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Dal modello d’accoglienza Riace al carico residuale di Matteo Piantedosi. Parla Mimmo Lucano ai microfoni di Radio Radicale

di Cinzia Santoro

Mentre in Italia la Presidente Giorgia Meloni con il Ministro dell’Interno Piantedosi, fedeli al loro programma elettorale, proseguono sulla linea di difesa dei confini nazionali, (difesa da chi?) impegnandosi al non rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani in particolare, c’è una voce che da radio radicale ci ricorda la bellezza dell’inclusione e dell’umanità che accoglie il più debole. E’ la voce di un perseguitato, di un uomo divenuto simbolo dell’ingiustizia perpetrata nei tribunali italiani, dove un assassino riesce a farla franca ma Mimmo Lucano viene condannato a 13 anni di carcere perché reo di umanità.  Ascolto Lucano con attenzione e rispetto e mi chiedo come sia possibile  che la legge perseguiti un innocente. Nel resto del mondo l’ex sindaco di Riace è acclamato, solo nell’ultima settimana ha ricevuto la cittadinanza onoraria a Marsiglia.

mimmo lucano
MARSIGLIA-Cittadinanza onoraria a Mimmo Lucano

Il racconto

“Il primo sbarco sulla spiaggia della terra di nessuno è stata una svolta per il paese di Riace. Da quel giorno d’estate di tanti anni fa il borgo diviene il pese dell’accoglienza fino al 2016 anno in cui inizia una nuova storia, quella giudiziaria di cui ancora non è stata scritta la parola fine”.

Mimmo Lucano


Parla Mimmo Lucano, è timido, fa fatica ad aprirsi all’inizio, è umile. Ascoltarlo è  come rivivere un pezzo della nostra storia recente, la storia fatta d’accoglienza e umanità. Il sistema inclusivo dell’accoglienza a Riace, studiato in ogni parte del mondo, viene letto dalla magistratura italiana come un sistema il cui scopo era  un’ associazione a delinquere. Oggi Mimmo Lucano sta vivendo l’appello in secondo grado, dopo una ingiusta condanna a 13 anni e 5 mesi. L’accusa chiede uno sconto di pena, 10 anni e 5 mesi, concentrandosi sulla somma delle pene da infliggere per i reati anche burocratici contestati a Lucano nella gestione del modello di accoglienza a Riace.

L’ex sindaco continua a parlare e dice: “Non si tratta di un modello da me inventato, ho solo studiato un fenomeno che è insito nel nostro territorio. Ho osservato i quartieri bracciantili, dai luoghi semiabbandobati dei paesi delle aree interne della Calabria, dove ci sono stati fenomeni di spopolamento, di rassegnazione sociale, di omertà, luoghi con il destino segnato dell’abbandono. E per quando riguarda i braccianti loro esprimevano il senso della vita comunitaria in modo forte, fondata sui legami sociali e il rispetto che si riferisce alla storia della Magna Grecia,  con il senso sacro dell’ospitalità. Addirittura in quei quartieri non c’erano chiavi alle porte, si poteva entrare in casa tranquillamente.  Allora io ho pensato che quella situazione era l’utopia sociale. E istintivamente ho riprodotto quella storia a Riace. È stato semplice aprire le porte ai migranti e ai rifugiati con il calore umano e questa accoglienza è stata la soluzione ai problemi interni del paese con il recupero dei servizi sociali, della scuola, degli asili, e sopratutto di una speranza. Riace è  stato un luogo che ha dato speranza ma al tempo stesso ha ricevuto speranza.  Riace è stata la risposta alla narrazione criminale della migrazione. Forse in questo è da ricercare la motivazione del volermi a tutti costi incriminare”.
Lucano si anima raccontando con fervore gli anni della bella accoglienza a Riace e continua;

“Non voglio esimermi dalle questioni penali. Il primo avviso di garanzia risale al 2017 con l’accusa di concussione, truffa e abuso d’ufficio. Per l’accusa di concussione c’è da dire che è inventata, in realtà io l’ho subita da parte di persone legate ad ambienti squallidi e potete immaginare cosa voglio dire. Nel 2018 sono agli arresti domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, secondo la procura avevo inscenato un finto matrimonio per concedere un permesso di soggiorno a una ragazza del Ghana, e per turbativa d’asta perchè avevo dato l’affidamento della raccolta dei rifiuti, alla coperativa sociale del luogo, che faceva lavorare disoccupati di Riace e immigrati. Lo stesso GIP delle misure cautelari poi ha disintegrato lo stesso impianto accusatorio. La procura e la mia difesa, avevano fatto richiesta al tribunale del riesame per la revoca delle misure cautelari.  La Cassazione si è espressa sostenendo che il sindaco aveva agito per fini moralmente apprezzabili e rievocando le misure cautelari nel 2019.
Tra le accuse c’è anche l’abuso d’ufficio. Per non incorrere in quel reato avrei dovuto cacciare da Riace  i migranti dopo sei mesi di accoglienza.  Immaginate i bambini inseriti a scuola a settembre e mandati via a febbraio! Non hanno diritto come tutti allo studio e alla stabilità?  Fare ciò avrebbe significato offendere la storia dell’ospitalità del nostro paese e violare il diritto allo studio e i diritti umani. Ci vorrebbero anni per pagare la pena pecuniaria a cui mi hanno condannato in primo grado. Non ho fiducia nella giustizia perché affermare il contrario sarebbe ruffiano. Se mi chiedessero ora di patteggiare la mia pena, in cambio del diniego dei miei ideali, io non lo farei. Non rinuncerei mai alle mie idee, alla storia che è stata quella di un piccolo borgo della Calabria jonica, il cui destino era segnato dallo spopolamento e dal dominio della mafia, il cui complice è lo stato con i suoi poteri forti.
E poi non è vero che c’è stata l’invasione degli stranieri, forse nelle grandi città ma non qui, nei piccoli borghi. Io sono stato sindaco a Riace e mi era facile aiutare i miei cittadini e i migranti.  Ho sostenuto i diritti umani delle persone in fuga dalla guerra, dalla fame e dalla povertà. Ultimi tra gli ultimi vittime di una cultura internazionale di ingiustizia. Aiutando loro rispondevo alle esigenze del nostro territorio. Non mi sono arricchito aiutando gli ultimi . Non c’è nulla di cui mi  devo vergognare. Io rifarei tutto.” 

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