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Morire di 41bis: Alfredo Cospito

di Cinzia Santoro

Alfredo Cospito è un anarchico in sciopero della fame da più di tre mesi per protestare contro il regime del 41 bis a cui è sottoposto nel carcere di Sassari.
Condannato a 20 anni di detenzione per aver piazzato, nel 2006, due ordigni fuori dalla scuola allievi carabinieri di Fossano, ordigni esplosi di notte e senza causare morti o feriti, l’anarchico è al 41 bis dallo scorso maggio e ora rischia l’ergastolo ostativo dopo che la Cassazione ha rinviato il processo alla Corte d’Appello chiedendo la riqualificazione del reato.


La vicenda Cospito solleva interrogativi nel mondo intellettuale e giudiziale. All’uomo  vengono negati i fondamentali diritti, vive in una cella sotto il livello del mare, le finestrelle anguste filtrano la luce fioca, l’ora d’aria è in solitudine, i colloqui consentiti solo con i familiari e senza contatti fisici. Al detenuto non è permesso di tenere nemmeno la foto dei genitori ormai defunti.
Da qualche giorno sul sito radicali.it è presente un appello al ministro Nordio, appello  che è stato condiviso  da centinaia di cittadini  che chiedono che siano inviati dal Ministro della Giustizia, medici per  visitare Cospito e accertarsi delle condizioni precarie dell’uomo. L’appello è sottoscritto da
numerose personalità del mondo giudiziario e intellettuale come il presidente emerito della Corte costituzionale ed ex guardasigilli, Giovanni Maria Flick, il filosofo Massimo Cacciari, il presidente dell’Unione delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, Moni Ovadia, attore, musicista e scrittore, Luigi Ferrajoli, filosofo del diritto, il missionario comboniano padre Alex Zanotelli, don Luigi Ciotti, presidente di Libera, alcuni ex magistrati come Gherardo Colombo, Nello Rossi, Livio Pepino, e Domenico Gallo.
Il quarto clinico è  molto serio e Cospito rischia la morte.
“Ormai termoregola malissimo, indossa 4-5 maglie addosso, tre paia di pantaloni, ha sempre freddo. Non ce la fa più a camminare nell’ora d’aria, si sente molto debole, tanto che sta utilizzando la sedia a rotelle e questo lo avvilisce molto.  Tutti i valori sono i calo e c’è rischio di edema cerebrale. Ieri mentre faceva la doccia Cospito è caduto e ha sbattuto la faccia, si è rotto il naso. Al pronto soccorso, ha dichiarato la dottoressa Milia, gli  hanno rimesso a posto la frattura scomposta e gli hanno somministrato antidolorifici”. La dottoressa è il medico di fiducia che segue Alfredo Cospito da più di 100 giorni in sciopero della fame e ha affermato che l’uomo non arriverà vivo il 20 aprile, data in cui è stata fissata l’udienza per la revoca del carcere duro richiesta dall’avvocato Flavio Rossi Albertini.
Il Ministro in risposta alla mobilitazione ha diffidato la dottoressa a rilasciare dichiarazioni pubbliche sullo stato di salute del detenuto e una piccola emittente Radio onda d’urto, a diffondere notizie dello stesso. L’accanimento repressivo contro Cospito ha comunque superato le mura carcerarie sollevando indignazione e solidarietà umana. Ricordiamo che la costituzione italiana all’articolo 27  dice:
“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte.” 

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