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Al Teatro Forma i Musica Nuda: concerto  che dall’essenziale passa alle cover e alle novità dell’ultimo album “Leggera”

di Romolo Ricapito

  Al Teatro Forma si è esibito il duo Musica Nuda composto dalla cantante Petra Magoni e dal contrabbassista Ferruccio Spinetti.

Il titolo del concerto era “Leggera” come l’ultimo album pubblicato nel 2017 per la Warner e che dunque ha costituito il piatto forte dello spettacolo, completato con le esibizioni di note cover in chiave jazz  che hanno condotto  il  gruppo al grande successo, avviatosi  nel 2004 col primo cd  Musica  Nuda contenente  brani come I Will Survive di Gloria Gaynor  e  Roxanne dei Police. Quest’ultima la riascolteremo nella play list concepita per il Teatro Forma, che ha già visto il duo protagonista un anno fa.
Un successo, si diceva, immediatamente da classifica, ovvero già agli esordi della formazione, ma non previsto o concepito a tavolino per finire nelle chart tradizionali,  perché la loro musica, proposta in modo scarno ed essenziale, non appartiene  ai canoni della musica commerciale.
Petra Magoni che aveva all’attivo una carriera da solista con ben quattro album e una partecipazione al Festival di Sanremo nel 1987 con “Voglio un Dio” (arrivata in finale tra le Nuove Proposte) si è presentata sul palco in giacca bianca, portata aperta su una   maglia a sfondo nero riproducente una tigre e pantaloni scuri.
Largo dunque alle interpretazioni di “Leggera” che includono rimandi al passato, con sperimentazioni vocali e ripetizioni nel testo (“Tu lo sai se splende il sole corro da te etc..”) .
Per inciso nei primi brani il duo non interagisce a parole col pubblico, non annunciando cioè le proprie canzoni.
Questo crea, almeno inizialmente, un aspetto di  straniamento e freddezza al quale segue l’interpretazione del noto pezzo Ain’t no Sunshine del musicista afro-americano Bill Withers.
Tale standard sgela un po’ l’atmosfera, sottolineando le prerogative del duo, che sono  appunto quelle di  rendere la bellezza di  certi classici del pop, del rock o del blues  in maniera scarna e senza fronzoli, valorizzando dunque le partiture originali.
La Magoni si contrappone alla musica del partner con molti acuti, sfidando il contrabbasso.
La riuscita, enfatizzando tale tecnica, risulta opinabile e a volte fredda.
Proseguendo nell’esecuzione dell’album Leggera, con frasi del genere “lei ti leverà la sete, solo se vorrà”, continuando a non annunciarne i titoli, la Magoni batte col tacco sul palcoscenico per sottolineare a volte il ritmo, mentre si “esercita” in vocalizzi senza la pronuncia di parole, con note molto alte, raggiungendo (per spiegare meglio) l’effetto di Mina con la sua  celebre hit “Brava”,
La voce qui è utilizzata soltanto come strumento fino a che,  appunto,si  fonde totalmente  col contrabbasso.
La cantante poi annuncia il ritornello del brano Feltrinelli che recita: “Feltrinelli e poi tranquilli”.
Nell’originale la canzone includeva la partecipazione di Fausto Mesolella degli Avion Travel scomparso nel 2017  due mesi dopo l’uscita del disco, prima della partecipazione dello stesso ai concerti del Nada Trio, che formava con Nada Malanima e lo stesso Ferruccio Spinetti (il cd da promuovere era La Posa).
Il brano eseguito parla ovviamente di librerie, ma “dagli  scaffali polverosi” e facenti parte della famosa catena, la Feltrinelli
La Magoni chiede l’intervento del pubblico per il ritornello:” Feltrinelli e noi tranquilli.”
Ma la cosa riesce davvero male, anche per la non esaltante bellezza del brano in questione.
Dunque Petra Magoni (originaria di Pisa) continua con degli acuti alla Nina Hagen.
Qui la voglia di confrontarsi con lo  strumento del partner diviene a volte tediante, ma vinta  (per fortuna) dalla riproposta di Tutto Nero, cover dei Rolling Stones (Paint it black) e  grande successo di Caterina Caselli.
La Magoni a un certo punto si siede in platea, al centro e in prima fila .
La sua bravura, va detto,  è indiscutibile:   ecco  allora un’esibizione con grida di gabbiani sull’onda della compianta Giuni Russo, più alcune sperimentazioni “alla Bjork”
Lo standard di Amara Terra Mia, di Domenico Modugno, preso d’assalto dai musicisti delle ultime generazioni, da  il “la” a un’interpretazione urlata che configura la drammaticità del pezzo.
Va   detto  che  però, anche qui,  urla e sperimentazioni sono di troppo; ma c’è una parte dell’esecuzione in parte sussurrata, non sovraccarica e quindi decisamente meglio riuscita.
Il duo ospita un percussionista (“Tonino”) durante una canzone che è uno  scioglilingua incomprensibile, o meglio, indistinguibile. Magoni qui per aiutarsi usa  il leggio.
Quindi col partner “originario,” seduti su una sola sedia, propongono Come si canta Una Domanda. Il pezzo, scritto da Spinetti con Peppe Sevillo è una canzone di approccio più facile rispetto alle altre di “Leggera “, ovvero  tradizionale, ma non troppo scontata.
Mentre Zitto Zitto, scritta da Susanna Parigi e Kaballà propone un testo che recita: sono stanca di sfidarti , di aspettare che tu prenda la patente.
La canzone comunque non è originale e rimanda a pezzi polemici contro “il maschio” come Non sai fare l’amore di Ornella Vanoni  o “Che Brutto Affare” scritta da  Franco Califano per Jo Chiarello.
A questo punto Ferruccio Spinetti si ritaglia un ruolo parlante: il gruppo, che esiste da 15 anni, è da  considerare appunto un “gruppo” (come Dik Dik e Camaleonti) e non “un duo”.
Dopo alcuni aneddoti, come quello che li vide “protagonisti” di un concerto a  Polignano a Mare nel 2003 con  soltanto 13 spettatori, l’esecuzione di Roxanne dei Police.
Questo si attesta come il pezzo più ammirato e riuscito nell’esecuzione. Viene dunque proposto un brano di Virginio Savona del Quartetto CetraIl Cammello e il Dromedario, ma è solo una scusa per rievocare successi  come The Final Countdown, il tema della famiglia Addams e l’Italiano di Toto Cutugno.
Questa boutade, alle fine eccessiva, perché allungata con altri brani, come il tema della Pantera Rosa,  stride ovviamente col resto del concerto, mentre You’re the One that I  Want della Newton John e Travolta, da Grease, segna l’intenzione del gruppo di volersi divertire, ormai quasi terminata la serata . I bis: su richiesta del pubblico La Canzone dei Vecchi Amanti (La Chanson des vieux amants) di Jacques Brel e Come Together dei Beatles.
Anche in quest’ultima esecuzione il gruppo  dà il meglio, cioè    allorquando  propone (senza stravolgerli) successi-capolavoro del passato, ma offerti nella loro integrità e con i dovuti aggiustamenti del caso.
In definitiva, il concerto ha rivelato il grande talento del duo-gruppo, che però andrebbe meglio canalizzato nelle esecuzioni dal vivo, onde evitare “troppa carne al fuoco” in una sola serata e forme di istrionismo che, anziché sottrarre (come nella musica nuda della denominazione) aggiungono troppi ingredienti, a volte anche inutili.
25 marzo 2018 

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