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One Billion Rising. Una danza per dire no alla violenza sulle donne

1 billion rising evolution

di Cinzia Santoro

Nel 2012 Eve Ensler, drammaturga e attivista nota per la sua opera teatrale The Vagina Monologues dà il via alla campagna One Billion Rising, in risposta alle dichiarazioni misogine sullo stupro legittimo da parte del deputato del Missouri Todd Akin.

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Il riferimento al “billion” riguarda la statistica delle Nazioni Unite secondo cui una donna su tre sarà violentata o picchiata nel corso della sua vita, dando vita al miliardo di donne violate.
Eve Ensler realizza la più grande azione globale di massa per porre fine alla violenza contro le donne, con decine di migliaia di eventi organizzati.  L’anno successivo la cantautrice Tena Clark produce un video musicale intitolato “Break the Chain”, per accompagnare la campagna. La campagna cresce ogni anno e coinvolge migliaia di donne e uomini in tutto il mondo che danzano al ritmo di Break the Chain che chiedono di fermare la violenza sulle donne e sulle bambine.

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“La campagna di quest’anno intensificherà le azioni collettive degli attivisti in tutto il mondo e amplificherà la loro richiesta di cambiamenti sistematici verso la fine della violenza contro donne e bambini una volta per tutte” ha affermato la direttrice globale di OBR Monique Wilson.


E il 14 febbraio 2024 milioni di donne, uomini, bambine hanno danzato chiedendo più azioni per l’eliminazione della violenza di genere. E per l’undicesimo anno anche a Martina Franca, si è svolto il One Billion Rising 2024, organizzato dal Centro Antiviolenza Rompiamo il Silenzio, in collaborazione con la Commissione Pari Opportunità ,  l’Arcallegra, il Liceo Tito Livio, l’Istituto Comprensivo Giovanni XXIII, la Butterfly Dance Academy e il Collettivo studentesco 080.
La Responsabile del Centro Antiviolenza Paola Cellamare ha dichiarato: ” In tutto il mondo da undici anni, il 14 febbraio non è San Valentino ma la più grande mobilitazione a tempo di musica per dire no alla violenza sulle donne 
Grazie a Eva Ensler che ha generato questa idea di di flash mob nelle piazze, stasera balleremo per la libertà delle donne. Lasciatemi dire due parole sui tempi che stiamo vivendo. È di ieri la pubblicazione dei dati di una ricerca condotta da Save the children in collaborazione con Ipsos su come vengono vissute le relazioni sentimentali nell’adolescenza. Il report che ha riguardato 800 ragazze e ragazzi tra i 14 e i 18 anni è disarmante.
Il 29 % degli adolescenti pensa che le ragazze possono contribuire a provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestirsi e comportarsi.
Il 17% pensa che può succedere che in una relazione intima scappi uno schiaffo ogni tanto.
Il 30% pensa che la gelosia sia un segno d’amore così come condividere le password dei dispositivi e dei social.

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Il 21% ritiene sia addirittura una prova d’amore e il 26% che sia legittimo chiedere al partner di rinunciare a certe amicizie.
Il 70% degli adolescenti ritiene che le ragazze siano più portate a piangere rispetto ai maschi.
E l’unanimità si raggiunge con il diktat che afferma che i ragazzi non piangono mai e non mostrano le loro fragilità . 

E ancora dalle risposte viene fuori che le relazioni di intimità siano luogo di sacrificio”.


È un quadro aberrante quello di cui ci parla la dottoressa Paola Cellamare, uno spaccato sociale in cui si normalizza la violenza, il controllo è scambiato per amore e la fiducia per mancanza di interesse. Tutto riconducibile all’educazione che i giovani ricevono in famiglia, nelle scuole e nella società,  educazione impregnata della cultura di matrice patriarcale che enfatizza fin dall’infanzia i canoni della femminilità passiva e infantile e quelli della mascolinità aggressiva e controllante, base della violenza di genere. Invece è necessario ribadire ancora una volta che chi agisce violenza è l’unico responsabile, che l’amore non limita la libertà.
E sarebbe giusto poter affermare che tutto questo è solo un fenomeno residuale ma nella realtà dobbiamo prendere coscienza che la violenza di genere è trasversale, strisciante e presente oggi più che mai.

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