunzione tra il classico e il moderno.

Con quest’opera il direttore artistico Sebastian F. Schwarz ha dimostrato ancora una volta di aver fatto una proposta molto interessante anche nella scelta del cast col soprano israeliano Shira Patchornik nella parte di Leandro, il soprano Valeria La Grotta, (Giacomina), il soprano Martina Licari (Elisa), il mezzosoprano Natalia Kawatek (Lauretta).

Si sono contraddistinti anche il tenore Camilo Delgado Díaz nella parte di Colagianni e il baritono Matteo Loi (Lamberto). Ci hanno messo tutti loro gli ingredienti per dare calore allo sfondo (risultato “freddo”), che andava bene così. La rappresentazione del 25 luglio è stata applaudita calorosamente con grande consenso degli spettatori più attenti. Un’opera fresca ricca di sfumature e sintonia omogenea dei protagonisti.

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Musica di Pietro Auletta

Direttore Federico Maria Sardelli
Regia Jean Renshaw
Scene e costumi Lisa Moro

Light Designer Pietro Sperduti

Leandro
Shira Patchorniksoprano

Giacomina
Valeria La Grottasoprano

Elisa
Martina Licarisoprano

Lauretta
Natalia Kawatekmezzosoprano

Colagianni
Camilo Delgado Díaztenore

Lamberto
Matteo Loibaritono

Orchestra Barocca Modo Antiquo




Eraldo Martucci

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