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Niccolò Piccinni e il suo periodo parigino

Maria Silvia Quaranta

di Maria Silvia Quaranta

L’evento “Compleanno Piccinni” per ricordare il grande compositore nato
a Bari il 16 gennaio 1728, è partito dalla proposta di Micaela Paparella,
consigliere comunale con delega alle politiche di valorizzazione del
patrimonio storico-artistico e architettonico, in collaborazione con
l’assessora Ines Pierucci, con il Fondo Niccolò Piccinni (il cui presidente è
l’ultimo discendente del maestro, Maximilien Seren Piccinni), il
Conservatorio Niccolò Piccinni, l’Alliance Française Bari, i Luoghi della
musica, l’Associazione Porta d’Oriente, l’Ensemble il Mondo della Luna e
l’Orchestra della Città Metropolitana.

Michèle Sajous D’Oria, Micaela Paparella, Gigi Leonetti e Serge D’Oria

Il 26 gennaio presso la sede dell’Alliance Française, a conclusione della
serie di eventi che hanno animato la città di Bari, in collaborazione con il
Museo Civico Bari e la Delegazione Fai Bari, si è tenuta la conferenza
“Niccolò Piccinni a Parigi (1776-1800)”, di Michèle Sajous D’Oria.
Quale Parigi scopre Piccinni nel 1776? Qual è l’aspetto della città? Quali
personaggi incontra? Quali sono i suoi successi? A queste domande si è
data una risposta, restituendo l’atmosfera dei 24 anni in cui è vissuto
Piccinni. In apertura, dopo i saluti di Gigi Leonetti, capo delegazione Fai Bari, e
della consigliera comunale Micaela Paparella, è stato presentato il video
dedicato a Niccolò Piccinni, realizzato da FORMEDITERRE con la regia
di Antonio Minelli.
La vita e la carriera di Piccinni si svolgono in due tempi ben distinti:
quello trascorso in Italia, tra Bari-Napoli e Roma, e quello parigino,
interrotto durante la Rivoluzione francese con il temporaneo e non felice
ritorno a Napoli. Dopo gli studi compiuti a Bari, a 14 anni Piccinni si reca a Napoli. Nel
1758 viene rappresentata a Roma l’Alessandro delle Indie e nel 1761 uno
dei suoi più conosciuti capolavori la Cecchina ossia la Buona figliola, con
libretto di Carlo Goldoni.

Nel 1776 Piccinni, grazie ai rispettivi ambasciatori italiano e francese, viene chiamato a Parigi e diventa maestro della regina Marie Antoinette. Sono varie le opere che egli scrive in
francese: Roland, Atys, Iphigénie en Tauride, Didon. Nel 1784 diviene
professore all’Académie Royale de Musique, istituzione per la quale venne
puoi fondato nel 1795 il Conservatoire de Musique. Allo scoppio della
Rivoluzione francese nel 1789 Piccinni ne vive gli albori, ritornando poi a Napoli e dedicandosi alla composizione di musiche sacre. Nel 1798 ritorna a Parigi trovando una situazione completamente nuova, dove l’imperatore Napoleone l’accoglie ma non in maniera entusiastica come era accaduto con la regina Marie Antoinette.

Il convegno

Muore a Passy, il 7 maggio 1800. La Sajous D’Oria nella sua presentazione ha voluto trasmettere al numeroso pubblico presente le atmosfere e le architetture tipiche del periodo parigino del nostro illustre concittadino, anche attraverso la visione di una serie di stampe d’epoca.

Quando Piccinni arriva a Parigi il 31 dicembre 1776 va ad abitare il Rue
Saint Honorè, vicino all’Opéra dell’epoca e al Louvre, una strada che non
è molto cambiata oggi. Egli trova una città che non è quella di oggi, dopo il piano di
ristrutturazione di George Eugène Haussmann su incarico di Napoleone
III, ma è ugualmente una città di 500.000 abitanti con molti luoghi e
monumenti che sono anche quelli attuali: Place Vendȏme, Place des
Vosges, Les Invalides, Place de la Concorde, le Palais Royale ( che in
realtà non è stato mai abitato dai reali), le Pantheon, la chiesa di Saint-
Sulpice, la Bastille (Piccinni assiste alla sua demolizione perché parte per
Napoli nel 1791, vivendo i primi due anni della rivoluzione). Egli sente
l’aria della rivoluzione anche prima del 14 luglio, perché uno dei primi atti
della popolazione è quello di far chiudere l’Opèra, simbolo dell’ancien
régime legato alla figura della regina Marie Antoinette che amava la
musica ed era sempre pronta a sostenere gli artisti. Era lei che aveva
chiamato a corte prima il tedesco Christoph Gluck, poi il “napoletano”
Piccinni e il veneziano Antonio Salieri. Il suo intento era quello di
rinnovare il repertorio francese dominato da Jean-Baptiste Lully, che in
realtà era l’italiano Lulli e Jean-Philippe Rameau, i grandi compositori del ‘700.

Uno dei ritratti più famosi di Piccinni è quello di Alexandre-Auguste
Robineau, fatto a Parigi, da cui poi sono state riprodotte molte stampe; in
una del 1779 è scritto:” Con una grazia divina, comica e toccante, è il
Molière del canto ma anche il Racine”. Questo per indicare l’importanza
della sua figura a Parigi.

Niccolò Piccinni a Parigi

Per la sua integrazione linguistica e operistica venne affidato alle cure di
Jean-François Marmontel (poeta, drammaturgo, collaboratore
dell’Encyclopédie di Diderot e d’Alambert, e direttore del Mercure de
France), in quanto egli doveva comporre su parole in francese e rinnovare
così la “tragedie lyrique” nell’epoca illuminista. Per far questo Marmontel quotidianamente si recava da Piccinni, spiegandogli una scena e
sottolineando sul manoscritto le diverse parole con segni e sottolineature.
Durante i primi anni egli venne introdotto alla Massoneria, dove tutti gli
intellettuali entravano, e diresse nel 1778 la parte musicale per la
cerimonia di omaggio funebre a Voltaire.

A Parigi Piccinni, dunque, si confronta con tanti grandi personaggi: la
Regina di Francia, Marmontel, Ginguené (famoso per la sua Storia della
letteratura italiana in dieci volumi e suo primo biografo), e Gluck di cui
resta famosa la grande querelle soprattutto sull’opera Ifigenia in Tauride.
Ma la Sajous D’Oria ricorda come Ginguenè scrivesse:” Piccinni non si
interessava alla querelle; viveva completamente dedito alla sua arte, si
teneva lontano dagli intrighi e da ogni personale ambizione, mentre invece
studiava usi e costumi, gusti e lingua del paese che lo ospitava”.
L’antagonismo Piccinni-Gluck non è mai stato a livello di rapporti
personali, perché i due compositori si stimavano: alla morte di Gluck nel
1786 Piccinni propose che un monumento pubblico fosse eretto alla sua
memoria.
Dalla narrazione della studiosa traspare come il periodo francese è per
Niccolò Piccinni ricco di soddisfazioni, di riconoscimenti personali e
pubblici, ed emerge la figura di un grande artista dedito al suo incarico,
alla passione per il suo lavoro, riconoscente per l’importante posizione che
godeva nell’élite parigina.

29 gennaio 2024

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