La città di Bari aderisce alla campagna ICAN Comuni 10 Dicembre 202410 Dicembre 2024 L’APPELLO DELLE CITTÀ A FAVORE DEL TRATTATO DI PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI PRESENTATA L’ADESIONE DELLA CITTÀ DI BARI ALLA CAMPAGNA ICAN di Piero Fabris Elda Perlino In occasione della Giornata Internazionale dei Diritti umani, è stato presentato questa mattina, a Palazzo di Città, il provvedimento di adesione della città di Bari all’Appello delle Città, promosso in tutto il mondo dalla ICAN – International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (premio Nobel nel 2017), che ha come obiettivo primario la sensibilizzazione della cittadinanza al tema del disarmo nucleare. A illustrare il contenuto dell’appello l’assessora comunale Elda Perlino, la referente di Uniba per la Rete delle università per la pace (RuniPace) e vicepresidente dell’Unione Scienziati per il Disarmo (USPID) Angela Corcelli, il coordinatore del Centro interdipartimentale di ricerche sulla pace (CIRP) di Uniba Alessandro Mirizzi e Vito Micunco, coordinatore del Comitato per la Pace di Terra di Bari alla presenza dei rappresentanti di diverse associazioni impegnate sul territorio per promuovere la pace e il disarmo. ICAN, la campagna Premio Nobel per la Pace 2017, con i suoi partner italiani Rete Italiana Pace e Disarmo e Senzatomica e insieme all’associazione Mayors for Peace, sindaci per la Pace, presieduta dal sindaco di Hiroshima, promuove e raccoglie l’adesione degli Enti Locali italiani all’Appello che segue: “La nostra Città esprime forte preoccupazione per la grave minaccia posta dalle armi nucleari alle comunità in ogni parte del mondo. Crediamo fermamente che i residenti nelle nostre città abbiano il diritto di vivere in un mondo libero da questa minaccia. Qualsiasi uso di armi nucleari, intenzionale o accidentale, avrebbe conseguenze catastrofiche, vastissime e durature per gli esseri umani e per l’ambiente. Noi quindi esprimiamo il nostro sostegno al Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari e ci appelliamo ai nostri governi nazionali affinché vi aderiscano”. Al momento hanno sottoscritto l’appello di ICAN 103 città italiane. “Vi ringrazio della vostra presenza – ha esordito Elda Perlino -. Siamo qui perché il Comune di Bari, con una delibera della giunta comunale fortemente voluta dal sindaco Vito Leccese, ha aderito all’appello contro l’utilizzo delle armi nucleari: ad oggi sono oltre 100 le città italiane – tra cui le città metropolitane di Roma, Bologna e Torino – che hanno voluto prendere posizione su un tema che resta, purtroppo, di scottante attualità. Questa adesione, per noi, non è solo un fatto simbolico ma una scelta profondamente sentita, che crediamo potrà essere di stimolo per diffondere un’idea della pace come obiettivo cui tendere tanto nelle azioni quotidiane quanto nelle scelte politiche, in una prospettiva di sostenibilità che è la cifra di questa amministrazione comunale. Oggi sono 9 i Paesi del mondo che dispongono di armamenti nucleari, e oltre 12.000 le testate nucleari esistenti: se anche che ne venisse utilizzata solo una, non avrebbe più senso parlare di sostenibilità né di futuro. Per questo ringrazio i promotori dell’appello e tutti coloro i quali, all’interno delle istituzioni o nei comitati e nelle associazioni, continuano a impegnarsi per un futuro in cui le armi e le guerre non abbiano più spazio”. “Come persona impegnata per il disarmo nucleare all’interno dell’Università e dell’Unione degli scienziati per il disarmo – ha proseguito Angela Corcelli -, sono orgogliosa che Bari si unisca alle 100 città italiane che hanno già aderito all’appello, raccogliendo il testimone di una staffetta ideale lanciata dal comitato norvegese del Premio Nobel. Il comitato ha infatti assegnato il Nobel per la pace 2024 all’organizzazione giapponese Nihon Hidankyo, il movimento dei sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, anche noti come hibakusha. Gli hibakusha, con le loro testimonianze, hanno permesso di diffondere conoscenza sulle conseguenze dell’uso delle armi nucleari. Com’è stato detto a Oslo, gli hibakusha hanno permesso di descrivere l’indescrivibile e di pensare l’impensabile e ci hanno fatto sentire sulla nostra pelle le incomprensibili pene e sofferenze causate dalle armi nucleari. Negli ultimi 80 anni, grazie anche al loro impegno e testimonianza, non sono più state usate armi nucleari. Per questo, nella generalizzata corsa al riaro cui stiamo assistendo, è grave sentir parlare di ammodernamento degli arsenali nucleari nei conflitti in corso e apprendere che nuovi Sati pensano di dotarsene. Il nuclear taboo, la norma internazionale che stigmatizza l’impiego di armi nucleari, vacilla. Nel 2025 cadrà l’80° anniversario del bombardamento delle due città giapponesi che causò la morte di 125mila persone in pochi istanti e di un numero uguale negli anni successivi come conseguenza delle ferite riportate o dell’esposizione ala radiazioni. Le armi nucleari moderne sono molto più potenti e hanno un potere distruttivo molto più elevato, possono uccidere milioni di persone e avere un impatto catastrofico su clima e ambiente. Una guerra nucleare, oggi, potrebbe dunque portare alla distruzione dell’umanità. Il disarmo non è pura utopia, ci possiamo arrivare con l’impegno di tutti. Pensate, ad esempio, a quello che l’Italia ha fatto quando ha deciso di aderire al trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine antipersona, decidendo di distruggere tutte le mine presenti sul territorio nazionale. Qui, oggi, comunichiamo la decisione della politica cittadina di impegnarsi su una questione molto più complessa dell’eliminazione delle mine antipersona. L’adesione della città di Bari all’appello di ICAN, quindi, come ha giustamente sottolineato l’assessora Perlino, non è solo un atto simbolico di particolare importanza all’indomani del Nobel assegnato agli hibakusha, ma indica una strada che la rete dei sindaci italiani può percorrere per chiedere a chi ci governa di battersi a livello internazionale per un mondo libero dalle armi nucleari”. “Come comunità accademica accogliamo con soddisfazione l’adesione della Città di Bari alla campagna ICAN – ha spiegato Alessandro Mirizzi -. Il disarmo e la non proliferazione nucleare sono temi su cui il Centro interdipartimentale di ricerche sulla pace (CIRP), d’altronde, è impegnato sin dalla sua fondazione. Oggi, alla vigilia dell’80° anniversario del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki e a poche settimane dall’assegnazione del Nobel all’associazione Nihon Hidankyo, condividiamo la preoccupazione del Comitato Nobel quando afferma che “è allarmante che oggi il tabù dell’uso delle armi nucleari sia sotto pressione. Le potenze nucleari stanno modernizzando e potenziando i loro arsenali; nuovi Paesi sembrano prepararsi ad acquisire armi nucleari; vengono fatte minacce di usare armi nucleari nelle guerre in corso”. Proprio alla luce di questi scenari inquietanti, l’adesione de Comune di Bari alla campagna ICAN può gettare un seme di consapevolezza presso la cittadinanza, per promuovere i temi della pace e del disarmo e per aumentare la pressione sul governo italiano affinché aderisca al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari in vigore dal 2021, che il nostro Paese non ha ancora firmato. Come comunità accademica barese ci sentiamo partecipi di questa azione, parte di quella comunità di scienziati che dal dopoguerra ha sottolineato la necessità dell’impegno per il disarmo nucleare e per una Scienza per la pace, che ha avuto diverse espressioni nel secondo dopoguerra. Penso ad esempio al Manifesto di Russel ed Einstein del 1955, l’organizzazione Pugwash per il disarmo nucleare e l’Unione Scienziati per il Disarmo (USPID), di cui gli scienziati baresi sono stati tra i promotori. Dal 1983 l’USPID a Bari ha caratterizzato la propria attività attraverso iniziative seminariali e di approfondimento all’interno dell’Università sui temi dei conflitti e del disarmo, con una produzione scientifica che ha visto il coinvolgimento di diverse case editrici locali. Nel 1989, ancora, un gruppo di docenti della nostra università ha dato vita al CIRP Uniba, diretto nel tempo da personalità del calibro di Franco Cassano, Marco Maestro e Glauco Ambrosi. Il centro ha promosso diverse iniziative scientifiche e culturali, tra cui un’attività di ricerca sulle operazioni di sminamento umanitario con nuovi sensori innovativi, nucleari e biochimici, due scuole internazionali sul Medio Oriente e l’istituzione di un corso di perfezionamento in Politiche e tecnologie per la pace e il disarmo. Nel solco di questa tradizione, la prossima primavera partirà un nuovo corso dal titolo “Costruire la pace: politiche, diritti e tecnologie”, organizzato in collaborazione con i Missionari Comboniani e la Rete dei Comitati per la pace di Puglia. In un periodo come questo, in cui i venti di guerra spirano forti anche in Europa, vorrei ricordare una frase di Hannah Arendt: “Anche nei tempi più bui abbiamo il diritto di aspettarci un po’ di luce”. Ecco, per noi l’evento di cui parliamo oggi rappresenta una fiammella accesa”. “Sono qui in rappresentanza del Comitato per la pace di Terra di Bari, un organismo che raccoglie oltre quaranta soggetti tra gruppi, movimenti, associazioni, organizzazioni sindacali e comunità religiose e che ha come compito quello di rendere permanente l’impegno per la pace qui in città, e non solo – ha concluso Vito Micunco -. Attribuiamo a questa scelta del Comune di Bari non solo un valore simbolico ma concreto, in primo luogo perché si tratta di un’iniziativa dell’amministrazione comunale. Storicamente, infatti, il movimento per la pace ha cercato forme di collaborazione con le istituzioni locali ritenendo che esse abbiano il dovere di dar voce alla volontà di pace della comunità che amministrano, senza trascurare il dato che in questa fase le istituzioni locali rappresentano uno dei pochissimi canali attraverso i quali riuscire a fare pressione sul governo centrale in relazione a materie che riteniamo cruciali per la pace, dallo stop alla corsa al riarmo al disarmo, dall’accoglienza e integrazione delle persone migranti al dialogo interculturale. Un’iniziativa concreta anche perché il nostro Paese aderisce fino dal 1975 al Trattato per la non proliferazione delle armi nucleari ma non ha mai ratificato il Trattato di proibizione delle armi nucleari, e questo perché sicuramente nelle basi di Ghedi e di Aviano – non sappiamo se anche in altre basi italiane – esistono delle testate nucleari. Dunque la scelta del Comune di Bari, che non mette in discussione l’appartenenza del nostro Paese all’Alleanza atlantica ma il ruolo e la dottrina che detta alleanza deve portare avanti per la sicurezza dei Paesi aderenti, può avere implicazioni significative sul piano politico”. 10 dicembre 2024