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Biden in vino veritas

di Mauro Chirizzi

Il neo presidente della più grande “democrazia” del mondo lascia di stucco tutti accusando il suo alter ego russo Putin, di essere un assassino con l’aggiunta poi di isteriche e non meglio minacce di fargliela pagare. Orbene se non ci trovassimo al 2021 tali affermazioni potrebbero essere comprensibili nel clima di “guerra fredda” degli anni cinquanta, ma oggi?
Come può il Presidente della maggior superpotenza mondiale esprimersi in siffatta cattiva maniera? Possibile che i suoi consiglieri gli abbiano suggerito ciò? Che magra figura per la sua diplomazia? Niente di tutto ciò ! Egli ,infatti, in modo diretto si è espresso con i media come se si esprimesse un liceale invidioso dei voti migliori di un suo collega.

Sorge il dubbio che per l’ira e la veemenza dimostrata ci si trovi in presenza di una conclamata sindrome di Tourette ovvero per le gravissime accuse mosse lo stesso Biden si stesse riferendo al dittatore della Corea del Nord e che solo per un lapsus freudiano abbia poi pronunciato il nome di Putin.

Per quanto ci riguarda rimane un comportamento che lascia di stucco e che nella storia non ha avuto eguali neanche con le scarpate di Kruscov alle nazioni unite ovvero nei deliranti ultimi discorsi di Adolf Hitler durante la capitolazione del Terzo Reich.

Biden: caduta di stile

Oggi un capo di Stato che non si preoccupi rispetto a ciò che dice e che fa è molto preoccupante, specie se come nel caso degli USA dispone di una valigetta entro cui v’è un bottone di colore rosso che decide l’utilizzo di migliaia di testate nucleari.

Il nostro auspicio è che magari tali affermazioni siano state dette a seguito di una abbondante libagione di aperitivi alcolici e ciò ad affermare la vulnelabilità umana, rispetto al “superomismo” di cui spesso sono affetti i potenti nel Mondo.

20 marzo 2021

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