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Da Herat a Riace 5270 km percorsi con il sogno di vivere in Italia

di Cinzia Santoro

Storia di Anisa Habibzadeh.

Mi chiamo Anisa Habibzadeh, Farzam è il cognome di mio marito.

Sono nata in una famiglia di artisti. Ho conseguito la laurea in Lettere nel 2006 e ho un master in pittura.

Da quando mi sono laureata fino a luglio 2022, ho insegnato alla Facoltà di Lettere di Herat. Dipingo e riproduco anche calligrafia e miniature.

Anisa come sei arrivata a Riace?

Sono entrata in Iran via terra con un visto a febbraio 2022, con l’intenzione di immigrare in Italia. Ho vissuto sei mesi in Iran in attesa che le mie procedure di asilo fossero evase, e poi sono arrivata in Italia, il 28 luglio dello stesso anno. Herat, la città in cui sono nata e cresciuta confina con l’Iran. Attraverso l’Istituto Sant’ Egidio sono arrivata in Italia con un visto italiano e in aereo. Io e mio marito avevamo amici a Roma che collaborano e si coordinano con Mimmo Lucano e siamo giunti a Riace tramite il loro interessamento.

Da Herat a Riace

Cosa ti manca di Herat?

Ho lasciato un sacco di cose lì,

la mia città, la mia gente, la mia famiglia. Mia madre, anziana e malata. Mio fratello, per il quale io temo ogni giorno possa accadere qualcosa di brutto.

Non posso più piangere sulla tomba di mio padre e su quella del mio fratellino.

Mi mancano i miei parenti quelli più vicini ma anche quelli lontani. Sento nostalgia per il mio lavoro. Amavo insegnare e mi mancano i miei colleghi. Oggi in Afghanistan non si può più insegnare.

Ricordo con dolcezza i miei amici e tutti gli anni della mia vita trascorsi a Herat.

Mi manca il sapore e il profumo delle pietanze locali preparate nei giorni di festa. A volte mi mancano persino il venditore di yogurt e il panettiere nel nostro vicolo.

Come si vive nel borgo di Riace?

Qui abbiamo incontrato persone molto simpatiche e estremamente gentili. In Italia ci hanno accolto 

con un progetto benefico ci è stata assegnata una casa e un posto per allestire una galleria d’arte dove esporre i nostri lavori. Anche mio marito è un artista.

Durante il giorno alterno momenti di felicità legati alla mia vita in Afganistan e momenti tristi per le difficoltà di questa nuova esistenza. In realtà cerco di essere forte.

Lavoro tanto, sono maggiormente concentrata sui temi delle donne e dei bambini e ho cercato di realizzare ritratti con tecniche diverse e inoltre realizzo lavori personalizzati su richiesta e gusto dei clienti. In molti ritratti ci sono donne afgane, i loro visi tristi, i loro occhi gonfi di dolore. In alcuni ritratti il volto è sfigurato dalle torture che queste donne hanno subito, il taglio del naso, delle orecchie e delle dita. Ho fatto il ritratto di una ragazza di nome Ayesha, trovata priva di sensi da soldati stranieri e salvata dalle violenze del marito. Oggi vive in America e il suo volto è stato ricostruito completamente. Puoi cercare la sua storia su Internet .

Cosa pensi della situazione sociale e politica in Afganistan ?

Non mi occupo di politica e ma so che i poteri forti degli stranieri hanno lavorato dietro le quinte per decenni, crudelmente e per i propri scopi. Sono riusciti a privare le persone dei loro diritti più elementari, che sono la sicurezza, l’istruzione, il progresso e le libertà individuali

Vivere in Afghanistan per la gente comune è da sempre difficile. Certo, ci sono anche gruppi etnici che beneficiano di questa situazione e vivono comodamente. Ma le restrizioni e la repressione sulle donne è quotidiana. 

Da Herat a Riace

In molte famiglie afghane le ragazze e le donne non possono studiare a causa di pregiudizi etnici e religiosi. Da sempre nei settori lavorativi e in politica sorgono problemi e barriere che riguardano l’istruzione delle ragazze e delle donne.

Un governo si adopera per la loro educazione, l’altro addirittura chiude i cancelli delle scuole per le ragazze. È così da anni.

Nella maggior parte delle famiglie, soprattutto nelle campagne, le bambine sono costrette a sposarsi in tenera età con uomini anziani. Le spose bambine partoriscono durante l’infanzia rischiando la vita. In molte famiglie si agiscono ancora comportamenti violenti e percosse contro le donne. Le donne devono lavorare in casa, accudire i figli e aiutare gli uomini nel duro lavoro dei campi.  E anche nelle famiglie più abbienti, la maggior parte delle donne che lavorano negli uffici governativi o in altri luoghi, devono fare da sole tutte le faccende domestiche e gli uomini in casa hanno tutto il potere.

Ora con il ritorno dei talebani, come nel periodo precedente del loro dominio, i cancelli delle scuole e delle università sono stati chiusi alle donne e non è loro permesso di lavorare o studiare.

Cosa ti aspetti dal futuro?

Ora la mia priorità sono i miei figli, Masha quattordici anni e il piccolo Sohaib di nove anni. Cerco di migliorare la loro vita e faccio tutto ciò che è in mio potere perché abbiamo la miglior istruzione.

Mi piace osservare i loro progressi.

Sto imparando la lingua da sola, in questo momento tutto sembra un po’ sfocato e la vita è un po’ difficile, spero che le cose tornino alla normalità e migliorino nel prossimo futuro.

Qualche volta si arrabbiano per la nostra situazione ma io e mio marito cerchiamo di renderli felici in ogni modo. 

Hai incontrato e conosciuto Mimmo Lucano. Cosa pensi di quest’uomo?

Ho incontrato Mimmo Lucano, l’ho conosciuto al nostro arrivo a Riace. Ci ha aiutato tantissimo, ha trovato una casa per noi e una galleria dove esporre. Credo che Mimmo Lucano sia un uomo gentile! Lui e i suoi amici ci hanno accolto e aiutato e io voglio ringraziare Mimmo Lucano e i riacesi per averci teso la mano in un momento davvero difficile.

6 luglio 2023

One thought on “Da Herat a Riace 5270 km percorsi con il sogno di vivere in Italia

  1. Grazie della testimonianza,: ennesima famiglia salvata da M Lucano e da Riace, dove un altro mondo appare possibile! Ed è proprio questo che non va giù ai poteri disumani violenti, Suprematisti!

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