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Marilena Bonomo un esempio  per gli imprenditori Culturali in Bari

Marilena Bonomo

di Piero Fabris

Nel mio girovagare soffiamo sulla memoria della città di Bari, intervistando operatori culturali e  artisti  mi sono imbattuto in un nome che è quello di Marilena Bonomo. Un punto di riferimento per tutti per la sua capacità d’Ascolto e intraprendenza. Mi sono così divertito a immaginare un’intervista a un artista da lei scoperto e valorizzato che poi è il simbolo e la sintesi della sua personalità unica e determinata. Il primo a parlarmi di Marilena Bonomo fu un artista statunitense attempato che insieme alla moglie passeggiava per la città. Mi disse di aver incontrato la coppia Bonomo, il professor Lorenzo luminare di fama mondiale per l’Immunologia Clinica, le Malattie reumatiche e l’Immunoterapia e la dottoressa in lettere e filosofia Maria Maddalena Macario, da tutti conosciuta come Marilena, giunti negli USA nei primi anni cinquanta.  Aveva incontrato Marilena quando era ancora un artista sconosciuto al Dallas Museum of Art. Di lei ricordava l’entusiasmo con il quale trasmetteva la passione per l’arte, l’arte degli uomini e per gli uomini. Disse: “Poche persone sanno ascoltare facendoti immaginare un percorso senza confini! Quando parlavi con lei ti sentivi capito, accolto. Era una donna sempre alla ricerca di linguaggi artistici nuovi, quelli che meglio corrispondono al nostro sentire, al nostro essere nel nostro tempo”.

Bonomo
Foto di gruppo all’interno della galleria BONOMO. scattata da Beppe Gernone

E io incuriosito domandai: “Come mai a Bari?”.

“Quando ci diedero notizia che a Bari le avrebbero intitolato uno spazio verde ne fummo felici. Non potevamo esserci per l’inaugurazione, ma ci ripromettemmo che appena giunti in Italia avremmo fatto di tutto per venire a Bari. È grazie a lei se conosciamo questa città!”

Gli chiesi: “In che senso?”

E lui: “Quando si parlava di Italia, noi immaginavamo Roma, Firenze, Venezia: le città dell’Arte o quelle vivaci come Milano, Torino. Bari non faceva parte del nostro immaginario, figuriamoci dei nostri itinerari. Quando mi disse di essere di Bari, le chiesi: Ma dove è Bari? E lei sorrise! Tutti le chiedevano: But where is Bari? E, divenne in un certo senso un tormentone sul quale si ironizzava”.

Giardino Bonomo-inaugurazione- Sindaco Decaro
Giardino Bonomo-inaugurazione- Sindaco Decaro

La prima sensazione che attraversò la mia mente mentre lo ascoltavo fu di stupore. Mi colpì con quanta stima, affetto e nostalgia quell’uomo parlasse di lei. Ha portato il nome della città lontano! Ha fatto di Bari il salotto di una sensibilità artistica nuova per la città. Oggi di una personalità come la sua si sente il vuoto.  Un’anziana signora sentì i nostri discorsi e si inserì nella conversazione. Lei, il giorno dell’ intitolazione del giardino di piazza IV Novembre alla gallerista Marilena Bonomo, quel 20 marzo 2017 alle ore 11,00 era presente. Vi era il Sindaco, l’Assessore e tra i tanti convenuti, oltre al professor Lorenzo Bonomo, a Valentina, Alessandra e Magda Bonomo e agli artisti, tra le più entusiaste promotrici di quella iniziativa, vi era Micaela Paparella, legata a Marilena da una lunga e profonda amicizia familiare.   L’anziana con il bastone che sembrava portasse più per vezzo che per necessità ci squadrò e imperiosa precisò: “La nostra Micaela è la Presidente del nostro Municipio.” Rimanemmo perplessi davanti all’energica anziana che provvide a informarci che Micaela Paparella è ora consigliera comunale con l’incarico di attendere alle politiche di valorizzazione del patrimonio culturale cittadino.  L’informatissima anziana ci tenne a farci sapere che grazie a Micaela Paparella in via Dalmazia 58 era stata apposta una targa che indicava la casa natale di Pino Pascali e con aria piccata sottolineò altre iniziative di quella che, nella sua testa, era rimasta la presidente del municipio n° 1. Ci disse dell’impegno di Micaela ed evidenzio’ alcune sue iniziative come: le celebrazioni, il 16 gennaio, del compleanno del musicista e compositore Nicolò Piccinni , la proposta per collocare nell’ area della ex caserma Rossani un’opera pubblica dal titolo La Carboniera dell’ artista greco Jannis Kounellis, la street art per la rigenerazione creativa delle  periferie  con progetto QM Quartiere Museo San Paolo  e si ricordò, persino del suo impegno, insieme all’ associazione femminile Soroptimist International, per il restauro dell’ ultimo esemplare esistente della cisterna cinquecentesca della duchessa di Bari e regina di Polonia Bona Sforza. Sollevò il bastone e lo fece roteare come se fosse una bacchetta magica e, invitò a soffermarci sulle facciate dei palazzotti in stile liberty.

Marilena Bonomo

Ci lasciò farfugliando qualcosa del tipo: “Bari non è solo focaccia e popizze”. La vedemmo dissolversi tra i raggi di sole del cielo terso. La coppia statunitense sorridendo esclamò: “Bari è sempre stata una città accogliente, la sua gente è solare!”. L’artista statunitense raccontò di essere giunto in Italia nei primi anni settanta su invito a esporre di Marilena Bonomo che da poco aveva aperto la propria galleria d’Arte Contemporanea a Bari, in via Nicolò dell’Arca n°19. L’uomo sembrò frugare nella nostalgia di un tempo che nei suoi ricordi continuava a rimanere effervescente. Disse: “La galleria fu aperta nel 1971, era al primo piano di una via centrale. Tra quei muri era facile sentirsi avvolti da magiche atmosfere. Con Marilena Bonomo si dialogava, progettava, collaborava e, anche litigava. Si facevano progetti. Marilena Bonomo era una donna solare, gentile. Era una donna accogliente con un sorriso magnetico ed eleganza nei modi. Marilena Bonomo fece di quella galleria il punto d’approdo e di partenza d’artisti di spessore. Bari era il crocevia per porti come: Atene, Amsterdam, New York. Una donna che seppe essere un’onda dolcemente impetuosa per i pugliesi con le sue esposizioni fuori dei canoni tradizionali. Le sue mostre erano un incanto d’opere dai linguaggi inediti per una terra ancora rinchiusa in forme espressive ed estetiche da fine ottocento. Marilena viaggiava. Era una tumultuosa esploratrice degli oceani dell’Arte. Sapeva riconoscere i talenti degli artisti e li invitava ad esporre. Una donna illuminata e lungimirante che ha saputo fare di Bari una PIAZZA d’INCONTRI, di dialogo con le avanguardie artistiche e le giovani generazioni assetate di novità e d’orizzonti più ampi. Con lei si saliva su una scogliera d’artisti di primo piano. Certamente con il suo impegno ha fatto scuola. È riuscita a diffondere, seminare un’Arte decisamente difficile per chi conosceva solo i quadri del De Nittis. Sapeva vedere, capire e soprattutto ASCOLTARE. Immaginava percorsi. Con lei i giovani cominciarono a interessarsi all’arte minimalista, all’arte povera, a quella concettuale. Con lei si sognava! Grazie alla sua intraprendenza per Bari passarono personalità artistiche come: Barry, Bochner, Boetti, Buren, Darboven, Dibbets, Fabro, Huebler, Lewitt, Paolini, Ryman, Weiner… Per gli artisti era un’amica, li andava a trovare nei loro studi e parlava con essi con determinazione. E’ grazie al rispetto per l’arte e alle sue visioni lungimiranti se Sol Lewitt realizzò il Wall Drawing nella Sala Murat.  Aveva una sensibilità artistica più unica che rara, fece realizzare a Bari l’istallazione di sculture I DORMIENTI di Mimmo Paladino, con musiche di Brian Eno, presso il fortino Sant’Antonio.  Un’operatrice culturale che sapeva riaffermare e valorizzare la centralità delle periferie con naturalezza. Del suo modo di essere e operare tutti sentono la mancanza. Era una gallerista appassionata differente dalla maggior parte dei mercanti d’Arte, preoccupati di appendere al muro le opere e venderle, per Marilena dietro ogni opera vi era una storia, vi era umanità con la quale istaurare relazioni, sodalizi autentici, i soli che producono idee geniali. È stata una esponente di spicco della vita culturale barese. Con il suo impegno ha seminato il futuro!  Marilena Bonomo è scomparsa il 26 agosto del 2014. Di lei e del suo impegno rimangono moltissime foto, molte di Beppe Gernone e un archivio di locandine, pieghevoli, libri, cataloghi, inviti, cartoline insomma un fondo di memorie che le figlie Valentina, Alessandra e Magda hanno donato alla Galleria d’Arte Moderna di Roma dove nella capitale continuano l’impegno della loro madre, una donna che molto ha dato ai cittadini orfani di un’instancabile ambasciatrice del nuovo che sa farci incontrare e ritrovare l’anima che sfida le tempeste specchiandosi in panoramiche del cuore sincero.  

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