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Mimmo Lucano: la fine di un incubo. La solidarietà non è reato

Mimmo Lucano
di Cinzia Santoro

di Cinzia Santoro

La Corrte d’Appello assolve Mimmo Lucano.

Applausi, lacrime di gioia e il nome di Mimmo Lucano hanno risuonato nell’aula della Corte d’ Appello di Reggio Calabria alla lettura della sentenza del processo Xenia. Oggi cadono le accuse più gravi e a Lucano viene sospesa la pena di un anno e sei mesi. Assolti gli altri 17 imputati.

Mimmo Lucano

In primo grado l’uomo simbolo dell’accoglienza era stato condannato a 13 anni e 2 mesi per associazione a delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio. La difesa con gli avvocati Pisapia e Daqua avevano chiesto l’assoluzione per inquinamento delle prove. In particolare il tribunale di Locri avevs utilizzato una trascrizione della Guardia di finanza dove si attribuiva a Lucano una frase «inesistente» nella perizia disposta dalla stessa procura. Le motivazioni degli avvocati hanno sottolineato “una lettura forzata se non surreale dei fatti”.

Fin dal mattino, parenti, amici e sostenitori si erano dati appuntamento a Reggio per aspettare tutti insieme la sentenza, mentre Lucano è rimasto a Riace.Con un urlo liberatorio in strada nella sua Riace, Mimmo ha accolto la sentenza e poi l’abbraccio degli amici di sempre. 

Una sentenza giusta, per un uomo giusto che ha operato in nome della fratellanza e solidarietà. In molti dovrebbero scusarsi per aver infangato il nome di Lucano in questi anni in cui quest’uomo ha subito un processo ingiusto e un linciaggio mediatico. Da oggi si apre una nuova pagina nella storia dell’umanità e a scriverla sarà un uomo per bene, Mimmo Lucano.

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