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La prima vescova donna in Italia: Madre Maria Vittoria Longhitano

di Cinzia Santoro

Speriamo che sia femmina: intervista a Madre Maria Vittoria Longhitano, prima vescova donna in Italia della Inclusive Anglican  Episcopal Church.

“Il cristianesimo è una matrioska antropologica che contiene la natura profonda dell’uomo, fino alle viscere: autostima, socialità, libertà, creatività, relazione con l’altro ugualmente degno, uguaglianza, democrazia, famiglia, lavoro, attenzione verso gli ultimi, lotta allo schiavismo, femminismo, diritti LGBT gli sono in qualche misura debitori”
Madre Maria Vittoria Longhitano da “Femmine e preti non sono poeti”

L’ intervista

Madre Maria Vittoria lei è stata la prima donna italiana ordinata sacerdote nel 2010.  Quale è stato il suo cammino spirituale?
Di solito le bambine si idendificano con la mamma, con la zia o la star di turno, ad esempio Hether Parisi, io da piccina avevo l’idea di identificarmi con il parroco, giocavo in continuazione a battezzare le bambole. Usavo le sciarpe come stole e nel mio mondo ludico i bambolotti erano i miei figli e i miei parrocchiani. Ho sposato anche bambole dello stesso sesso, che se ci penso sorrido! Ero troppo piccola per essere cosciente di questa scelta, ma quando mi chiedono quando ho celebrato il primo matrimonio gay, rispondo sempre a tre anni.
Crescendo volevo fare la chierichetta, oggi è possibile, ma quando ero ragazzina non mi era concesso.
Il mio parroco mi disse che Gesù non voleva le donne sull’altare, figurarsi le bambine ministranti o le donne prete!
Quindi pensai che Gesù fosse respingente e che la mia vocazione fosse un problema.
Ho compiuto il mio percorso di fede nella Chiesa Cattolica con la mia idea del sacerdozio come radicalità e consacrazione. Ma non volevo essere una suora, sentivo più consono al mio sentire il cammino della monaca. Trovai l’ordine delle Domenicane di Betania con sede a Frascati, fondate nella seconda metà dell’ 800 dal domenicano Padre Marie-Jean-Joseph Lataste. Nel 1864  inviato a predicare nel carcere femminile di Cadillac, Lataste converte 400 donne, dando loro la possibilità di staccarsi dal passato doloroso e ricominciare una vita consacrata con una nuova identità. Possiamo dire che Lataste introduce un esempio di cattolicesimo progressive. Ma attirando proseliti attira anche l’attenzione della gerarchia ecclesiastica che di fatto chiuse quel luogo di culto.
Dunque restai dalle Domenicane di Betania pochissimo tempo, giusto per apprendere l’esistenza dei vescovi fallibilisti del Concilio Vaticano Primo. 55 vescovi che non avevano accettato il dogma dell’infallibilita’ universale del papato e quello dell’Immacolata concezione e che avevano fondato una chiesa cattolica in senso progressive. Mi avvicinai a loro e nel 2010 sono stata ordinata prima donna prete in Italia. 

Nel 2021 a Catania viene ordinata prima donna vescova. Quanta responsabilità sente in funzione così delicata per i suoi fedeli?
Dal 2021 sono Vescova della Chiesa Episcopale.
Sono moglie, madre e insegnante di filosofia. Oggi viviamo a Catania ma sono stata anche a Milano e Roma.
In Italia il vescovo è associato  all’idea del potere.  Molti hanno l’autista e non lavorano, quindi la mia responsabilità maggiore è riportare il focus su chi è l’apostolo. La cosa principale non è la mitria o il pastorale, non è l’autista o il potere ma la vocazione di cura. Il termine episcopeo da cui deriva vescovo vuol dire custodire, vuol dire prendersi cura, avere attenzione e sorvegliare con amore. È l’idea del pastore che veglia le pecorelle in particolar modo le più esposte ai pericoli.  Vivere il ministero come gli apostoli e le apostole, Paolo, Maria di Magdala e gli altri e le altre che lavoravano e non si facevano mantenere.

C’è possibilità di confronto con la chiesa cattolica?
La Chiesa Episcopale è sempre disponibile al confronto, partecipiamo a tutte le sessioni ecumeniche sia del Sae, (segretariato per l’attività ecumenica) e al gruppo di dialogo per le attività interreligiose. Sono convinta che oltre il dialogo, sia proprio l’immagine iconografica, vedere una donna prete o una vescova in un contesto come quello italiano, che abbatte i pregiudizi. L’immagine di una donna con i paramenti sacri rompe il pregiudizio e io ho potuto farlo, grazie anche all’attenzione dei media. 
Facevo audience!  Ho fatto l’opinionista con Chiambrettti, con Liguori, con Cecchi Paone, sono stata dalla D’Urso… non mi sono risparmiata e ho accettato di portare l’immagine della donna prete e vescova nelle trasmissioni di nicchia e in quel nazional popolari.

Chi è il suo esempio di episcopato e immagine materno?
Le dico Gesù come prima figura inimitabile e poi Laura Massaro e le altre mamme che lottano per tutelare i loro figli. Ho conosciuto Laura Massaro, è una donna perseguitata così come  il suo bambino. Mi chiedo perché non smettano di colpire il bambino che ha chiaramente espresso una sua volontà precisa.


Che  ruolo riveste la donna nella sua comunità religiosa?
Nella nostra realtà la donna riveste un ruolo paritario, di uguaglianza, di pari opportunità, di rispetto nella differenza. L’uguaglianza è nella pratica ad esempio stiamo per pubblicare il Libro della preghiera comune ad uso dell’ Inclusive  Anglican Church, il nostro messale inclusivo e lo presenteremo Il 22 luglio durante il sinodo a Catania. Dunque il nostro messale inclusivo, dove si parla al maschile e al femminile.
Abbiamo un marchio editoriale Inclusive Edition, che si occupa di inclusione, con cui abbiamo pubblicato il Breviario monastico che riguarda la preghiera monastica e i testi di questa caratura.
Tuttavia per la nostra Chiesa non solo è importante il taglio dell’ inclusivita’ al femminile ma anche quello in senso più ampio: festeggiamo le ricordare le feste delle altre religioni, cristiane, islamiche, buddiste.

Il femminicidio, piaga devastante figlia della cultura patriarcale alimentata dalle religioni. Quali provvedimenti sono necessari per arginare questa emergenza sociale?
Io distinguerei l’urgenza sociale dalla pianificazione culturale. Mi rifaccio a Ida Magli nel testo Gesù di Nazareth, che nel suo libro sostiene che le culture che enfatizzano la donna, sono le culture un cui le condizioni sociali femminili sono le peggiori. Perchè nell’idealizzazione c’è una svalutazione della donna reale, probabilmente un alibi per non trattare bene le donne. Io non voglio offendere, ma la chiesa cristiana che più enfatizza la donna con il dogma mariano è quella cattolica, dove la donna è sempre ai margini della chiesa. C’è una preclusione al sacro che trova origine nell’antropologia del pregiudizio dell’ impurità. Con questo ritengo che nella società italiana sia fortemente presente il pregiudizio riguardo all’autorevolezza femminile. Come ancora si associ il femminile all’abnegazione e al masochismo. La donna è colei che si deve mettere da parte, in  posizione modesta e umile quindi sottomessa.
Lo stereotipo del femminile proprio della donna, che deve essere in quel modo, ossia il  patriarcato.

Dio è femmina?
Pensiamo all’immagine del pianto di Gesù a Gerusalemme descritto da  Matteo 27, che dice: “Gerusalemme quante volte io ho cercato di radunare i tuoi figli come una chioccia con i pulcini”, quindi un’immagine femminile, direi la Laura Massaro della situazione.  Gesù va a morire con un’ immagine femminile del divino, con un’ immagine materna e affronta la passione e la morte. Ha ancora addosso attraverso il sudore e gli sputi quell’odore dell’olio della donna che lo ha unto.
Poi sulla croce cerca Dio Padre e solo alla fine invoca Dio divinità: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato. È interessante soffermarsi su queste immagini. Dio è oltre  qualsiasi definizione di sesso o di genere.
Io dico Dio non è femmina e non è neanche maschio. Dio è Jave’ colui che è Dio.

Madre Maria Vittoria Longhitano libro

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