Applausi per Isabelle Huppert in “Elle”: tenera, drammatica, dolce e ironica “perversa polimorfa” Cinema 26 Marzo 201727 Marzo 2017 di Romolo Ricapito E’ partito molto bene al box office italano Elle, diretto da Paul Verhoeven , grazie anche al buon battage pubblicitario antecedente l’assegnazione degli Oscar ai quale l’attrice principale, Isabelle Huppert, era candidata come miglore protagonista femminile. Lo stupro di Michelle (Huppert) attuato da uno sconosciuto mascherato nella lussuosa residenza della donna, che dirige un’azienda produttrice di videogiochi, è il motore di una trama affascinante nella sua complessità e nelle caratterizzazione di svariati personaggi, tutti interessanti ed estremamente sfaccettati. Michelle reagisce all’odioso atto con calma, non denunciando alla polizia l’accaduto ma confidandosi più avanti con alcuni personaggi a lei più vicini durante una cena. Perché questa decisione? Vedremo che l’imprenditrice è eterodiretta da un mostruoso retaggio del passato, che la vide testimone di una strage con ben 27 omicidi. Strage consumata dal padre, detenuto all’ergastolo e ormai decrepito, mentre la genitrice, una donna affascinante nella sua decadente sensualità, intrattiene sesso con vari gigolò. Michelle infine è in conflitto con la nuora, incinta, alla quale rimprovera di appoggiarsi sul suo denaro. L’opera pur trattando argomenti drammatici e al limite del paradosso si mantiene sul versante della commedia, con situazioni- limite che vedono protagonisti i più svariati caratteri: l’attuale compagna di un ex, un calvo laido partner di sesso, un figlio suggestionabile e immaturo, un ex marito scrittore fallito, una vicina bigotta, il marito di quest’ultima che Michelle spia perché attratta dalla sua virilità. Nel gestire le complessità del presente e del passato, il personaggio principale rivela una sorta di psicologia che la vede di volta in volta, vittima, artefice dell’azione, provocatrice, sadica, madre amorevole . Il disamore si attua principalmente con la figura materna, vista come castrante . Tale personaggio è però dolente e simpatico nella sua ingenuità da finta svampita. L’olandese Verhoeven dirige con mano lieve, a volte dando schiaffi alla platea perché calca la mano all’interno della psicologia, o della psicopatia della trama. Che da commedia passa al thriller, deviando verso situazioni erotiche trasgressive e se non indecenti, certamente cervellotiche. Tale indirizzo ha causato l’esclusione di Elle, secondo il regista, da altre categorie agli Oscar 2017 e per questo anche la pellicola è stata boicottata negli Usa che quest’anno hanno preferito evidenziare ai vertici della critica un cinema edulcorato, quello di La La Land, o con attori di colore come “risarcimento” per forme di razzismo velate (e non) rispetto agli anni passati. Il razzismo dunque si è spostato contro i film europei, colpevoli di essere troppi raffinati, dalle trame indigeste al popolo stelle e strisce, patatine e pop corn. La Huppert è la perfetta vestale di questa forma di cinema, artistica e meno suggestionata, o spinta, dal budget. In primis perché la mattatrice con i suoi 64 anni è veramente incredibile : interpreta un personaggio con molti anni di meno, tanto che al telefono, rifiutandosi a un amante, dichiara: “non posso fare sesso stasera, ho le mie cose”. E poi affronta un coacervo di emozioni e di definizioni (tenera, dura, spietata, ironica, sprovveduta, intelligente, sensuale, patetica e intrigante) riuscendo sempre credibile e coinvolgente. La Huppert ha ottenuto comunque il Golden Globe. Ma vediamo brevemente gli altri interpreti. Judith Magre, 90 anni, è la stupefacente madre, davvero rassomigliante a una nostra attrice del passato: Clara Calamai. Laurent Lafitte è il vicino “piacione”, oggetto delle fantasie sessuali di Michelle. Jonas Bluquet è il figlio, vincitore di un premio César per la migliore promessa maschile del cinema d’oltralpe. Pubblicato il: 26 Mar 2017 alle 10 : 44