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La distruzione del patrimonio culturale in Artsakh come crimine contro l’umanità nella conferenza di Berna  

Conferenza sul patrimonio culturale in Artsakh a Berna
Maria Silvia Quaranta

di M. Siranush Quaranta

Promotori della conferenza di Berna sull'Artsakh
Promotori della conferenza di Berna sull’Artsakh

Dal 27 al 28 maggio 2025 si sta svolgendo a Berna, in Svizzera, una conferenza internazionale dal titolo “Religious Freedom: Preserving Armenian Spiritual, Cultural and Historical Heritage in Artsakh/Nagorno-Karabakh”. L’iniziativa è stata promossa dal Catholicos supremo di tutti gli Armeni, Karekin II, insieme al Consiglio Ecumenico delle Chiese (World Council of Churches), con il segretario Rev.mo dr. Jerry Pillay e alla Chiesa Protestante Svizzera, con la presidente Rev. Rita Famos. L’obiettivo principale dell’evento è quello di mettere in luce e denunciare la situazione critica in cui versa il patrimonio culturale e spirituale armeno in Artsakh, in seguito all’escalation del conflitto con l’Azerbaigian.

Sua Santità Karekin II ha tenuto in presenza il discorso inaugurale della conferenza – accompagnato da una delegazione composta da S.E. il vescovo Hovakim Manukyan, Primate della diocesi armena di Gran Bretagna e Irlanda, S.E. il vescovo  Partev Barseghyan, Primate della diocesi di Gegharkunik e S.E. il vescovo Garegin Hambardzumyan, Direttore del dipartimento per le relazioni interecclesiali della Santa Sede di Etchmiadzin -, mentre Sua Santità Aram I ha pronunciato il suo discorso in collegamento video dal Monastero di Antelias, in Libano.

Arrivo di S.S. Karekin II a Berna
Arrivo di S.S. Karekin II a Berna

Nel suo intervento Karekin II ha esposto con forza e urgenza la necessità di proteggere l’eredità spirituale, culturale e storica dell’Armenia in Artsakh. Ha descritto la drammatica condizione del popolo armeno in seguito alle guerre del 2020 (la “guerra dei 44 giorni”) e alle operazioni militari del 2023, che hanno portato all’occupazione dell’intera regione e allo spopolamento completo della popolazione armena. I suoi toni sono stati particolarmente accesi nel denunciare che gli armeni sono stati privati del loro diritto fondamentale di vivere, creare e coltivare la propria cultura su una terra che abitano da secoli.

Il Catholicos ha ricordato che, parallelamente alla conquista territoriale, è in atto una sistematica distruzione del patrimonio armeno da parte dell’Azerbaigian, e ha accusato quest’ultimo di attuare politiche di “pulizia culturale” con il fine di riscrivere la storia del Nagorno-Karabakh cancellando le tracce armene e sostituendole con un’identità fittizia caucasico-albanese.

Continuando nel suo discorso, egli ha anche sottolineato il drammatico destino dei leader politici di Artsakh, dei civili e dei prigionieri di guerra armeni, che secondo lui sono attualmente detenuti illegalmente in Azerbaigian. Ha denunciato i “processi farsa” a cui vengono sottoposti, condotti in totale violazione del diritto internazionale e alimentati da un clima di odio etnico e di armenofobia.

Karekin II durante il suo intervento
Karekin II durante il suo intervento

Secondo il Catholicos, queste violazioni non sono incidenti isolati ma fanno parte di una strategia più ampia volta a colpire il popolo armeno nella sua identità, nella sua fede e nella sua cultura. L’occupazione militare e la deportazione forzata degli armeni dalla loro patria ancestrale sono solo una parte di un progetto di più ampio respiro volto alla cancellazione totale della presenza armena in Artsakh.

Un punto cruciale del discorso ha riguardato la distruzione sistematica dei monumenti religiosi e culturali armeni. Karekin II ha citato numerosi esempi, tra cui: la demolizione di chiese cristiane; il danneggiamento e la profanazione di cimiteri armeni; l’abbandono o la riconversione di edifici storici religiosi; l’occultamento e il rinominare i monumenti con nomi azeri o “albanesi caucasici”.

Secondo il Catholicos, questa attività è accompagnata da un’opera propagandistica da parte dell’Azerbaigian volta a far credere che tali monumenti non abbiano origine armena, ma siano invece parte della cultura albanese caucasica, una narrazione storicamente infondata e strumentalizzata per giustificare l’appropriazione culturale. Sua Santità ha duramente criticato l’Azerbaigian per il suo atteggiamento di chiusura e rifiuto nei confronti degli appelli della comunità internazionale. Ha ricordato che: nel 2022 il Parlamento Europeo aveva approvato la Risoluzione n. 2582 sulla distruzione del patrimonio armeno in Nagorno-Karabakh; l’UNESCO aveva proposto una missione per valutare lo stato di conservazione dei monumenti armeni in Artsakh. Entrambe le iniziative sono state ignorate o apertamente rifiutate dal governo azero.

Uno dei messaggi più forti e universali del discorso è stato che i crimini culturali non sono solo reati contro una specifica comunità o nazione, ma rappresentano un’offesa all’intera umanità. Il Catholicos ha affermato con decisione che “i crimini culturali non conoscono confini” e che devono essere combattuti ovunque si manifestino, perché minacciano i valori fondamentali della convivenza, della tolleranza e della dignità umana.

Ha anche sottolineato come l’impunità per tali crimini incoraggi ulteriori atti di violenza, creando un precedente pericoloso per altri conflitti nel mondo. In un passaggio toccante ha dichiarato che la protezione del patrimonio culturale è “non solo un dovere sacro, ma una necessità per preservare la storia, la fede e l’identità dei popoli”.

Karekin II ha rivolto un appello diretto alla comunità internazionale, chiedendo: un intervento urgente per proteggere i monumenti e i siti religiosi armeni in Artsakh; il ritorno sicuro degli armeni sfollati alle loro case; il rilascio immediato dei prigionieri di guerra armeni detenuti in Azerbaigian. Ha invitato le istituzioni e gli stati a non rimanere indifferenti di fronte a questi crimini, sottolineando che la pace e la riconciliazione tra i popoli non possono basarsi sull’ingiustizia e sulla cancellazione della memoria storica di un’intera nazione.

A conclusione del suo intervento Karekin II ha ringraziato le Chiese cristiane sorelle e le organizzazioni ecumeniche per il loro sostegno continuo alla causa armena, esprimendo riconoscenza per il loro impegno nel difendere i diritti del popolo di Artsakh e nell’alzare la voce contro le ingiustizie perpetrate. Ha augurato pieno successo alla conferenza e ha espresso la speranza che l’incontro di Berna possa contribuire a smuovere le coscienze e a promuovere un’azione concreta a difesa del patrimonio culturale armeno.

L’intervento del Catholicos Karekin II alla conferenza di Berna rappresenta un grido di allarme ma anche un appello alla responsabilità collettiva. La distruzione del patrimonio culturale armeno in Artsakh non è solo una perdita per il popolo armeno, ma un affronto ai valori universali di convivenza, pluralismo e rispetto per la diversità; occorre fare un appello al mondo affinché la giustizia, la verità storica e la dignità dei popoli non vengano sacrificate sull’altare della geopolitica o dell’indifferenza.

S.S. Aram I in collegamento dal Libano
S.S. Aram I in collegamento dal Libano

Sua Santità Aram I, Catholicos di Cilicia della Chiesa apostolica armena, si è soffermato sui medesimi punti: un intero popolo in Artsakh è stato sradicato dalla sua patria secolare e giorno dopo giorno il suo patrimonio religioso, culturale storico viene sistematicamente distrutto sotto gli auspici dello Stato azero; ciò che è accaduto nel 2023 continua ancora oggi ed è un genocidio (il genocidio commesso dalla Turchia nel 1915 viene oggi perpetrato dall’Azerbaigian con una nuova metodologia e con crescente intensità, indicando come la storia si ripeta); il diritto internazionale condanna chiaramente il genocidio e garantisce il ritorno degli armeni nella loro patria, l’Artsakh: è dovere delle chiese, del Consiglio Ecumenico delle Chiese e di tutti i gruppi di buona volontà di rispondere concretamente a questi passi e diventare partecipi e testimoni del ripristino della giustizia e della pace.

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