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Riflessioni sull’ utilità del 41 bis e il digiuno di un anarchico

di Cinzia Santoro

Alfredo Cospito con il suo digiuno ha voluto sollevare il dibattito a livello istituzionale sulle condizioni inumane dei detenuti a regime 41 bis. E nonostante i tentativi goffi del governo di mettere a tacere l’anarchico, prima diffidando il suo medico e una piccola emittente radiofonica dal parlarne e ora mostrando il pugno di ferro con i gruppi scesi in piazza a favore dell’uomo, il caso mediatico è esploso.

Carlo Nordio

È doveroso riflettere a per  chiarire i numerosi dubbi tra i cittadini interessati, ‘a onor del vero’ molti di più al festival nazionale che all’argomento, che invece dovrebbe allarmarci perché tocca lo stato del diritto.
Da fonti istituzionali 728 sono i detenuti in Italia al regime del 41 bis di cui 12 sono donne. Il regime detentivo speciale nasce per impedire ai mafiosi di comunicare all’esterno del carcere continuando di fatto a essere i capi delle organizzazioni criminali. È in origine una misura temporanea che sopravvive oggi a distanza di trent’anni e estesa a detenuti che hanno commesso reati legati al terrorismo. Tra questi anche Barbara Lioce irriducibile brigatista degli anni 80. Il 41 bis è un sistema imbutiforme,  i detenuti che entrano in regime sono di più di quelli che riescono a uscirne.
Non un “buongiorno” può essere scambiato. Le perquisizioni personali con denudamento, vengono fatte con “denudamento integrale” nonostante il regolamento d’istituto prescriva che il detenuto resti  con gli indumenti intimi. I colloqui con la famiglia limitati nel mese e solo attraverso un vetro.  L’ora d’aria è limitata. Non si possono cucinare pasti nella cella. Nessun libro o rivista in cella. 24 ore al giorno, ogni giorno, per anni.
Resta immutata l’opinione che ogni detenuto debba scontare la sua pena, ma Alfredo Cospito cosa vuole veicolare con il suo digiuno? “Uso il mio corpo come un’ arma” può essere inteso come atto non violento? 
E il ministro Nordio con l’atteggiamento irremovibile potrebbe suo malgrado elevare la figura dell’ anarchico a martire? Con quali conseguenze sul piano sociale? O l’atteggiamento del ministro è una scelta politica che possa giustificare in futuro azioni violente sui manifestanti se dovesse morire Cospito?

Cospito


Il problema del 41 bis resta un problema reale a prescindere dal digiuno del detenuto.  E il ministro della giustizia avrebbe dovuto interessarsi al dibattito sulle condizioni dei detenuti al 41 bis, prima che il caso Cospito fosse strumentalizzato dalle varie parti politiche.  E credo che la stessa cosa avrebbero dovuto fare chi ha preceduto Nordio negli anni scorsi e ora si erge a paladino di questa battaglia. Il 41 bis è divenuto negli anni strumento di tortura dei detenuti e ritengo che sia arrivato il momento di rivedere l’applicazione di questo strumento nelle carceri. Sono anni che i detenuti chiedono di rivedere l’applicazione delle regole all’interno degli istituti penitenziari. Uno stato forte non tortura i detenuti ma  applica le norme della costituzione riguardanti la detenzione.  Infliggere torture psicologiche fino a portare al suicidio i carcerati e ricordiamo che per il 41 bis la percentuale dei suicidi è 4 volte superiore, rende lo stato perdente. È evidente che più di 700  detenuti al 41 bis sia un numero eccessivo, soprattutto perché tra loro alcuni non sono stati ancora condannati in via definitiva. Lo stato deve cercare nuove forme di detenzione che impediscano la comunicazione con l’esterno ma rispettino i diritti fondamentali dell’uomo, anche se detenuto al 41 bis.
Aspettiamo per Alfredo Cospito di conoscere le motivazioni della Cassazione il 24 febbraio.  Nel contempo l’anarchico è ricoverato in ospedale.

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