Ted Bundy-Fascino Criminale: descrive perfettamente il celebre serial killer ma senza compiacimenti da manualeù Cinema Cultura 11 Maggio 201911 Maggio 2019 di Romolo Ricapito E’ partito molto bene in Italia Ted Bundy- Fascino Criminale di Joe Berlinger, con Zac Efron nel ruolo principale, quello del serial killer più famoso d’America, Theodore Robert Bundy (1946-1989) che ebbe tra le sue caratteristiche anche quella di rappresentarsi come “avvocato” difensore di se stesso nei tribunali, dopo avere licenziato i legittimi legali accreditati. Il titolo italiano stride con quello statunitense, che, tradotto suona come Estremamente Malvagio, Scandalosamente Maligno e Vile. Il che dice tutto, mentre la dizione italiana vuole “suggerire ” come Bundy, che era esteticamente di bell’aspetto, riuscisse ad avvicinare le sue vittime (tutte donne giovanissime e in un caso, citato nella sceneggiatura, anche una bambina di 12 anni) grazie al fatto che fosse più che presentabile, educato e accattivante. Ma la sua malvagità si attesta con l’utilizzo di trucchi infami: fingendo di avere un braccio ingessato (ad esempio) si faceva aiutare da sconosciute malcapitate a caricare oggetti nella sua Volkswagen “Maggiolino ” bianca, per poi stordirle e dunque finirle. Non sempre le violentava: in una confraternita universitaria femminile compì una strage, ammazzando due studentesse sfondando loro il cranio con un ciocco di albero, ma due sopravvissero, seppure sfigurate e con gravi ferite al capo. In pratica ci troviamo dinanzi all’esegesi di un mostro. Che si spostava attraverso vari Stati (Colorado, Utah, Florida) generando orrore,evadendo di prigione più volte dopo l’arresto, etc.. Il film mostra Zac Efron ben calato nei panni del pluriomicida e l’interpretazione dell’attore ebreo. americano è stata lodata all’unanimità. La sceneggiatura però non propone mostruosità di sorta, non facendoci vedere gli omicidi, ma piuttosto indagando la storia giudiziaria di Bundy e quella privata. Il tutto è basato sul libro della fidanzata The Phantom Prince (Il principe Fantasma, titolo che dice tutto) La Mia Vita con Ted Bundy. Chi vi legge ha letto però la biografia di Anne Rule, un’amica di Ted Bundy, dal titolo Un’Estraneo al Mio Fiancoalla quale vi rimandiamo perché molto più precisa. Ritornando al tema, l’opera in questione è un dramma.. .poco drammatico con riferimento al contesto , di non grande budget e che però grazie all’interpretazione di Efron ( è anche uno dei produttori) si impone all’attenzione. Va detto che negli Usa il film è stato acquistato dalla piattaforma Netflix dalla quale è trasmesso in contemporanea con l’Italia (che lo mostra solo nei cinema). La distribuzione in poche sale americane ricomincerà a ottobre, giusto per essere in regola con eventuali nomination che per essere effettive devono comprendere pellicole proiettate nei tradizionali teatri. Il film su Bundy pone anche l’accento, sia pure come solo accenno, alla stupidità di alcune giovani donne che, attratte dal fascino criminale del soggetto, affollavano i tribunali sognando una storia d’amore con esso e credendo nella sua innocenza. La raffigurazione palese di ciò avviene col personaggio di Carole Ann Boone interpretato da Katia Scodelario, una ragazza della quale Bundy si serve per gestire i rapporti con l’esterno, mentre è in prigione, una volta abbandonato da Liz Kendall, interpretata da Lily Collins. La Boone rimarrà incinta del criminale dopo esserne stata abbindolata. Di pari passo, si dà importanza ai turbamenti di Liz, la quale non sa rinunciare alla figura di Bundy (psicologicamente) nonostante se ne sia allontanata con consapevolezza e pare lungi dall’affezionarsi a un sincero, disinteressato e amorevole amico, Jerry Thomson, però troppo “grasso” e dunque privo del fascino del torbido Ted. Il “ciccione” è interpretato niente meno che da Haley Joe Osment (31 anni) l’ex bambino de Il Sesto Senso. Ma c’è anche una parte di contorno per il veterano John Malkovich nel ruolo del giudice Edward Cowart che, dotato di spiccato sense of humour allo scopo di alleggerire la tensione del processo, condannerà Bundy. E’ interessante l’inserimento finale di filmati originali che mostrano il vero “mostro” in interviste o nelle stesse scene di repertorio poi riprodotte dal film. Il fascino del’opera sta nel non riproporre e mostrare gli atti malvagi, ma indagando come accennato le caratteristiche del serial killer a livello psicologico, ovvero un estroverso “piacione” con una capacità di comunicazione apparentemente accattivante, ma che nascondeva una straordinaria abilità manipolatoria e una crudeltà senza pari. Bundy infatti, condannato alla sedia elettrica, confessò soltanto verso la fine 30 omicidi, ma ne commise in realtà molti di più. Colpì, come si legge nel libro di Ann Rule, anche in Stati come l’Idaho o finanche nelle vicinanze della sua prima abitazione, quand’era ancora ragazzino (la vittima una piccola vicina di casa) ma tali empietà non hanno potuto essere mai provate, assieme a tantissime altri delitti , pur se portavano a un solo probabile assassino: Ted Bundy.