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Nidal al-Waheid e Haitham Abdelwahed simbolo della libertà si stampa negata dagli stati accentratori.

di Cinzia Santoro

Libertà di stampa e la deriva destrorsa nel mondo, gli Stati e le altre forze politiche stanno svolgendo un ruolo sempre minore nella protezione della libertà di stampa. La giornata mondiale della libertà di stampa ricorre il 3 maggio, quest’anno i rigurgiti fascisti della censura perpetrata nel mondo e nel nostro paese dai governi di destra, hanno segnato un aumento della pressione da parte dello Stato o di altri attori politici.  Ma se l’Italia perde cinque posizioni, gli altri paesi nel mondo non godono di una situazione ottimale nel garantire la migliore informazione giornalistica e l’autonomia dei media.

carta geografica - paesi percentuale libertà di stampa
World Press Freedom Index 2024

L’Indice della libertà di stampa è una classifica annuale di nazioni compilata e pubblicata da Reporter senza frontiere che si basa sulla valutazione dell’Organizzazione delle testimonianze relative alla libertà di stampa delle nazioni nell’anno precedente riguardante  cinque fattori: contesto politico, quadro giuridico, contesto economico, contesto socioculturale e sicurezza. L’indice intende riflettere il grado di libertà che i giornalisti, le nuove organizzazioni e i netizen hanno nei rispettivi paesi, e gli sforzi compiuti dalle autorità per rispettare tale libertà.

Anne Bocandé direttrice editoriale della RSF ha dichiarato: “Mentre più della metà della popolazione mondiale si recherà alle urne nel 2024, RSF mette in guardia da una tendenza preoccupante rivelata dal World Press Freedom Index 2024: un calo dell’indicatore politico, uno dei cinque indicatori dettagliati nell’indice. Gli Stati e le altre forze politiche stanno svolgendo un ruolo sempre minore nella protezione della libertà di stampa. Questa perdita di potere a volte va di pari passo con azioni più ostili che minano il ruolo dei giornalisti o addirittura strumentalizzano i media attraverso campagne di molestie o disinformazione. Il giornalismo degno di questo nome lo è, al contrario”.

L’uso dell’intelligenza artificiale generativa, i deepfake utilizzati nella disinformazione per scopi politici , l’acquisizione dell’ecosistema mediatico, sia attraverso media di proprietà statale che attraverso media di proprietà privata da parte di uomini d’affari alleati con i governi,le  campagne di propaganda dei gruppi politici fanno da catalizzatore per la censura di stato alla  libertà dei media.

Nel 2024 l’Europa rimane l’unica regione a includere paesi classificati come buoni anche se situazioni evidenzia  situazioni critiche in nazioni come la Grecia, che ha ottenuto il peggior risultato in Europa classificandosi 88°preceduta dall’Ungheria e dalla Polonia, sollevando  preoccupazioni serie.

La Norvegia,la Danimarca e la Svezia occupano il podio  del World Press Freedom Index 2024,  E bisogna scorrere la classifica e scendere fino al 46° posto per trovare l’Italia. Meglio fanno Tonga, Fiji e Slovenia. L’Eritrea scende all’ultima posizione, superando la Corea del Nord. Afghanistan e Siria figurano tra coloro che hanno subito cali significativi, con questo martoriato paese tra gli ultimi 10 paesi insieme a Cina, Iran e Corea del Nord.

Secondo il World Press Freedom Index del 2023, la situazione è molto seria in 31 paesi, difficile in 42, problematica in 55, e buona o soddisfacente in 52 paesi. In poche  parole, l’ambiente per il giornalismo indipendente è  ostile  in sette paesi su dieci. Argentina,  Nigeria, Mali, Burkina Faso, Niger e Turchia continuano a stringere la presa sui media e a ostacolare il lavoro dei giornalisti.

La regione del Maghreb-Medio Oriente è quella con la situazione peggiore nell’indice mondiale sulla libertà di stampa del 2024. Nell’ultimo anno, i governi di tutta la regione hanno tentato di controllare e limitare i media attraverso la violenza, gli arresti e le leggi draconiane, aggravati dalla sistematica impunità per i crimini di violenza contro i giornalisti.

A livello internazionale, la  mancanza di volontà politica  di far rispettare i principi di protezione dei giornalisti, si è manifestata nella guerra a Gaza, segnata da un numero record di di violazioni contro giornalisti e media dall’ottobre 2023. Più di 100 reporter palestinesi sono stati uccisi dalle forze di difesa israeliane, di cui almeno 22 nel corso del loro lavoro.

Occupata e sotto costante bombardamento israeliano, la Palestina è al 157° posto su 180 paesi e territori esaminati nel World Press Freedom Index 2024, ma è classificata tra gli ultimi 10 per quanto riguarda la sicurezza dei giornalisti.

E sono i giornalisti a pagarne le conseguenze, subendo la censura, gli arresti indiscriminati, le torture, i rapimenti e la morte. Tra tutte le giornaliste e i giornalisti che sono stati vittime quest’anno della violenza contro i media ricordiamo  la storia di due giovani colleghi giornalisti poco più che trentenni che ha visto Amnesty International occuparsi della loro situazione difficile.

Nidal al-Waheidi 25 anni e Haitham Abdelwahed  31,  sono giornalisti per dei canali d’informazione indipendenti della Striscia di Gaza occupata. Lo scorso 7 ottobre stavano documentando l’attacco guidato da Hamas in territorio israeliano quando sono stati arrestati. Da allora, le autorità israeliane si rifiutano di rivelare le ragioni del loro arresto e il luogo in cui sono detenuti, in grave violazione dei diritti di informazione  affidabile,  indipendente e diversificata, nonché di violazione dei diritti umani. Sparire nella Striscia di Gaza è un pericolo costante che i giornalisti devono affrontare da anni. Sono più di  800 le segnalazioni di persone scomparse nella Striscia di Gaza occupata solo dal 7 ottobre all’11 dicembre, ma il numero potrebbe essere molto più alto. Chi è stato scarcerato ha denunciato gravi maltrattamenti. Casi di tortura, umiliazioni e trattamenti degradanti sono stati ampiamente condivisi online. Anche Nidal e Haitham, in questo momento, potrebbero essere torturati. Amnesty International ha sottoscritto un appello alle autorità israeliane affinché facciamo luce sulla sorte dei due giornalisti. Di seguito l’appello:

Nidal al-Waheidi 25 anni e Haitham Abdelwahed  31,

Gentile Brig. Gen. Yifat Tomer-Yerushalmi,

 Le scrivo per esprimere la mia grave preoccupazione per la sparizione forzata di Nidal al-Waheidi e Haitham Abdelwahed, due giornalisti della Striscia di Gaza occupata di cui non si hanno notizie dal 7 ottobre 2023. Il loro arresto è stato ampiamente documentato quel giorno, mentre stavano seguendo gli attacchi di Hamas dal varco di Beit Hanoun/Erez.

Il 22 ottobre e il 2 novembre, sei organizzazioni per i diritti umani con sede in Israele hanno presentato due petizioni urgenti alla Corte suprema chiedendo che venissero fornite informazioni su centinaia di palestinesi della Striscia di Gaza occupata detenuti in Israele, compresi i due giornalisti, e sulle basi legali della loro detenzione e sollecitando la scarcerazione di quelli detenuti illegalmente.

Trascorsi due mesi e mezzo dalla scomparsa dei due giornalisti, le loro famiglie, i loro colleghi e amici, la maggior parte dei quali vivono nella Striscia di Gaza assediata, tra incessanti bombardamenti israeliani e frequenti blackout delle comunicazioni, non stanno ricevendo alcuna informazione dalle autorità israeliane, nemmeno la conferma che sono ancora in vita.

I timori delle famiglie sono esacerbati dalla conferma, fornita dall’esercito israeliano nel novembre 2023, che due lavoratori della Striscia di Gaza erano morti mentre erano in custodia dei militari israeliani. Il 18 dicembre, l’esercito israeliano ha riferito al quotidiano israeliano “Haaretz” che “un certo numero” di detenuti della Striscia di Gaza era morto in carcere presso le strutture detentive militari dell’aeroporto di Beersheba, noto anche come Sdeh Teyman, dove centinaia di palestinesi di Gaza sono trattenuti in condizioni che violano il divieto di tortura e di altri maltrattamenti.

Alla luce delle strazianti testimonianze di torture e di altri maltrattamenti rese note da detenuti scarcerati e dell’incertezza e dell’angoscia che vivono le famiglie dei due giornalisti, La esorto a rendere immediatamente noto dove si trovano Nidal al-Waheidi e Haitham Abdelwahed, a spiegare le basi legali della loro detenzione, a garantire loro un trattamento umano, compreso l’accesso alle cure mediche e la protezione dalla tortura e da altri maltrattamenti, e concedere loro di incontrare gli avvocati nominati dalle loro famiglie.

Distinti saluti

Amnesty International Italia

 A tutt’oggi l’appello è rimasto inascoltato.

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