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RIACE UN PAESE DI CALABRIA- documentario del 2016 proiettato a Martina Franca

di Cinzia Santoro
Ryaki, piccolo ruscello dal greco bizantino, un paese di 2300 anime dove il colore della pelle diventa opportunità di crescita, di conoscenza e di integrazione.
Riace, assunto agli onori della cronaca negli anni‘70 con i suoi due Bronzi, affonda le origini del suo nome nell’aramaico ruha (vento/respiro) e ake(luogo). Riace potrebbe leggersi come “Ruha-ake”, il posto del vento. Un dedalo di viuzze strette tra case abbandonate da decenni e di muri scrostati dal tempo. E’ il 1998 quando un veliero di profughi curdi sbarca sul litorale di Riace marina: giovani coppie, madri e bambini, ragazzini incauti che hanno affrontato l’inferno libico e il mare.
Mimmo Lucano e uno sparuto gruppo di paesani si adopera per accoglierli come fratelli. La
Calabria, i suoi figli migliori, li ha visti partire e, in quegli occhi spauriti e in quelle mani che tremano, si
riconosce.
Nasce ciò che nel tempo diverrà il “modello Riace”, un sistema a cui riferirsi per l’accoglienza diffusa e l’integrazione. Nel 2004 Mimmo Lucano viene eletto sindaco e riconfermato nel 2009 e nel 2014. Due anni
dopo viene inserito dalla rivista Fortune tra le cinquanta persone più influenti al mondo. Iniziano però le indagini da parte della magistratura per presunte irregolarità amministrative evidenziate da una ispezione della Prefettura di Reggio Calabria. Nel 2018 il vento nazionalista e populista del nuovo governo porta al blocco dei finanziamenti allo Sprar di Riace; la successiva azione della magistratura determina gli arresti domiciliari per Mimmo Lucano, poi revocati, ma con l’immotivato obbligo di residenza lontano dal suo paese. “Chi sbaglia, paga” è stato il commento del Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Travolgente e trasversale l’ondata di solidarietà e di affetto per Mimmo Lucano: gente comune, immigrati, politici, operatori culturali.
Riace non muore, è solo momentaneamente sospesa a seguito del polverone giudiziario. Tuttavia l’azione
della magistratura non ha cancellato il senso di quell’esperienza: Riace lancia un sistema di accoglienza oltre
lo Sprar, senza i fondi del ministero e della prefettura.
“È stato il vento” è il nome della fondazione che farà ripartire a breve i progetti di inclusione nel borgo dell’accoglienza, ricalcando un modello di buone pratiche che ha dato già ottimi risultati in altre realtà europee.
La città di Martina Franca ha ospitato la proiezione di“Un paese di Calabria”, docu-film girato nel 2016 e
diretto da Shu Aiello e Catherine Catella. L’opera è uno sguardo penetrante e al tempo stesso delicato su
una comunità svuotata dall’emigrazione e sul sogno visionario del suo sindaco. L’utopia diviene realtà e i
migranti sbarcati sulle coste calabresi ripopolano le strade e le case del paese. La convivenza pacifica e
collaborativa tra gli anziani e i nuovi arrivati si consuma nei vicoli, nella piazza, durante le funzioni religiose e
gli eventi folcloristici, limando ogni diversità linguistica e culturale, in un piccolo miracolo di integrazione
spontanea e concreta.
Il film, una co-produzione italiana, francese e svizzera, ha partecipato a numerosi festival internazionali
vincendo, tra gli altri, il Buyens-Chagoll Award a Visions du Réel di Nyon, in Svizzera, dove è stato presentato
in anteprima mondiale nell’aprile del 2016.
9 febbraio 2019

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