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Jafar Panahi regista della pellicola: “IL PALLONCINO BIANCO” sarà premiato al prossimo Bif&st

Jafar Panahi liberato su Cauzione

Al sessantaduenne iraniano Jafar Panahi regista della pellicola: “IL PALLONCINO BIANCO”, splendida metafora del contrasto tra purezza e realtà, il premio Fellini BIF&ST 2023.

di Piero Fabris

La sensibilità è l’arte di cogliere sfumature e contrasti della realtà con quell’immediatezza e forza tale da comprendere nel brivido l’urgenza della coscienza profonda, grazie alla quale e per la quale, la visione del tutto e l’immaginazione trovano nella ricerca del vero, la sostanza umana, lievito per un pianeta armonico. Quando fu data notizia che il regista, attore e sceneggiatore iraniano Jafar Panahi sarebbe stato il presidente onorario della giuria internazionale del Bif&st 2023 ne fui particolarmente entusiasta. Per un attimo mi tornarono alla mente le sue parole: “Quando vidi “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica, esclamai che quella era una pellicola che non mente!”.

Jafar Panahi

Al di là dei suoi riconoscimenti (Pardo d’oro al festival di Locarno per LO SPECCHIO nel 2000, il Leone d’oro alla mostra del cinema di Venezia per IL CERCHIO e l’Orso d’Argento per la miglior regia al festival di Berlino), il regista iraniano con le sue pellicole ha mostrato di essere particolarmente attento alla ricerca di linguaggi cinematografici che offrissero con eleganza semi di Vita, Giustizia e Libertà. Si racconta che fin da bambino fosse mandato dalle sue sorelle al cinema (alle quali era impedito andarci per motivi educazione e religione) e al piccolo Jafar, tornato a casa, toccava narrare non solo la trama della proiezione, ma far sentire le sensazioni provate il più fedelmente possibile. Il film per il Panahi non è strumento di mero intrattenimento quanto veicolo di sensibilizzazione di denuncia, un veicolo che risponde al suo sentire, alla necessità di avere rispetto per quanti dissentono da un regime che toglie dignità alla Donna, che non ha rispetto per la diversità e falcia col terrore il pensiero libero. Ogni sua opera è un atto di coraggio e la sedia vuota del cineasta iraniano è un monito per la cultura mondiale. Ho appena appreso che è stato liberato su cauzione dopo aver avviato lo sciopero della fame e della sete per protestare contro il fatto di essere ancora detenuto nella prigione di Evin a Teheran, nonostante la Corte suprema iraniana abbia annullato la sua condanna. La sua detenzione inasprisce gli animi di tutti gli uomini che credono alla pace come mensa delle difformità e che osano criticare un regime asfissiante. L’arte di Jafar Panahi, con i suoi cortometraggi e lungometraggi, insieme a Abbas Kiarostami è il rappresentante più noto di quel movimento cinematografico “New Wave (onda nuova)” che ha saputo urlare il bisogno di umanità di un paese imbavagliato, schiacciato da un regime totalizzante. Il 28 marzo al teatro Petruzzelli di Bari, gli organizzatori del Bif&st daranno vita a una iniziativa di Protesta e solidarietà con tutti gli “Artisti” perseguitati dal regime degli Ayatollah. Alla manifestazione si prevede la partecipazione di alcuni registi in esilio. Sarà proiettato il film: “Leila’s Brothers” di Saed Roustayi, interpretato dalla popolarissima Taraned Alidoosti, protagonista del film, premio Oscar: “The salesman” di Asghar Farhadi e il film: “Gli orsi non esistono” di Jafar Panahi, una metafora sulla ricerca della Pace.     

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