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Il “FOTOGRAMMA” e la fotografia come modo di comunicare e interpretare la realtà

foto di Sergio Leonardi

di Piero Fabris

Nei ricordi di molti fotografi baresi il nome de “IL FOTOGRAMMA” presto diventato “ARCHIVIO FOTOGRAFICO FOTOGRAMMA” torna spesso con un pizzico di nostalgia per i tempi in cui rullino fotografico, la camera oscura, certo bianco/Nero e le diapositive erano una realtà diffusa. Nell’immaginario metropolitano Nicola Amato e Sergio Leonardi hanno rappresentato la giovane intraprendenza levantina che sa fare di necessità virtù, sapendo cogliere i bisogni di una città assetata di Servizi e cultura. Si parla di loro come se fossero ancora ventenni, in sella a biciclette, sempre pronti a percorrere nel minor tempo possibile tragitti impegnativi della città per raccogliere rullini da studi fotografici. Si racconta che i due, con naturalezza e immediatezza riuscissero a trovare soluzioni ai servizi fotografici di molti. Il FOTOGRAMMA era considerato un laboratorio di sperimentazione e innovazione. Verso la fine degli anni ‘70 il loro studiolo era un bugigattolo sito in via indipendenza n° 75 e quando nell’agosto del 1980 decisero di trasferirsi in via Sagarriga Visconti 42, continuarono a essere un punto di riferimento per quanti erano alla ricerca del miglior risultato di stampa che meglio imprimesse emozioni. Erano in tanti ad affidar i propri scatti ancora in fasce, perché li sviluppassero e stampassero, cosa che non passò inosservata nemmeno a case editrici come Flammarion, Electa, De Agostini, Mondadori, le quali, piuttosto che mandare in Puglia dei loro inviati, si rivolgevano a loro per realizzare reportage di qualità: Nicola e Sergio, uno più artista l’altro più tecnico! Due sensibilità complementari! L’istinto iniziale che li aveva portati a investigare la Puglia con il ritmo lento e attento, tipico del viaggiatore piuttosto che del turista frettoloso, li trasformò in esploratori del dimenticato.

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Una passione che divenne viaggio continuo alla scoperta di paesaggi dai colori meravigliosi di una terra selvaggia; paesi riservati poco propensi a svelare le proprie belle facciate, nascoste nei vicoli stretti ai margini dei grandi flussi escursionistici e cippi di pietra cancellati, lasciati come carcasse ai margini del sapere. Con il loro lavoro, immortalandoli con meticolosità dovuta gli hanno restituito il valore che meritano.  Il loro amore per la ricerca, per i fatti della storia affinò le loro ottiche, li trasformò in professionisti nel inquadrare con spontaneità i sentieri perduti, asfaltati dal desiderio di chi attraversa il pianeta con i paraocchi. Oggi tutto quel lavoro è da considerarsi una fonte documentale del come eravamo: costumi, arredamenti, personaggi e ambienti che nel tempo sono mutati o passati a miglior vita; un patrimonio urbano e umano che consente di cogliere atmosfere dagli angoli consumati e suggestioni ingiallite. Le loro fatiche di artisti della luce si completavano e rinnovavano continuamente e, mentre Nicola Amato si occupava dei progetti con estrosità, Sergio Leonardi guardava ai nuovi materiali fotografici, alle carte su cui stampare, ai procedimenti di digitalizzazione per meglio rispondere alle esigenze del proprio tempo. Col passare degli anni, il Leonardi, grazie a tutta l’esperienza accumulata attorno ai materiali fotografici, alle antiche tecniche di stampa e all’autentica passione per la Storia, ha acquisito una tal competenza in materia da essere richiesto come consulente da molti enti.  Queste due ricettività dell’inedito luminoso, questi ricercatori del nuovo che avanza e smantella strumenti oramai obsoleti per visioni profonde, così diverse da banali illustrazioni da cartolina sono riusciti a realizzare esperienze fotografiche di tutto rispetto. I due, mettendo a fuoco il nuovo, si accorgevano del processo lento, ma preoccupante che è l’eclissi della Memoria. 

Quante lastre fotografiche Sergio Leonardi ha trovato sulle bancarelle come oggetti ingombranti! Quanti negativi ha visto sui carretti dei rigattieri rischiare di dissolversi nelle spire dell’oblio. E ancora quanti e quali sono i nomi dei pionieri della fotografia a Bari? Sappiamo che la data di nascita della fotografia è il 19 agosto 1839, nel capoluogo pugliese i primi atelier fotografici, ma dovremmo parlare di dagherrotipi, furono aperti intorno al 1854 da Melchiorre Falardi e Antonio Bachmann, prima ancora degli Antonelli che aprirono il loro nel 1883. Quanta storia abbiamo smarrito tra la presunzione di certi improvvisati Maestri? È grazie a ricercatori come Sergio Leonardi, alla sua sete di onestà intellettuale se tante notizie sulla fotografia della nostra regione, la Puglia, non si sono perse. È lui l’autore del libro: LA FOTOGRAFIA DELL’OTTOCENTO A BARI (Edizioni ADDA 1997) col quale non solo ha fatto un grande omaggio alla città, ma ha restituito dignità a tanti fotografi, che l’hanno ritratta e consegnata ai posteri in tutto il suo fascino. Con i suoi obiettivi Sergio Leonardi riesce a fare della fotografia un mezzo per vedere, un modo di comunicare, di interpretare la realtà che non è riprodurla, quanto interpretarla, andare oltre.  Il suo desiderio di trasmettere, di valorizzare è sempre vivo. Oggi è docente presso un istituto dove si insegna fotografia, continua fotografare e a interessarsi di conservazione del patrimonio fotografico, forse è vero è rimasto insieme a Nicola un ventenne entusiasta del mondo in una fotocamera da portare sulle spalle come eredità per imparare a rispettare il pianeta con le orme della saggezza.

 Breve biografia artistica di Sergio Leonardi

Sergio Leonardi - fotografia

Fotografo e videomaker con oltre 240 pubblicazioni all’attivo, video e documentari. Fondatore nel 1980 dell’AFF (Archivio Fotografico Fotogramma), storico della fotografia, esperto in digitalizzazione di materiali fotografici e cinematografici storici, consulente del Ministero Beni Culturali per progetti di digitalizzazione di archivi, fondi fotografici e cinematografici storici, socio della Società Italiana per gli studi della Fotografia, presidente del Centro Studi Fotografia in Puglia, collaboratore de La Gazzetta del Mezzogiorno, docente di Laboratori di tecnologie e tecniche delle comunicazioni multimediali nella Scuola Superiore di Secondo Grado. 

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