AL TEATRO DUSE-Se Cadere Imprigionare Amo di Andrea Cramarossa: canto attoriale con Silvia Cuccovillo, Federico Gobbi, Domenico Piscopo. -di Romolo Ricapito Cultura Teatro 1 Marzo 20164 Marzo 2016 Successo per un testo impegnato, ma che risulta di ottima comprensione perché elaborato al fine di una comunicazione immediata che allerti le coscienze di Romolo Ricapito . Se Cadere Imprigionare Amo è uno spettacolo scritto e diretto da Andrea Cramarossa attualmente in cartellone al Teatro DUSE di Bari. Cramarossa ha fondato Il Teatro delle Bambole, un collettivo che promuove un nuovo metodo di approccio all’arte drammatica, sfruttando le conoscenze del passato e attualizzandole con temi sociali di stridente e coinvolgente attualità. Il dramma delle situazioni si unisce alla satira, a forme di sberleffo raffinate e colte, che però riescono a coinvolgere ogni tipo di pubblico in quanto concernenti il vissuto umano nelle sue mille forme. Dunque dolori, gioie, ambiguità. E anche qualche risata. Tre attori in scena. Silvia Cuccovillo, Federico Gobbi e Domenico Piscopo. Nell’apertura dell’atto unico, le due figure maschili, di spalle, sono sedute sulla sinistra del palco con le teste reclinate in basso. Una donna, anche lei di spalle, sul lato destro del palcoscenico, porta fiori su due tombe. E’ in piedi e si lamenta della sporcizia della necropoli. Il dialogo è drammatico, aspro e provocatorio, i movimenti frenetici. Una lunga storia è raccontata. La donna inizia una serie di monologhi con l’ausilio di espressioni baresi colorite e aggressive e la maschera dei personaggi trasfigura la realtà dando voce ai loro pensieri o a un mondo che essi sentono come ostile. Il Teatro delle Bambole sfrutta elementi della cultura europea come musiche da cabaret e si ispira, tra l’altro, al Teatro delle Orge dell’artista austriaco Hermann Nitsch, esponente dell’azionismo viennese. Nella pièce sono presenti elementi e canzoni da cabaret. L’argomento dell’omosessualità è sfiorato, come quello del carcere. Ci troviamo in una famiglia devastata da accadimenti feroci che ne hanno contaminato le fondamenta. Il fatto di cronaca ispiratore è stato quello di un’adolescente preda di amici più grandi che ne hanno minato gravemente la salute, tramite un atroce scherzo:un tubo ad aria compressa infilato nell’ano ha causato al ragazzo lesioni irreversibili e gravissime. Il tutto si svolse all’interno di un’officina meccanica gestita da uno dei colpevoli. La donna protagonista in realtà ripercorre i suoi 40 anni di vita esaminandoli e catalogandoli come errori, ma “siamo errori noi stessi”. Si citano trasmissioni della tv popolare come C’è posta per te della De Filippi delle quali probabilmente costei è spettatrice attenta. Ella si esibisce nella lettura di Pianto Antico di Giosuè Carducci confondendosi con la prosa e assegnando ad essa errori grammaticali e sottotesti inesistenti. Il nome Giosuè è letto “Gesù”: lo scritto viene attribuito a uno sfaccendato di sua conoscenza. Particolare ilarità nella protagonista provoca la lettura del verso “sei nella terra negra” attribuendo all’aggettivo negra la valenza di un’inesistente definizione razziale. Si passa poi alla presa in giro di Novembre di Giovanni Pascoli. Nuova lettura, conseguente derisione, comicità grottesca. L’autore, Cramarossa, ha voluto denunciare un’ignoranza persistente nella società riguardo i classici. Non l’ignoranza di classi sociali refrattarie ai libri, ma di una politica sorda ai bisogni anche perché praticata da elementi che non hanno ben studiato la letteratura e non possiedono nemmeno gli strumenti culturali necessari per affrontare i problemi del popolo elettore, anche per la povertà del loro linguaggio che denuncia la loro impreparazione in maniera molto evidente. Per terminare il trittico poetico, viene derisa anche “A Zacinto” di Ugo Foscolo . Il mare dal quale nacque Venere, vergine, viene frainteso per il termine “vergine” al quale la donna attribuisce un significato beffardo, legata com’è a storie di sesso consumato in modo violento. Viene introdotto l’elemento portante, quello di una cattiva azione che distrugge la vita di un innocente ragazzo. Lo scherzo viene giustificato dalla madre di uno dei “bulli” come appunto uno scherzo, innocuo e magari finito male per via del destino. Non le sembra giusto che chi ha agito debba pagare per il fatto. Gli atteggiamenti, le mosse, diventano da cabaret, anzi da burlesque. La musica ora è quella di una balera, mentre i due uomini attuano dei movimenti scenici che alla fine li lasciano spossati e sudati, in quanto molto impegnativi dal punto di vista ginnico. La commedia, agile e pregna di suggestioni, sta ottenendo grandi applausi al Duse. L’autore, Andrea Cramarossa è stato lodato dal pubblico per il coraggio di essersi esposto in maniera animosa e ardita,, attuando un teatro di ricerca e di contenuti che risulta comprensibilissimo pur nella sua elevata e non facile creazione, frutto di lunghi studi, prove e tentativi pregressi, sfociati in questa abile pièce.