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Concerto degli Ephemerals al Teatro Forma. Presentato tra suggestioni vintage e neomodernità l’album Egg Tooth

di Romolo Ricapito

Al Teatro Forma di Bari per il secondo appuntamento della rassegna “Around Jazz” si è esibito la sera di sabato 18 novembre il gruppo britannico  Ephemerals che pratica un genere all’insegna di un soul e funk con influenze jazz.

Per  gli Ephemerals si  è sottolineato nella loro biografia   che trattasi di band giovane, non tanto (o non soltanto) perché di formazione abbastanza recente, ma in quanto l’età media dei componenti del gruppo è 27 anni.
Il giornalista Livio Costarella dell’Ufficio Stampa del Forma nel presentare il gruppo ha sottolineato che il loro brano I Feel so Bad ha totalizzato ben trenta milioni di visualizzazioni su You Tube (la canzone è stata realizzata con l’apporto di Kungs, dj francese che ha reso il sound della band più dance per conquistare le classifiche dei singoli ;  Kungs ha collaborato tra l’altro anche con la famosa Lana Del Ray).
Il nome della band suggerisce che l’effimero è un elemento  fondamentale  nella  precarietà del nostro  presente.
Il cantante Wolfgang Valbrun intona inizialmente una sorta di cantilena parlata mentre gli altri membri accordano gli strumenti e si  sistemano. Tra essi, spicca il produttore e chitarrista Hillman Mondegreen che è il fondatore degli Ephemerals.
Del solista Valbrun  colpisce  immediatamente la voce potente, chiara e limpida che si abbina agli arrangiamenti sinfonici e talvolta acquisisce atmosfere liturgiche. Nel brano di apertura,  The Beginning, si  sottolinea nel testo che la morte è l’inizio di una nuova vita. Quindi si accenna anche alla reincarnazione. Ecco perché si è di fronte a un testo “liturgico”, ossia quasi religioso. Queste note  ipnotiche fanno da contrasto ad altre interpretazioni che denotano come la voce del solista sia più uno strumento vero e proprio che una “voce umana”.
Essa attinge anche al gospel. Trattasi in ogni caso di composizioni di atmosfera come la quarta proposta che è The Omnilogue, tratta dal recentissimo album Egg Tooth.
Qui dominano le influenze jazz. Il testo: “come tu realizzi se sei vivo?Tu eri morto etc,”
Ecco ancora delle liriche dicotomiche che rappresentano il senso dell’esistenza.
La proposta di Get Reborn sempre dall’ultimo cd, che costituisce il corpo di questo concerto, testimonia la varietà di suoni contenuta nel repertorio  di questo gruppo. Insomma l’ensemble di  liriche  e musiche pare una sorta di crayons (matite colorate) giusto per citare l’ultimo album inciso dalla cantante americana Donna Summer, anch’ella icona di contaminazioni.
Get Reborn parla ancora e sempre di rinascita, trasformazione.
Proseguendo, la voce del cantante evoca talvolta gli spiritual con una voce sofferente, come quella che apparteneva ai neri  utilizzati   nelle piantagioni di cotone del profondo Sud degli Stati Uniti,   prima della guerra di Secessione.  .
You Made Us Change è uno dei pezzi più orecchiabili. Trattasi di canzone d’amore dal testo classico e spontaneo. Lo spiritualismo esistenziale cede il passo a una fisicità più rassicurante.
You’ll never see me cry (consigliato il bellissimo video su YouTube) ha uno stile che rimanda ai classici della Tamla Motown, mitica etichetta discografica che lanciò Marvin Gaye e i Jackson 5. Il brano è tratto dall’album Chasin Ghosts.
Qui prevale ancora il tema classico, cioè l’amore.
Qualche curiosità sullo spettacolo. Gli altri sei membri della band (Jimi Needles, percussioni e  batteria, James Graham, piano e organo, Charlotte Ostafew, sax baritono, Rob Jonesm basso, Damian Mclean, tromba, Hillmann Mondegreen, chitarra)  attorniano Wolfgang Valbrun, la voce solista, con uno stile esteriore eterogeneo: ad esempio il batterista ha in capo un cappello rosso con visiera mentre il sax baritono preferisce un berretto più classicamente invernale, abbinato a una camicia colorata e sgargiante. Uno dei componenti  si è messo a piedi nudi, un altro ancora è elegante in maniera ricercata, alla Oscar Wilde, il piano-organista aderisce a  uno stile di eleganza classica.
A un certo punto il cantante solista ha iniziato a compiere un  sussurro nel microfono .
Tale finezza ha reso (volutamente) le frasi incomprensibili mentre i partner di scena si impegnavano a seguire e ad assecondare la genialità di Valbrun. Accovacciati sul pavimento,   sembrano in meditazione, poi si rialzano per concedere il bis battendo le mani e invitando gli spettatori baresi a fare altrettanto, per accompagnare l”ultima esibizione con il pezzo  In and Out.  Sempre tratta dal nuovo cd Egg Tooths la canzone è tra le più orecchiabili, se non la più orecchiabile, a fronte di un repertorio che però come abbiamo visto non cede alla captatio benevolentiae di un genere commerciale, ma   è un misto di suoni classici e moderni atti a ricreare un nuovo sound su ispirazioni e atmosfere del passato.
Il concerto è stato preceduto dal collettivo barese di Thinkaboutit, formatisi nel 2013 e che esercita un sound tra hip hop , rhythm and blues e jazz. Il loro cd In Secondo Piano del 2016 è stato anche riproposto al Forma .
Su note melodiche ricorrenti la vocalità si accentra sul soul .
L’originalità sta nel fatto che i testi sono anche in italiano e non soltanto in inglese.
La musica è ricercata, di atmosfera quasi onirica, pur se accompagnata da un ambito riitmico rilevante.
L’esibizione è stata  e soddisfacente e più che un antipasto ha costituito un primo piatto, per far posto a Ephemerals.
19/11/2017

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