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Coronatempus: Lo stare in casa inizia a preoccuparci e siamo avvolti da confusioni e incertezze. Quale vita dopo il covid19?

 

di Clelia Conte

Prosegue il periodo dello “Stare in casa”: ognuno si è organizzato in base al suo lavoro ed alle sue attitudini. Pensare che da quando esiste Internet si è trasformato il mondo ma in peggio: non abbiamo più bisogno di segretari, non abbiamo più bisogno di imbucare lettere, non abbiamo più bisogno di uscire per acquistare qualcosa, non abbiamo più bisogno di cercare un’informazione o di andare in biblioteca, di inviare biglietti di auguri, di comitive, si è trasformato il sistema economico mondiale, ecc. ecc. ecc. A causa del web, abbiamo perso migliaia e migliaia di posti di lavoro e la possibilità di occuparli. Oggi invece dobbiamo ringraziare il nostro nemico internet che ci permette di lavorare da casa e di tenerci in contatto con il mondo esterno. Eppure un tempo, anche senza telefonini noi ragazzi ci allontanavamo da casa, dovevamo solo dire ai genitori dove saremmo andati e, se ci fosse stato un cambio di programma, avremmo chiamato dai telefoni fissi! Quante cabine telefoniche c’erano sparpagliate per la città. I genitori, oltre ai pochi soldini per la pizza o il gelato (il sabato), ci davano sempre qualche gettone per telefonare in caso fosse successo qualcosa di anomalo!   Eppure oggi, se i nostri figli non hanno sempre il cellulare a disposizione, ci preoccupiamo in modo amplificato rispetto all’epoca perché se i nostri ragazzi non dovessero rispondere alla nostra chiamata oppure dovessero avere il cellulare spento, “apriti cielo”! Pensiamo subito a qualcosa di brutto o di chiamare i carabinieri oppure di rivolgerci a “Chi l’ha visto”.

In questo coronatempus, i figli in casa alcune mamme quasi non li sopportano più e non vedono l’ora di tornare alla normalità per avere campo libero. Altre mamme, (quelle più egoiste), sono finalmente tranquille proprio perché i ragazzi sono incarcerati. Queste ultime (le ansiose), hanno preso colore perché non aspettano più i figli la notte. Ora, munite di disinfettante mascherine e guanti, corrono volentieri a fare la spesa per portare a casa i cibi per i loro pulcini di 20-30 anni!    Ricordo mia nonna, donna classe 1896, quando mi raccontava che durante la seconda guerra mondiale, era andata a prendere la pasta di contrabbando per poter sfamare le figlie. Aveva fatto molti chilometri a piedi e sulla via del ritorno trovò due gendarmi che la fermarono chiedendole cosa portasse fra le braccia. Mia nonna, ancora bella di natura, gli mostrò gli alimenti illegalmente acquistati e col suo volto angelico e pietoso gli implorò di non farle nulla poiché aveva preso soltanto un po’ di pasta per far magiare le sue bambine. I gendarmi chiusero un occhio e la lasciarono andare. Ecco, oggi mi sembra di rivedere quei tempi. In questi giorni ad esempio, un signore anziano che era andato a portare delle cose a sua figlia è stato fermato e multato di 500 euro.

A fare la spesa, solo una persona. Per legge ognuno dovrebbe stare a un metro di distanza. Ma se è così perché quando vado al supermercato le persone mi passano davanti come se niente fosse e si fermano affianco nello stesso scompartimento? Perché non controllano all’interno per vedere se le persone hanno davvero imparato a “stare alla larga” dagli altri? Ma insomma, un metro è un metro!

Altra stupidaggine nella comune problematica dei ragazzi che non vanno a scuola. Infatti nel gruppo delle mamme e ascoltando le mie amiche e conoscenti, abbiamo fatto tutte una disperata osservazione: “Ma se il ministro dell’istruzione Azzolina ha detto apertamente che i ragazzi saranno tutti promossi, si sentiranno tutti autorizzati a non studiare perché tanto saranno promossi ugualmente”. Certo è che il ministro, con tutto il rispetto non è proprio un’aquila! Poteva fare una circolare interna per i professori attraverso i presidi! Povera Italia: i bravi fanno gli scienziati all’estero e i “ciucci” restano tutti nella ridente nazione tricolore e di questo passo ci saranno ancora più asini! Oggi mi sono permessa di entrare in camera di mio figlio (terza media) per chiedergli domani mattina a che ora avrei dovuto svegliarlo per le lezioni online ma lui mi ha risposto nettamente seccato: “Mamma, da domani sono in vacanza!” Menomale che sono tutti in vacanza forzata da un mese! Si ammaleranno di “Poltronite acuta” se continua così!

Insomma, viviamo una situazione di emergenza e confusione: chi affronta con gioia e chi purtroppo con dolore.  Subiamo la nostra libertà vigilata con rassegnazione e anche speranza e timore di non farcela a riprenderci la nostra vita. Uscendo dalle case, sentiamo l’aria pulita e assente di smog, tipico della nostra città ma è un’aria diversa, quella di tristezza e di morte che bussa alla porta senza avvisare le sue vittime.      Ne usciremo più forti e più uniti per ricostruire il nostro mondo? Io dico di si… Almeno lo spero.

8 aprile 2020

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