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Racconti dalla cineteca: “Quando mia mamma mi beccò dentro al cinema mentre guardavo quel film sexy con Dalila Di Lazzaro”

di Romolo Ricapito

Rimembranze da cineteca.

Dalila Di Lazzaro

Anni fa, ero appena entrato nell’adolescenza, smaniavo per andare a vedere il film appena uscito dal titolo “La Ragazza dal Pigiama Giallo”.

La ragione di questa smania era duplice: l’interprete principale della pellicola era Dalila Di Lazzaro, un’attrice che mi piaceva moltissimo.

La cantante che interpretava la colonna sonora scritta da Riz Ortolani era Amanda Lear, appena assurta al trono di regina della discomusic grazie a pezzi come Blood & Honey e soprattutto a quello che ne decretò il vero trionfo: Tomorrow.

Del resto m’interessava poco, ad esempio del primo nome in cartellone: Ray Milland.

Tale attore era un vip di Hollywood credo caduto in disgrazia, o in disarmo.

Se vivesse adesso, avrebbe 110 anni.

Interpretava, se la mente non m’inganna, un ispettore di polizia.

Ma non voglio controllare trama e ruoli su Wikipedia, perché amo conservare i ricordi così come li…ricordo.

Dunque, a proposito della Di Lazzaro, rammento vividamente che pochi mesi prima avevo strappato la sua immagine da un poster cinematografico appeso dalle parti dell’Estramurale Capruzzi.

Ricordo anche che il film interpretato dalla bionda attrice era una commedia all’italiana che vedeva come attori principali nientemeno che Ugo Tognazzi e Mariangela Melato.

Un passante, un uomo sui 40, mi lanciò uno sguardo di rimprovero.

Dunque avevo portato a casa l’immagine della Di Lazzaro strappata dal poster.

Il film me l’ero perso: credo fosse stato proiettato per le feste natalizie.

Mi toccò recuperarlo andando a vederlo da solo in una piccola sala di terza visione citata dallo scrittore Gianrico Carofiglio in un suo saggio su Bari.

Tornando alla Ragazza dal Pigiama Giallo, il manifesto in questione vedeva  invece un corpo nudo di donna, incluso il lato b, sistemato  in una teca di vetro.

Mi ero divertito a ritagliare l’immagine della locandina dalla Gazzetta del Mezzogiorno colorandola coi pastelli a spirito e appiccicandola su un’agenda nella quale disponevo le figure dei miei film preferiti, cantanti e programmi televisivi. L’agenda a causa della colla era diventata strapiena, strabordante e quasi scoppiava.

Tornando al film, il corpo della ragazza interpretata dalla Di Lazzaro era stato bruciato da qualcuno. O meglio, era stata bruciata la faccia.

Dunque il personaggio impersonato dall’attrice friulana era stato reso irriconoscibile.

Per fare in modo che fosse identificato, la polizia aveva racchiuso il corpo mortale e nudo della vittima, appunto, in una teca di vetro, di modo che qualcuno riconoscendola attraverso qualche particolare fisico, rendesse poi possibile la sua identificazione.

In pratica nel film la ragazza interpretata dalla Di Lazzaro (Glenda) credo dovesse essere una cameriera che, trovatasi all’improvviso in gravi difficoltà di sopravvivenza, decideva di botto  di prostituirsi con un trio di uomini.

Di questo trio ricordo un’orribile grassone che si muoveva con grande piacere sul corpo della povera Di Lazzaro L’immagine di questa scena choc mi scandalizzò moltissimo. Dopo il grassone fu il turno dell’l’altro uomo. Il terzo personaggio era un ragazzo timido che assisteva ai rapporti sessuali degli altri due, forse il figlio di uno di essi.

Rammento che non entravo esattamente all’inizio della proiezione, perché allora si poteva accedere nella sala in qualsiasi momento. Mi piaceva di più il sistema di guardare il film, ad esempio, dal secondo tempo e poi rivedere il tutto fino al momento di averlo visionato per intero e ovviamente avendo così  ricostruito la trama.  Il film, visto in tale maniera, mi piaceva di più.  Quindi appena entrato avevo visto la scena testè descritta, che stavo rivedendo per la seconda volta.

Ad ogni modo mia madre piombò dentro il cinema durante questa, diciamo così, scena molto spinta e che però mischiava l’erotismo al dramma e a un certo trash. Va detto che mia madre era solita venirmi a prendere con la 500 di famiglia per portarmi a casa per cena ogni qualvolta andassi al cinema al pomeriggio. In pratica, chiedeva a quelli che controllavano i biglietti di entrare un attimo, mi recuperava e mi portava via.

Allora mia madre davvero incuriosita anche se un po’   scioccata   si sedette per assistere a questa conturbante scena. Ricordo che il cinema era freddo e vuoto. Era una sala enorme con le sedie in legno rigido.

Mia madre non si scandalizzò e disse: “ma guarda che cosa combina questa qua. Mio Dio, come è brutto quel ciccione. E quel povero ragazzo? Etc etc.” In pratica ero stato beccato dalla mia genitrice mentre guardavo un film che da quel contesto si poteva considerare sexy anzi, un po’ porno.

Comunque mia mamma non si scandalizzò e disse alla fine: sembra una pellicola interessante, forse vengo a vedermela da sola questa Di Lazzaro!

 

 

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