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Maria Pia Latorre presenta “A passo di donna”

di Anna Materi

Per parlare di parità di genere mi tocca farlo sottovoce, perché io non
debba disturbare il sonno eterno di tutte coloro che della parità di genere
son morte. Della morte però parlerò un’altra volta, ora voglio proprio
interessarmi alla parità di genere con uno slancio di speranza, tenacia e
forza.

Mi guida a parlarne una novità letteraria intrepida ed indomita, “A PASSO
DI DONNA”, a cura di Maria Pia Latorre per Adda Editore. Nella prefazione
la curatrice è molto chiara: “(La donna, n.d.r.), per tutto il cammino
dell’antichità, ha accettato supinamente di stare dietro le quinte della
storia, assolvendo alle funzioni assegnatele dall’uomo, senza fare
opposizioni. Cinquemila anni di sopraffazioni che oggi stiamo ancora
pagando”.
L’opera quindi raccoglie i racconti di donne “che sono state capaci di
trasformare lo svantaggio socioculturale in opportunità, donne che hanno
fatto della limitazione un riscatto, donne che possono diventare modelli
di realizzazione e di speranza per tutti”. Dodici racconti per nove autori,
nello specifico Angela Aniello, Claudia Babudri, Nicola De Matteo, Lucia
Diomede, Federica Introna, Maria Pia Latorre, Loredana Lorusso, Sandro
Marano e Paola Santini.

Quando ho incontrato gli autori presso la magnifica cornice della sede
dell’editore Adda ho finalmente, dopo un periodo di silenzio inumano,
sentito parole cariche di forza e coraggio. Perché non è il solito libro che
racconta di donne che ce l’hanno fatta? Perché davvero raccoglie
biografie romanzate di donne che hanno vissuto nel silenzio la loro
splendida vita e, alla fine del racconto ogni autore ha anche curato una
scheda con “ANALISI DEL TESTO E RICHIAMI INTERDISCIPLINARI”.
La volontà degli autori e dell’editore Adda, “Magnifico Lorenzo”
dell’editoria barese, è dapprima quella di coinvolgere gli studenti,
attraverso l’intrigo e la curiosità,

alla conoscenza di donne sensibili, intrepide, coraggiose, per poi suscitare un momento di riflessione
attraverso l’opportunità offerta dagli spunti di approfondimento della
scheda di analisi.
Conosceranno, gli studenti, i docenti e noi tutti lettori, ad esempio il
magistrale e sopraffino lavoro di ricerca delle fonti storiche, ad opera di
Lucia Diomede per raccontare, senza fronzoli, ma con veritiero acume, le
storie delle prime sindache d’Italia, elette in principio come consigliere
comunali, delle Madri Costituenti, ben ventuno e quindi non solo Padri, e
di Giustina Rocca, della quale si sa con precisione solo l’anno della morte,
1502, come prima giudice pugliese. Per Claudia Babudri è di vitale
necessità il “ricordare”, che per le giovani generazioni significherà non
perdere la memoria del passato, conoscere la vita di chi ci ha preceduto,
come ad esempio di Cristina da Pizzano, nata a Venezia nel 1356 docente
di Medicina ed Astrologia, vissuta alla corte di Carlo V re di Francia, per
farne tesoro, perché il passato sia esempio e slancio verso il futuro.

Federica Introna, nel raccontare la “sua” Sulpicia, ci riporta al I sec. A.C.,
nella Roma in cui la donna “non ha nome, si chiama col nome della sua
famiglia, una donna a Roma passa dall’autorità del padre a quella del
marito, una donna a Roma non può rendere pubbliche le sue
composizioni”.

a passo di donna

Sulpicia però non si arrende e pronuncia il suo amore per
Cerinto, complice l’amico Tibullo che in lei riconosce una forza della
natura perché per Sulpicia la Poesia non è uno sfogo del momento, ma un
modo per definire ciò che sente, la sofferenza d’amore per Cerinto unita
alla pena di non poter decidere da sé il proprio destino. Quando le sue
poesie vennero conosciute si parlò di una tecnica misera, dell’utilizzo di
un latino inferiore, proprio perché non si voleva riconoscere che anche
una donna fosse in grado di comporre in versi – e che versi! – con tecnica
e contemporaneamente con passione viscerale. Per la curatrice dell’opera
Maria Pia Latorre, anche lei autrice di due biografie romanzate, è stata
viva la volontà di portare alla luce le vicende di due donne importanti, le
cui storie di vita sono storie “forti”, necessarie al nostro essere donne del
nuovo millennio, perché ognuno degli attori sociali, dagli educatori
istituzionali alle famiglie, dalle agenzie formative formali a quelle

informali, faccia la propria parte per prendere coscienza che siamo di
fronte ad una vera e propria emergenza sociale ed è necessario mettere
in atto azioni politiche, ma soprattutto civili e sociali.
Non solo donne che parlano di donne, perché l’animo gentile non ha
sesso e non è appannaggio solo delle donne. Anche gli scrittori Nicola De
Matteo e Sandro Marano si dimostrano essere validi alleati delle donne al
servizio dei più umili, come Marano racconta della vita di Evita Peron.

Ultimo, ma non per ultimo, l’intervento illuminato e illuminante
dell’editore Adda che punta ad evidenziare quanto sia necessario
“investire sul local e non sul global, perché una produzione editoriale di
alta qualità deve investire sulla cultura locale. Questa getta il seme
dell’iniziativa culturale che deve germogliare per permettere una crescita
sociale. Se ci facciamo sommergere dalle centinaia di pubblicazioni
prodotte giornalmente, perdiamo di vista la sfida culturale che solo le
parole permettono: dobbiamo dare voce agli intellettuali del territorio
affinchè si possa stimolare un cambiamento socioculturale”.
L’opera si presta a diventare agevolmente libro di testo nelle scuole,
perché è dal basso che parte lo slancio verso l’alto del cambiamento. I
nostri bambini, figli, studenti, noi stessi adulti dobbiamo farci travolgere
da questi racconti e pensare che il nostro passato ci appartiene anche
quando non implica legami di sangue, ma soprattutto legami di
sofferenza, di storia, di riscatto.

13 novembre 2024

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