Mahmoud Darwish poeta della resistenza palestinese ma poeta universale Cultura 21 Marzo 2021 di Cinzia Santoro ________________________________________________________________________________ “Mi affaccio come il terrazzo di casa su quel che voglio Mi affaccio sulla mia immagine che sfugge da se stessa verso la scala di pietra e si porta il fazzoletto di mia madre svolazzante al vento Mi affaccio sui persiani, bizantini, sumeri e suo nuovi profughi Mi affaccio sulla collina di una povera Tagore schiacciata dai carri del bel principe Mi affaccio come il terrazzo di casa su ciò che voglio Mi affaccio sul mio spettro che vive e viene da lontano.” Mahmoud Darwish, poeta palestinese prima, del mondo arabo poi e poeta universale, oggi avrebbe compiuto ottant’anni. Nato in Galilea, subì la nakba come milioni di palestinesi che furono deportati dalle loro terre per mano israeliana. Mahmoud era giovane e lo strappo dalla propria casa, il dolore per la morte della sua gente e della sua identità culturale lo forgiò alla bellezza dei versi. A quattordici anni il suo primo componimento poetico “Scrivi sono un arabo”, pubblicato solo dopo diversi anni all’interno della sua prima collana “Un uccello senza ali”. Lui, Mahmoud diviene il simbolo dei poeti resistenti appena diciottenne, canta il dolore della sua gente. E decide di fuggire dell’orrore dell’occupazione sionista, prima a Mosca, poi al Cairo e infine a Beirut. Qui subisce una trasformazione, lui poeta palestinese e arabo diviene poeta della genti oppresse, massacrate e dimenticate in ogni nazione. “Su questa terra hanno diritto alla vita L’esitazione d’aprile Il profumo del pane Le idee di una donna sugli uomini Le opere di Eschilo L’erba su una pietra Madri in piedi sul filone flauto e la paura di ricordare degli invasori” Mahmoud diviene negli anni dell’esilio, la voce più importante della cultura araba e la sua poesia canta la sofferenza universale. La musicalità dei suoi versi, il suo ritmo possono realizzarsi attraverso il rituale della lettura al pubblico. Egli afferma che solo attraverso la lettura pubblica, la poesia prende vita e coinvolge la voce, l’immagine, il corpo. Fino all’attimo prima della lettura, quei versi sono segreti. Ho amato i suoi struggenti versi da sempre. Se ascoltate le sue poesie, lette dalla voce dello stesso Mahmoud, la bellezza della musicalità e del ritmo della lingua araba vi coinvolgerà. Interessanti le iniziative per la celebrazione degli ottant’anni dalla nascita del poeta. L’associazione Assopace Palestina ha organizzato una serie di incontri e letture, coinvolgendo personalità letterarie del mondo arabo palestinese che amano e studiano Darwish da sempre. Tradotte in italiano le poesie di Darwish sono un dono prezioso di cui tutti dovremmo conoscere, perché recano nei versi l’universale bellezza. Carta d’identità “Prendi nota sono arabo carta di identità numero 50.000 bambini otto un altro nascerà l’estate prossima. Ti secca? Prendi nota sono arabo taglio pietre alla cava spacco pietre per i miei figli per il pane, i vestiti, i libri solo per loro non verrò mai a mendicare alla tua porta. Ti secca? Prendi nota sono arabo mi chiamo arabo non ho altro nome sto fermo dove ogni altra cosa trema di rabbia ho messo radici qui prima ancora degli ulivi e dei cedri discendo da quelli che spingevano l’aratro mio padre era povero contadino senza terra né titoli la mia casa una capanna di sterco. Ti fa invidia? Prendi nota sono arabo capelli neri occhi scuri segni particolari fame atavica il mio cibo olio e origano quando c’è ma ho imparato a cucinarmi anche i serpenti del deserto il mio indirizzo un villaggio non segnato sulla mappa con strade senza nome, senza luce ma gli uomini della cava amano il comunismo. Prendi nota sono arabo e comunista Ti dà fastidio? Hai rubato le mie vigne e la terra che avevo da dissodare non hai lasciato nulla per i miei figli soltanto i sassi e ho sentito che il tuo governo esproprierà anche i sassi ebbene allora prendi nota che prima di tutto non odio nessuno e neppure rubo ma quando mi affamano mangio la carne del mio oppressore attento alla mia fame, attento alla mia rabbia. 21 marzo 2021