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Bif&st 2024. Al Kursal la Proiezione del film ‘I pugni in tasca’ per la sezione dedicata a Bellocchio

bif&st 2024 bellocchio 16 marzo

di Clelia Conte

i pugni in tasca di Marco bellocchio

Bif&st 2024. Al Teatro Kursaal Santalucia  di Bari, per la sezione Tributo a Marco Bellocchio ieri alle ore 15:00 abbiamo assistito alla proiezione del film del ’65 I pugni in tasca. E’ un film d’essai che narra di una famiglia borghese residente in una villa nel piacentino composta dalla madre non vedente e quattro fratelli dei quali uno epilettico e un po’ ritardato mentale, (Leone); il più grande, Augusto, capofamiglia che vorrebbe andare in città a vivere con la sua fidanzata per avere una sua famiglia; Sandro anche lui epilettico ma matto e Giulia, ragazza immatura e inetta. Una famiglia scombinata in un quadro sociale presessantottino periodo in cui nelle famiglie bene si cresceva rifocillati. Il film parte col titolo di testa “requiem in dies irae” composto da Ennio Morricone che annuncia un inizio dove si può recepire una deviata affettività fraterna. Giulia (Paola Pitagora) fa una scenata di gelosia al fratello maggiore. Primo passo in un quadro sentimentale tra familiari di odio e amore e tormento del fratello Sandro (Lou Castel) che trama la morte di tutta la famiglia per liberare Augusto (Marino Masè).

Tre fratelli instabili con una mamma cieca (Liliana Gerace) che si amano e si odiano, si aiutano nei momenti tragici e si picchiano per delle stupidaggini in un’atmosfera paradossale alla ricerca di una felicità mai raggiunta. L’incapacità di Sandro a comunicare con una donna si evince dalla sua presenza alla festa di compleanno della fidanzata di Augusto. Riesce solo ad andare con le prostitute e confidare tutto all’unica donna che possa comprendere il suo tormento dalla quale è attratto: la sorella Giulia. Una ragazza ingenua ma deviata a sua volta per l’attrazione del fratello maggiore. La follia perversa, il comportamento ribelle di Sandro porta il giovane a spingere la madre in un burrone. Colpisce l’indifferenza con la quale vivono il lutto: per loro è una liberazione dimostrata dalla gioia eccessiva nel buttare e bruciare gli oggetti e i mobili vecchi della defunta. Un ostacolo (la mamma), è superato ma c’è ancora il fratello disabile che il criminale con la scusa di un bagno nella vasca lo fa annegare dopo averlo stordito con i barbiturici. Tutto ciò fa comprendere il perno delle problematiche familiari che riguarda l’assenza di una figura paterna causa di quello squilibrio familiare. Una storia che allora risultava oscena per gli argomenti forti ma di un’attualità impensabile per quei tempi. Un neorealismo che guarda avanti e che anticipa i dissapori del ’68.

Dopo la proiezione del film, il gradevolissimo dibattito, moderato da Enrico Magrelli con Marco Bellocchio, Enzo Augusto e la montatrice Francesca Calvelli.

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