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Una visita tra i tesori della villa di Tiberio

villa di Tiberio

di Maria Silvia Quaranta

L’Italia è una miniera di storia e arte, e tra queste vestigia merita di essere visitata la Villa e l’Antro di Tiberio e il Museo Nazionale Archeologico di Sperlonga (Latina), nella riviera di Ulisse.

Nel 2023 il museo festeggia i 60 anni (1963/2023), essendo nato 6 anni dopo il  ritrovamento di sculture del 1957, all’interno della grotta già conosciuta dalla popolazione locale.

La direttrice del Museo dott.ssa Cristiana Ruggini, durante le giornate di studio tenutesi a Sperlonga nel febbraio 2023 aveva ricordato come “nel 1957 i costruttori della strada litoranea fra Terracina e Gaeta furono protagonisti di una scoperta eccezionale….Lungo la via Flacca Valeria s’imbatterono in una serie di resti archeologici, identificati poi con la villa di Tiberio (imperatore dal 14 al 37 d.c.)”.  

La peculiarità di questo luogo sta proprio nella sua duplice veste di sito immerso nella natura e di museo scrigno dei ritrovamenti. Il visitatore può realmente fare un viaggio nella storia: scendendo per un pendio avvolto nella macchia mediterranea, si arriva ai resti della grande villa imperiale (con il suo porticato, il ginnasio, la cenatio), fino alle peschiere e alla grotta, un antro naturale che ospitava al suo interno gli imponenti e pregevoli gruppi scultorei raffiguranti le vicende di Ulisse, ora esposti al museo. L’invidiabile posizione della grotta, dove probabilmente si svolgevano i banchetti e le conversazioni conviviali,  permette di abbracciare con lo sguardo sia il Monte Circeo che le isole di Palmarola e Ponza. 

Tornando indietro per la stessa strada si accede poi al museo, che ha una sua storia. Infatti, dopo la scoperta, le condizioni estremamente delicate dei reperti rendevano indispensabile un delicato lavoro di restauro e catalogazione, e si decise che dovessero essere portati a Roma. Ma ciò incontrò l’opposizione degli abitanti di Sperlonga, timorosi di essere espropriati dei loro tesori, i quali diedero luogo ad una vera e propria mobilitazione generale strappando letteralmente i pezzi già pronti per partire dalle mani degli operai e riportandoli nella grotta.

Ciò indusse le autorità della soprintendenza  a considerare un’altra soluzione, che portò al progetto di costruzione del Museo. Mentre il ballatoio espone elementi dell’architettura romana e oggetti di vita quotidiana, nelle sue 3 sale sono stati abilmente sistemati i quattro grandi gruppi scultorei: “Il ratto del Palladio”, in cui Palladio viene rapito da Ulisse e Diomede; il “Gruppo del Pasquino”, dove Ulisse recupera e solleva il corpo di Achille dal campo di battaglia; il gruppo scultoreo dell’Accecamento di Polifemo, con i marmi originali e una proposta di ricostruzione; il monumentale Gruppo  di Scilla, il mostro marino scolpito nell’atto di assalire e soffocare con le sue spire i compagni di Ulisse e la sua nave tra Scilla e Cariddi. Sulla struttura laterale della nave è incisa la firma  degli ideatori del ciclo, gli scultori  Athanodoros, Agesandros e Polydoros, che Plinio il Vecchio menziona come autori del Gruppo del Laocoonte, esposto dal 1506 nei Musei Vaticani. Il percorso museale rappresenta un’Odissea in marmo, che testimonia la conoscenza di questo mito nell’arte antica.

 Tutto quello che è stato salvato e restaurato, ci può solo far immaginare come dovessero apparire in origine la villa ma soprattutto la grotta di Tiberio, trasformata in un paesaggio mitologico con i suoi quattro gruppi marmorei, destando meraviglia negli ospiti che vi entravano. Di questo fascino e mistero ne è tuttora rimasta traccia, riflettendosi nel visitatore che viene trasportato in quell’epoca di lusso e opulenza.

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