di Piero Fabris

“Armonie Riverse” (edizioni Rupe Mutevole. Pagg.111. € 10,00), il romanzo breve di Rossella Cea, con le sue descrizioni asciutte evoca naturalmente immagini che ben si adatterebbero per un fumetto in bianco e nero. Un ritratto di una generazione simboleggiata dalla figura di Andrea, il protagonista, che preferisce essere chiamato con altro nome (forse il bisogno di sottrarsi a un piano preordinato del tutto calcolato!).

 La scrittrice ben lo tratteggia e l’avvolge con le atmosfere musicali di Rachmaninov, in un velo scuro e aria misteriosa. Il personaggio vive una vita parallela a quella reale, mimetizza il suo rancore verso il mondo delle apparenze piccolo borghesi con un atteggiamento cinico, nel quale nasconde il proprio bisogno di essere presente, ma non in competizione con una società di formalismi piccolo borghesi. Andrea, come tanti giovani della sua età, conformisti nell’anticonformismo, sospesi grazie all’alcool negli vicoli della notte, vince la noia barcollando su una muraglia di contraddizioni, balaustra affacciata a un mare grigio e senza orizzonti nei quali si riflette l’esperienza della precarietà e una forma di sospensione surreale, grazie alla quale si accarezza il cuore autentico del mondo. Fuga e ricerca, sete di autenticità in dimensioni fluide dove l’incontro con l’altro è sintonia d’anime vibranti che sanno ascoltarsi senza parole, nella purezza che pulsa e schiude oltre il torbido come dono della perla preziosa di un’ostrica sottratta all’ansia di essere perfezione nel gioco insostenibile della superficialità. Pagine, paragrafi come spartiti di un amore tossico, contrappunto e rielaborazione di note improvvisate dettate dal profondo per allacciarsi all’universo, all’ordine primordiale e invisibile che nel travaglio del vivere schiude alla consapevolezza del poter essere nella sera culla di tenerezza, manciata di stelle nel buio dilagante, disturbo per le bussole dell’anima.

14 giugno 2022