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Teatro Forma. presentato da Jeff Ballard in anteprima assoluta l’album Fairgrounds all’insegna di un jazz molto esclusivo

 

Romolo Ricapito

di Romolo  Ricapito

In scena al Teatro Forma di Bari il 26 gennaio il gruppo di Jeff Ballard con Fairgrounds, per la rassegna Around Jazz.

La presenza del batterista che ha all’attivo collaborazioni con eccellenze quali Ray Charles, Pat  Metheny e Chick Corea, coincide con la pubblicazione col nuovo album Fairgrounds nel quale Ballard debutta come leader di una propria band, dopo avere supportato altri gruppi e musicisti.

La curiosità che desta il personaggio in questione contempla il suo esprimersi in italiano in modo abbastanza corretto ma  pittoresco. “Abbiamo mangiato già cibo molto buono ed era molto” è stata la frase con la quale il concerto ha avuto inizio pronunciata anche dal chitarrista  Lionel Loueke, mentre impegnato al piano era Kevin Hays, al sassofono Chris Cheek.

La loro musica si attesta immediatamente come un genere molto sofisticato da locale di Harlem. La forte concentrazione dei 4 componenti crea un’atmosfera se non religiosa, sicuramente di notevole impegno nell’esecuzione. Ci troviamo davanti a un gruppo di élite, ovvero per veri appassionati e specializzati. Dopo la lunga jam session d’inizio, vogliamo rendere l’atmosfera descrivendo il look dei musicisti. Il più elegante è senza dubbio l’unico componente di colore, Loueke, in completo scuro e camicia rossa, mentre Ballard ha optato per una camicia bianca e un pratico gilet. Ancora più minimalisti  il sassofonista Cheek e il pianista  Hays che hanno scelto due camicie blu di differenti tonalità di colore.

Il sassofono si impone come strumento portante delineando una traccia sulla quale le altre  strumentazioni creano variazioni sul tema. Non sembrerebbe che il gruppo conceda qualcosa al genere “commerciale”, almeno nella rigorosa prima parte, il che costituisce una marcia in più ma anche un parziale autogol, in quanto i commenti all’uscita sono stati unanimamente  conformi alla difficoltà di comprensione delle partiture, per più della metà della durata dello show.

I vari passaggi risultavano di difficile ascolto per chi non in possesso di un’intensa cultura jazzistica. Per evitare la deriva di un eventuale rigetto, comunque impossibile vista la riconosciuta preparazione del quartetto. i Jeff Ballard hanno via via concesso qualcosa in più a livello di ritmica, con rimandi all’ambient music e suggestioni da “colonna sonora”.

I brani sono stati raramente annunciati, se non in un secondo tempo. Le sonorità si adattano a giornate piovose, essendo la partitura più introspettiva che solare. La tristezza del sax evoca una rarefatta malinconia, che piacerebbe molto a Woody Allen, mentre arriva finalmente il canto sommesso del dandy del gruppo, il chitarrista, che costituisce stavolta lo strumento primario.Le parole, sussurrate e difficilmente comprensibili, creano un’atmosfera più “abbordabile”, calda, in quanto la voce  personalizza ma soprattutto valorizza questo cool jazz che necessita di essere umanizzato.

Il piano infine: dapprima strumento di puro accompagnamento, appare poi decisivo per rendere l’esecuzione ancora più pregevole in quanto l’abilità del maestro Kevin Hays  e la sua versatilità, anche vocale, rende la musica di Jeff Ballard finanche onirica.

“Benvenuti, buonasera” è la frase che apre la seconda parte da parte pronunciata dal leader  il quale spiega di avere eseguito anche un pezzo del flautista  Severino Gazzelloni.

Annuncia dunque il pezzo Line Down . Lo scatenarsi di Jeff Ballard come batterista comporta a un certo punto un grande sforzo  raffigurato nel sudore della faccia, accalorata per  la percussione delle sue magiche bacchette. Con un panno nero egli si asciuga il volto mentre il pianoforte esegue una melodia rilassante che permette al resto del gruppo di avviare una breve pausa.

Tra i pezzi eseguiti, Cherokee Rose dal nuovissimo album e Waterfalls di Paul McCartney.

27 gennaio 2019

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