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Castello Svevo di Bari: Mostra Multimediale prima dell’apertura

Clelia Conte

di Clelia Conte

LUCA MERCURI -direttore regionale musei Puglia

Nessuno un tempo aveva pensato di poter varcare la soglia del meraviglioso castello Svevo (o in senso giusto: di Bona Sforza) di Bari per poter scoprire il ricco patrimonio riportato alla luce dalle aree archeologiche sotterranee. Finalmente quel giorno è quasi giunto e il 16 giugno data coincidente con le Giornate Europee dell’Archeologia sarà inaugurata la mostra. Il progetto prevede il riallestimento all’interno del castello per soddisfare i turisti e rendere giustizia ad una storia fino ad ora ignota ai cittadini baresi che si sono posti per anni la domanda : “Chissà cosa c’è dentro!?”

Lo scorso martedì è stato presentato un anteprima alla stampa dei prossimi eventi del castello in previsione di un giro multimediale nelle aree archeologiche sotterranee dove sono stati rinvenuti almeno 300 cassette di reperti archeologici oltre a ridare vita ad un insediamento di epoca bizantina che saranno spiegati anche in multimediale. Anche riguardo alla vita di personaggi storici come per esempio Bona Sforza, il cui contributo fu fondamentale per la trasformazione di Bari in un importante centro politico e culturale.

Luca Mercuri, direttore regionale musei Puglia, ha spiegato che il periodo di giugno sarà dedicato all’archeologia, mentre il mese di luglio sarà dedicato alla digitalizzazione del castello con le proiezioni multimediali. Nel mese di dicembre nel castello si allestirà una mostra con materiali non esposti ancora al pubblico. In genere conoscevamo il periodo rinascimentale di Bari e del castello; oggi, grazie agli scavi che hanno resuscitato un ricco materiale ancora da catalogare, potremo comprendere un’altra parte della storia.

Questo meticoloso lavoro è stato realizzato grazie ad un gruppo di esperti architetti ed archeologi che sono stati diretti dall’architetto Alessandra Mongelli che trasmettendoci la sua forte passione per il suo operato ci ha spiegato che nella parte nord dell’antico stabile saranno riutilizzate zone non accessibili in passato e che diverranno laboratori didattici. Gli scavi invece nella zona sotterranea bizantina, racconterà degli scambi della città con l’Oriente. La restituzione al pubblico delle meraviglie trovate nei tempi delle varie stratificazioni implica un lavoro certosino grazie ad uno staff di professionisti che hanno saputo sfruttare bene le risorse economiche a disposizione e per loro sarà raccontata la storia del castello in tutti i periodi in base alle stratificazioni (esempio quello degli scambi con l’Oriente dell’antico villaggio bizantino). Dal 2018 il castello diventa un vero e proprio museo con alla base un progetto scientifico, c’è ancora un filone da approfondire sulla natura storica ed è stato visto a proposito nella sala un frammento che parla di Pappagoda, castellano assolto da Bona Sforza con la rappresentazione dei santi taumaturghi; si trattava probabilmente di Sant’Antonio e San Nicola. Si sono scoperti inoltre dei reperti appartenenti ad altri siti che andranno studiati.

In una parte del castello un tempo non si poteva accedere perciò ora è fondamentale impegnarsi per portare alla luce tutto il materiale storico. La storia si può interpretare anche attraverso le stratificazioni dei muri e i cantieri aperti sono quattro di non di facile gestione: bisogna proteggere gli oggetti recuperati considerando l’alta percentuale di visitatori.

Appuntamento il 16 giugno per l’inaugurazione di questo sito archeologico fantastico.

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