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Gianfranco Angioni e il suo “Malocchio”. L’ultimo libro promette magia nera!

di Fabia Tonazzi

Gioco d’azzardo, usura, rovina, amore, stregoneria, morte sono temi forti: Malocchio, è un romanzo in cui si intrecciano vicende di persone comuni e di persone dotate di poteri paranormali. In esso si parla di dipendenza dal gioco, di depressione e si ripropongono in qualche modo le vicende mitologiche di Giasone e Medea. Quanto descritto nel romanzo avviene tra la Lombardia e la Sardegna nell’estate del 2012.

Durante il corso della storia dove i personaggi sono descritti con diverse sfaccettature il rapporto tra Medé e sua madre sono tra i più misteriosi e negativi.

Il signor Buonamici: cognome originale, segno che è una persona di cui Giasone si ricorderà?

Questo è un romanzo molto oscuro, ho voluto stemperare con un minimo di ironia, con un nome beneaugurante una persona dai modi raffinati, ma capace di un mestiere infame, quello dell’usuraio.

Giasone e il matrimonio della figlia: la data coincide col rogito, lui manca al matrimonio, si tratta di un’opera di Mede?

Potrebbe essere, ma ho pensato alla fatalità, un modo per dimostrare l’attaccamento di Angela Maria alle sorti del padre, anche lei rinuncia a qualcosa per aiutarlo.

Nerina e Giasone: una nuova infatuazione o amore vero?

Arrivati a quel punto della storia, dovevo aprire uno spiraglio nella cortina densa di eventi forti. In fondo, loro sono due naufraghi, per un motivo o per l’altro si incontrano e cercano di solidarietà, vicinanza e affetti.

Giasone è davvero succube di Medè?

Si, ma in lui vi è ancora la forza per liberarsene, in qualche modo, in diversi modi.

Verso il finale del libro, Giasone è descritto come una persona che teme Medé. Lui vuole tradirla con Nerina ma vogliamo capire meglio… Mede è davvero l’artefice del suo allontanamento?

Direi che Medè conosce quanto avverrà, è una strega, ma non piò interferire con altre volontà a tal punto, non può cambiare il destino di Giasone, può solo lasciare che quanto deve avvenire si compia.

Giasone e l’apatia mentale: tutta colpa di Medè?

Certo che no, Giasone è malato, a dispetto di quanto gli capita, usando un termine attuale potremo dire che è anche uno sfigato, ma sarebbe riduttivo, no, lui è in balia della vita, della sua stessa natura e tutto procede sui binari della sua patologia che ne determina il destino.

Potresti pormi una domanda personale, cioè se sono pessimista, persona che vede tutto nero, no, sono realista e resiliente, mi piace scrivere e ho pensato a questa storia perché mi piacciono le tragedie e studiare casi psichiatrici. E poi penso che la vita di ognuno di noi sia una tragedia, perché vi accadono fatti luttuosi e, come in tutte le tragedie, finisce sempre con un lutto, quello del protagonista. Ma è la vita, bella a dispetto di tutto quello che vi accade, anzi, proprio per questo eccitante e degna di essere vissuta.

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