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Fabio Ceraulo affascina col suo libro Falconera parlandoci della Sicilia del 1860

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di Fabia Tonazzi

Sicilia, 1860. A Falconera, una contrada di campagna immersa tra i pini, sul colle che sovrasta Castellammare del Golfo, la gente ha saputo dell’arrivo di Garibaldi, un evento che dovrebbe determinare il cambiamento epocale che i “galantuomini” della comunità attendono per capire da che parte schierarsi. Qui si intrecciano le vicende di vari personaggi, tra cui il ricco possidente don Faro, un uomo tormentato dai ricordi, gli arrivisti Francesco e Bartolomeo, l’umile famiglia Romano, la levatrice Francesca Galante, don Benedetto, il parroco impegnato a sfamare i poveri e l’avvocato Oliveri, di idee rivoluzionarie. Nella piccola comunità il passaggio dai Borbone ai Savoia e le nuove leggi alimenteranno dei contrasti, determinando un crescente malessere che coinvolgerà tutti quanti, senza distinzione di ceto sociale, trasformandolo presto in una polveriera pronta a esplodere.

Fabio, leggendo il primo capitolo del libro si evince cheil medico del paese è un personaggio che ama i sigari, talmente maleodoranti da scacciare persino le mosche”…

Questa associazione tra “cattivo odore” e “sigari” è un luogo comune o ci sono prove reali sull’esistenza del personaggio e della sua passione sui sigari? Quanto c’è di vero, quanto di inventato tra questi due aspetti? Sigari=persona incapace-vecchia-losca?

Il dottore che fuma il sigaro è una mia invenzione. Nella tradizione popolare, il fumatore di sigaro veniva spesso associato al malandrino che si dava arie mostrando un sigaro come simbolo di potere. Il cinema e la letteratura hanno fatto di questo una icona dolceamara, associando questa figura al mafioso o al ricco che fuma sigari in contrasto col poveraccio che non può permetterseli.

Rosario Schirò ed Emanuele Fresta: chi o cosa incarnano nel libro, quale realtà portano attraverso le loro azioni?

Nel diciannovesimo secolo, in situazioni di vita misera come quella di alcuni personaggi che vivono nella campagna, c’erano tanti giovanotti orfani e analfabeti che sopravvivevano grazie alla bontà di preti o qualche anima generosa. Molti di questi sbandati divennero briganti. I due ragazzotti, comunque, avranno un ruolo importante a un certo punto della narrazione, per motivi differenti.

“Ricordati che a iddi va il piacere, a nuatri fimmini il dispiacere” afferma la levatrice a Giovanna. La mammana dopo che Giovanna ha partorito esclama: “Fate entrare quella specie di maschio che è la fuori”.

E’ un’espressione usata ancora oggi in Sicilia, Fabio? Detti popolari, luoghi comuni o altro? Cosa vuol mettere in evidenza nel romanzo questa espressione?

“A loro, il piacere, a noi il dispiacere” è un’espressione tipica siciliana ma oggi non più molto usata, che era simbolica per capire come le donne fossero considerate (e si auto consideravano) soggette agli uomini. Detti come questo si trovano in tutto il romanzo e servono per rendere al meglio l’aspetto popolare della narrazione.

Don Faro è tra i personaggi in grado di avere una mentalità più illuminata, casualità o scelta dell’ autore Fabio Ceraulo? E’ tra le figure che fanno la differenza nella storia? Se si perché?

Una scelta che si è evoluta nel corso della stesura del libro. Don Faro nasce come grande proprietario terriero che all’inizio, assieme ai suoi “pari”, gioisce per le notizie sulle repressioni delle rivolte contadine susseguenti all’impresa di Garibaldi (su tutte, la rivolta di Bronte dove le truppe garibaldine fucilarono quattro poveracci rei di aver invaso le terre di un nobile inglese). In seguito, però, proprio per il suo tormento interiore che lo induce a riflettere di continuo su ciò che lo circonda, l’uomo cambierà atteggiamento e vedrà tutto con un occhio e una consapevolezza diversa, quasi sorprendente. Gli eventi, infatti, lo renderanno un personaggio dal carattere più umano rispetto ad altri signorotti del luogo.

Dove trovare il libro Falconera?

https://spazioculturalibri.it/prodotto/falconera/

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