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Sangue di periferia

Michelle Caruso assassinata a 17 anni: La “crudeltà unita alla totale assenza di umanità non possono più essere comprese e giustificate dallo stato di periferia”

di Mauro Chirizzi

Con il termine “Periferia ” si intende comunemente un’area lontana dal centro sia esso urbano, etico comportamentale o solo lessicale . Un uomo, una abitazione, un locale, una palestra o altro esercizio commerciale a cui viene affiancato il termine di “periferia” si trova ad essere giudicato con un segno meno . Tale segno riguarda la qualità di vita : i servizi, i controlli e sicuramente la legalità.
Ci tengo a sottolineare che il presente articolo non vuole rappresentare in modo sommario dei giudizi di presunzione verso realtà socio/economiche urbane e suburbane, piuttosto vuol rassegnare una vera riflessione riguardo a quanto accade nel vissuto quotidiano nelle nostre periferie, specie delle città più grandi; esse spesso assurgono agli onori della cronaca nazionale e locale perché teatro di episodi di violenza ed illegalità. Da sempre ciò accade, ricordiamo la cruenta morte di Pierpaolo Pasolini, ancora per certi versi avvolta da misteri violati da questa o quella voce, utile a dare notorietà al mitomane di turno. Tutto ciò che in centro c’è, nella periferia tende a non esserci. Questa è una regola immutabile della forza esercitata nella rotazione della vita che si combatte nel quotidiano tra forza “centripeda” e quella “centrifuga” .
In questo immane conflitto emergono figure mitologiche che da sempre presenti rappresentano il male e il bene, il bianco ed il nero, talvolta colori questi intrisi di sangue innocente. Sangue di “periferia” utile alla cronaca del momento e troppo spesso dimenticato dai più, in una realtà di degrado che grida , spesso in modo confuso, vendetta e giustizia. All’unisono si accompagnano le fortissime emozioni che solo le periferie riescono ad emanare espresse dai protagonisti di tutti i giorni: gli amici della vittima, il prete della diocesi di appartenenza, e soprattutto quei genitori a cui spesso appartiene il sangue delle vittime . Su questa figura va spesa una attenta riflessione; genitori assolutamente non in grado di affrontare la velocità di accelerazione dei tempi, delle mode, dei gusti e delle nuove esigenze dei nostri ragazzi, impotenti nel fare prevenzione comportamentale, perché troppo esposti nel pregiudizio al contrario. Mode musicali che inneggiano alla violenza, al sangue, ai soldi facili, alla droga sono una realtà dei nostri ragazzi che in specie nelle periferie ove è carente il controllo, trovano focolaio favorevole. Episodi di scellerata e cruenta violenza si consumano utilizzando orari e metodi di una semplicità sconcertante . Chiediamoci il perché ? Come può un ragazzo adolescente massacrare in un appartamento condominiale una sua coetanea, imbustandone il corpo martoriato e sanguinante in un sacco nero, andando poi a recuperare un carrello della spesa per poi introdurre a fatica quel sacco nel cassonetto? E poi spiegando a chi gli chiedesse cosa fosse quel sangue che ne fuoriusciva, rispondeva si trattasse di di pesce “lavorato”! La scoperta della tragedia la si deve ad una chiamata alle forze dell’ordine di un condomino che aveva scorto dei vestiti all’interno del sacco nero nel mentre si apprestava ad uscire trovandosi quell’atroce impedimento nei pressi della porta di ingresso del palazzo a cui l’omicida aveva detto di superare quell’ostacolo. I tratti comportamentali dell’omicida sono coerenti con la musica “TRAP” di cui egli è spesso autore ed esecutore; la sua “strafottenza ” con cui ha trasportato con un carrello della spesa in pieno giorno il corpo della vittima fuori dalla abitazione fino nel luogo dove poi è stato ritrovato, denotano una assoluta insensibilità verso l’atto criminale appena compiuto unitamente allo sprezzo di qualsiasi timore rispetto alle persone che ne hanno assistito nei vari momenti tale infame esecuzione. La crudeltà unita alla totale assenza di umanità non possono più essere comprese e giustificate dallo stato di “periferia” perché la Giustizia non può permettersi una legge diversa a seconda dei luoghi ove si commettono i delitti.

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