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Cinema. Giusto denunciare le malefatte dei colleghi ormai deceduti?

di Romolo Ricapito

Catherine Spaak ha dichiarato all’interno del programma Vieni da Me su Rai Uno di essere stata vittima di bullismo sul set di un film (“L’Armata Brancaleone”, diretto da Mario Monicelli ) da parte di tre colleghi più anziani, facendo anche un nome: Vittorio Gassman.

Dopo avere descritto in che cosa consisteva tale bullismo, ha però chiarito che il grande Mattatore  alla fine delle riprese le chiese scusa.
Al di là del fatto narrato dall’attrice, mi sono chiesto: è giusto rimproverare i colleghi morti da partner dei partner cinematografici ancora vivi?
Tippi Hedren ha fatto la stessa cosa riferendosi ad Alfred Hitchcock, che le rendeva la vita impossibile e tentò di farla cacciare dai registi con i quali la diva stava per  intraprendere nuovi film.
I casi sono tanti e troppi, per essere qui elencati.
Io credo non sia sbagliato parlare, denunciando le cose sgradevoli vissute sulla propria pelle e subite per colpa altrui, anche se l’avversario è ormai deceduto.
Questo perché abusi e bullismi, detto però  in generale, lasciano una ferita nell’anima di  chi li ha provati, come la fuoriuscita continua di un geyser.
13 settembre 2019

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