Sei qui
Home > Cultura > Il Maestro e Margherita con Michele Riondino al Petruzzelli: enfatico, ambizioso, pare Suspiria di Luca Guadagnino

Il Maestro e Margherita con Michele Riondino al Petruzzelli: enfatico, ambizioso, pare Suspiria di Luca Guadagnino

Romolo Ricapito

di Romolo Ricapito

Lo spettacolo dell”attuale Stagione di Prosa della Fondazione Petruzzelli in accordo col Comune di Bari, “Il Maestro e Margherita”, regia di Andrea Baracco con Michele Riondino ha fatto registrare nelle date del 6 e 7 gennaio 2019 il tutto esaurito.il maestro e margherita
Il Teatro Petruzzelli è stato dunque preso d’assalto da un pubblico (molti anche i giovani) incuriosito da questa trasposizione dal famoso romanzo di Michail Bulgakov.
Non è stato facile rappresentare in una pièce un classico così articolato e vedremo come l’operazione sia soltanto parzialmente riuscita.
Il tutto (della durata di 3 ore, francamente pleonastica) ha inizio con discorsi filosofici ipotetici, probabilistici. Si parla anche di ateismo e  di Kant.
L’adattamento dunque segue una falsariga (anche nel primo atto) troppo intellettuale a fronte di un romanzo elaborato sì, ma scorrevole.
Il personaggio interpretato da Michele Riondino si qualifica come Voland, un esperto di magia nera.
Viene dunque inscenato il processo a Gesù ad opera di Ponzio Pilato.
La rappresentazione è efficace anche nell’azione, in questa sezione, attestandosi sul versante sofisticato e alternativo, ma è anche molto ambiziosa.
L’elaborazione scenica con vari personaggi compensa fortunatamente un certo fastidio risultante dalla interpretazione macchiettistica di  Michele Riondino.
Il tema dell’esistenza o meno  del Diavolo è riproposto, come nel romanzo russo, a fronte della suggestione sempre più prorompente  di invenzioni e  metafore, nella riscrittura di Letizia Russo.
Ma purtroppo mancano l’ironia, l’umorismo e la comicità di Bulgakov cosicché la rappresentazione vira sul funereo, oltre che nell’esagerato esercizio intellettuale, che farà anche chic, ma priva il tutto di autenticità.
 Michele Riondino usa non proprio un falsetto, ma camuffa la voce con una vistosa raucedine.
La sua interpretazione è la cosa meno riuscita in assoluto, mentre gli altri attori, numerosi, da Giordano Agrusta a Carolina Balucani, continuando poi in ordine alfabetico con Caterina Fiocchetti, Michele Nani,Alessandro Pezzali, Francesco Bolo Rossini, Diego Sepe e Oskar Winiarski risultano adeguati.
Voland dunque è  qui un’entità più che inquietante, irritante.
Le empietà, o nequizie, si perpetuano tramite Voland e i suoi accoliti, tra i quali è presente il famoso Gatto, ma un po’ affaticato.
E’ il Gatto però il personaggio più intrigante di Il Maestro e Margherita, mentre i protagonisti citati nel titolo hanno un ruolo subalterno, come nel romanzo del resto.
L’hobby della confraternita di Gatto e Voland è quello di violare le case, usando una violenza insidiosa e letale nei confronti degli abitanti.
L’ospedale psichiatrico come location è fredda e angosciante mentre il gocciolio insistente che si ascolta a un certo punto è l’aspetto estremo del suo squallore.
Lo spettacolo di varietà nel teatro di Mosca è l’epifania del testo.
Margherita appare nel secondo tempo ed è una figura portatrice di fragilità, romanticismo controllato e a volte esasperato, donna sposata e sognatrice, che realizza un amore più autentico col Maestro, all’interno di uno scantinato.
Margherita è rappresentata su un’altalena a seno nudo , mentre il secondo tempo, a tratti insostenibile, si avvicina più come concezione e struttura horror a un film come Suspiria, ma nella recente versione di Luca Guadagnino, la meno riuscita.
Nonostante tutto il pubblico ha applaudito, affascinato e forse anche un po’ intimorito.
7 gennaio 2019

Lascia un commento

Top