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AL TEATRO DUSE-Se Cadere Imprigionare Amo di Andrea Cramarossa: canto attoriale con Silvia Cuccovillo, Federico Gobbi, Domenico Piscopo. -di Romolo Ricapito

Successo per  un testo impegnato, ma che risulta di ottima comprensione perché elaborato al fine di una comunicazione immediata che allerti le coscienze

di Romolo Ricapito . 

imgresSe Cadere Imprigionare Amo è  uno spettacolo scritto e diretto da Andrea Cramarossa attualmente in cartellone al Teatro DUSE di Bari.

Cramarossa ha fondato Il Teatro delle Bambole, un collettivo che promuove un nuovo metodo di approccio all’arte drammatica, sfruttando le conoscenze del passato e  attualizzandole con temi sociali di stridente e coinvolgente attualità.
Il dramma delle situazioni si unisce alla satira, a forme di sberleffo raffinate e colte, che però riescono a coinvolgere ogni tipo di pubblico in quanto   concernenti il vissuto umano nelle sue mille forme. Dunque dolori, gioie, ambiguità. E anche qualche risata.
Tre attori in scena. Silvia Cuccovillo, Federico Gobbi e Domenico Piscopo.
Nell’apertura dell’atto unico, le due figure maschili, di spalle, sono sedute sulla sinistra del palco con le  teste reclinate in basso.
Una donna, anche lei  di spalle, sul lato destro del palcoscenico, porta fiori su due tombe. E’ in piedi e si  lamenta della sporcizia della necropoli.
Il dialogo è drammatico, aspro e provocatorio, i movimenti frenetici. Una  lunga storia è  raccontata.
 La donna inizia una serie di monologhi con  l’ausilio di espressioni baresi colorite e aggressive e la maschera dei personaggi trasfigura la realtà dando voce ai loro pensieri o a un mondo  che essi  sentono come ostile.
Il Teatro delle Bambole sfrutta elementi della cultura europea come musiche da cabaret e si ispira, tra l’altro, al Teatro delle Orge dell’artista austriaco Hermann Nitsch, esponente dell’azionismo viennese.
Nella pièce sono presenti elementi e canzoni da cabaret.
L’argomento dell’omosessualità è sfiorato, come quello  del carcere.
Ci troviamo in una famiglia devastata da accadimenti feroci che ne hanno contaminato le fondamenta.  Il fatto di  cronaca ispiratore è stato  quello di un’adolescente preda di amici più grandi che ne hanno minato gravemente la salute, tramite un atroce scherzo:un tubo ad aria compressa infilato nell’ano ha causato al ragazzo lesioni irreversibili e gravissime. Il tutto si svolse all’interno di un’officina meccanica gestita da uno dei colpevoli.
La donna protagonista in realtà ripercorre i suoi 40 anni di vita esaminandoli e catalogandoli come errori, ma “siamo errori noi stessi”.
Si citano trasmissioni della tv popolare come C’è posta per te della De Filippi delle quali probabilmente costei è spettatrice attenta.
Ella si esibisce nella lettura di Pianto Antico di Giosuè Carducci confondendosi  con la prosa e assegnando  ad essa errori grammaticali e sottotesti inesistenti.
Il nome Giosuè è letto “Gesù”: lo scritto viene   attribuito  a uno sfaccendato di  sua conoscenza.
Particolare ilarità nella protagonista provoca la lettura del verso  “sei nella terra negra” attribuendo all’aggettivo  negra la valenza di un’inesistente definizione razziale.
Si passa poi alla presa in giro di Novembre di Giovanni Pascoli. Nuova lettura, conseguente derisione, comicità grottesca. L’autore, Cramarossa, ha voluto denunciare un’ignoranza persistente nella società riguardo i classici. Non l’ignoranza di classi sociali refrattarie ai libri, ma di una politica sorda ai bisogni anche perché praticata da elementi che non hanno  ben studiato  la letteratura  e non possiedono nemmeno gli  strumenti culturali necessari  per affrontare i problemi del popolo elettore,   anche per la povertà del loro linguaggio che denuncia la loro impreparazione in maniera molto evidente.
Per terminare il trittico poetico, viene derisa anche “A Zacinto” di Ugo Foscolo . Il mare dal quale nacque Venere, vergine, viene frainteso per il termine “vergine” al quale la donna attribuisce  un significato  beffardo, legata com’è a storie di sesso consumato in modo violento.
Viene introdotto l’elemento portante, quello di una cattiva azione che distrugge la vita di un innocente ragazzo. Lo scherzo viene giustificato dalla madre di uno dei “bulli” come appunto  uno scherzo, innocuo  e magari finito male per via del destino. Non le sembra giusto che chi ha agito debba pagare per il fatto.
Gli atteggiamenti, le mosse, diventano da cabaret, anzi da  burlesque.
La musica  ora è  quella di una balera, mentre i due uomini attuano dei  movimenti scenici che alla fine li lasciano spossati e sudati, in quanto molto impegnativi dal punto di vista ginnico. La commedia, agile e pregna di suggestioni, sta ottenendo grandi applausi al Duse. L’autore, Andrea Cramarossa è  stato lodato dal  pubblico per il coraggio di essersi esposto in maniera animosa e ardita,, attuando un teatro di ricerca e di contenuti che risulta comprensibilissimo pur nella sua elevata e non facile creazione, frutto di lunghi studi, prove e tentativi pregressi, sfociati in questa abile pièce.
 

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