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Il Bif&st 2023 parte alla grande con Gabriele Salvatores al Petruzzelli

bif&st 25 marzo 2023

di Anna Gomes

Il regista, premio Oscar Gabriele Salvatores inaugura il Bif&st con la prima masterclass. Dialoga con Enrico Magrelli

Dopo il saluto inaugurale del Presidente del Bif&st, Felice Laudadio, ha aperto ieri la prima delle Master Class, al Teatro  Petruzzelli di Bari, il regista italiano Gabriele Salvatores, classe’ 50, napoletano, vincitore dell’Oscar  per il suo film “Mediterraneo”, miglior film in lingua straniera, nel 1992.

Dopo la proiezione di  Nirvana, entra in scena ed alla domanda se è stato felice di vincere l’Oscar nel 92, lui risponde: “Non me l’aspettavo proprio di vincere quell’Oscar, in tutta franchezza è stato un colpo di fortuna” e sorride ironico al pubblico numeroso del Teatro. “Comunque è al sicuro in banca“ e accenna ad un sorriso.

É così che si presenta Salvatores, magro, alto, un tantino invecchiato, ma molto ironico sulla sua carriera e sulla sua vita. Confessa di essere stato seguito da un analista in questi ultimi anni e di avere un solo rimpianto, quello di non aver avuto figli, e quando un giovane dal pubblico gli dice, ma lei ha avuto i suoi film, lui risponde: ”Un film non lo puoi abbracciare” e mima un abbraccio.

“Che cosa significa fare il regista oggi?” Inizia a domandargli il suo interlocutore sul palco del teatro. 

“Fare un film è più arduo di quello che si pensi…Ci deve essere un lavoro di squadra e non c’è solo il regista, ma gli autori di un film sono tanti, cominciando da chi l’ha scritto”“poi ci sono gli attori, con cui ho sempre un rapporto d’amore e protezione fino all’ultimo…Il film è sempre vicino alla vita, perché è la vita stessa, anche se metto sempre la vita al primo posto, dopo la mia malattia…Eppure Hitchcock preferiva il cinema alla vita” e fa accenno al regista inglese.

Enrico Magrelli e Gabriele Salvatores

“Sto pensando al prossimo film, probabilmente sarà di fantascienza, e mi fa paura pensare al mio nuovo film ma nello stesso tempo mi affascina”. “Certamente questa paura si attenua il giorno del primo Ciak, quando comunque  sul set devi controllare tutto, e minimo ci sono sessanta persone da seguire che mi chiedono cosa devono fare e magari neanche io lo so in quel momento.” E continua ”È bello vedere che in sala montaggio, il tuo film si sta realizzando, abbandonarsi al sogno che non sai dove ti porterà”.

E poi il regista napoletano fa un accenno alla sua vicinanza spirituale alla religione induista, dopo un viaggio in India con la sua compagna, dichiarando che loro credono nella reincarnazione mentre noi no, ovviamente.

“In questa vita nasci e muori tante volte, il dolore e la gioia si alternano fino alla fine” conclude il regista.

“Il cinema è in crisi dopo la pandemia, soprattutto in Italia mentre i giovani per esempio in Francia e in Spagna vanno di più” e quando una signora dal pubblico gli chiede di inserire dei laboratori di cinema nelle scuole, lui acconsente con entusiasmo a questa nuova proposta, sempre sorridendo.

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