Il ritorno del cardinale Gregorio Agagianian in Libano Cronaca Notizie dal Mondo Religione 21 Settembre 202423 Settembre 2024 di M. Siranush Quaranta Dal 12 settembre, a 53 anni dalla sua morte, il corpo del servo di Dio cardinale Krikor Bedros Agagianian riposa nella sede patriarcale in Libano. Il cammino verso il Libano è iniziato durante la notte quando la bara contenente il suo corpo incorrotto è stata traslata dal sepolcro, collocato presso la chiesa di San Nicola da Tolentino a Roma accanto al Pontificio Collegio Armeno, per essere poi portata all’aeroporto di Fiumicino dove con il volo della compagnia aerea MEA, è giunta nel pomeriggio, verso le 16, in Libano. Ad accompagnare la venerabile salma facevano parte uno dei suoi successori, Raphael Bedros XXI Minassian, patriarca armeno cattolico di Cilicia, padre Carlo Calloni, postulatore nel processo di canonizzazione di Agagianian, il suo assistente padre Antoine Hattat (entrambi appartenenti alla congregazione dei Cappuccini), nonché padre Khatchig Kouyoumjian, la signora Alessandra Scotto, giornalista, scrittrice responsabile della commissione storica del processo di canonizzazione. La presenza del patriarca non è stato solo un atto di rispetto ma di riconoscenza per un uomo che ha avuto un’importanza notevole nella sua vocazione, avendolo conosciuto personalmente. A portare Agagianian sulla via del ritorno in Libano anche i due piloti armeni della Middle East Airlines: il pilota libanese-armeno Hagop Nigoloian e il copilota Harout Artinian. Arrivo delle spoglie di Agagianian all’aeroporto di Beirut Dopo tre ore di volo l’aereo è atterrato all’aeroporto Rafic Hariri di Beirut, dove il Servo di Dio ha ricevuto un’accoglienza ufficiale, scortato fin dalla discesa dall’aereo dai componenti della delegazione, fino alla sala lounge dell’aeroporto, dove erano ad attenderlo i vescovi della Chiesa armeno-cattolica e i membri del clero, i rappresentanti del governo libanese, i rappresentanti delle altre comunità cristiane. Subito dopo il corteo si è diretto verso la piazza dei Martiri, in pieno centro, tra due ali di folla gioiosa e commossa, dove migliaia di persone cercavano di toccare la teca di vetro. Qui si è svolta la solenne cerimonia, alla presenza delle più importanti personalità civili e religiose, tra cui il primo ministro Najīb Azmī Mīqātī e il cardinale Béchara Boutros Raï , il patriarca di Antiochia dei maroniti, nel segno del dialogo di pace interreligioso in un paese segnato da eterni conflitti. Per questo motivo il patriarca Minassian ha voluto che a portare a spalla le spoglie di Agagianian, riposte in una teca di vetro, verso l’altare, appositamente allestito per l’occasione, fossero giovani religiosi appartenenti a dodici confessioni diverse. Dopo gli inni nazionali libanese e armeno e le preghiere iniziali, è stato proiettato un documentario sulla vita del porporato. Durante il suo discorso il patriarca Minassian ha ricordato gli ultimi giorni di vita di Agagianian, condividendo la propria esperienza personale di giovane seminarista, raccontando il profondo desiderio che animava il cardinale in quell’ultimo periodo di vita, delineando l’immagine di un uomo che nonostante la sofferenza e l’ imminente morte, mantenne sempre uno spirito elevato trovando conforto nella speranza di una chiesa che riuscisse a recuperare in sè la forza per affrontare le sfide del suo tempo. Egli da giovane seminarista aveva vegliato il cardinale defunto assistendo ad un fenomeno misterioso, il sudore che traspariva dal suo corpo privo di vita, pensando sempre che si trattasse un segno di Dio, come confermato poi dall’esumazione nel 2022, in vista della causa di beatificazione, con le spoglie ancora intatte segno di santità. Il patriarca ha terminato il suo discorso con un ultimo ricordo legato ai giorni che precedettero la sua morte, dopo aver già perso la vista:” Ora non posso fare più nulla per voi, ma se Dio vuole potrò farlo dopo la morte”. Il cardinale Agagianian, già prefetto della Congregazione di Propaganda Fide e dal 1937 patriarca di Cilicia degli armeni è stato capo della Chiesa cattolica armena. Ricordiamo che il 28 ottobre 2022 nella basilica di San Giovanni in Laterano si è aperta la fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione del cardinale. Durante il rito l’allora vicario generale di Roma cardinale Angelo de Donatis ebbe a dire che il patriarca riuscì a guidare il suo popolo come un buon pastore; negli anni della persecuzione sovietica egli fu il primo a far edificare a Beirut un monumento per i martiri armeni. Le spoglie mortali del servo di Dio Agagianian Nato a Akhaltsikhe, oggi in Georgia, il 18 settembre 1895 Ghazaros Lazarus Agagianian venne ordinato sacerdote nel 1917. Fu a causa delle persecuzioni sovietiche se dovette lasciare la terra natale nel 1921 per trasferirsi a Roma dove inizialmente insegno presso il Pontificio Collegio Armeno diventandone poi il rettore dal 1932 al 1937. Fu Papa Pio XI ad eleggerlo vescovo titolare di Comana di Armenia l’11 luglio 1935, mentre venne eletto patriarca di Cilicia degli armeni il 30 novembre 1937. Nel 1943 era stato naturalizzato libanese. Infatti, anch’egli faceva parte del popolo scampato al genocidio armeno del 1915, e quindi aveva scelto il Libano come seconda patria, una Nazione che resta terra di incontro islamico- cristiano in un messaggio di pluralismo per l’Oriente e l’Occidente. Un altro Papa, Pio XII, nel 1946 lo nominò cardinale di Santa Romana Chiesa, mentre nel 1960 con Giovanni XXIII divenne Prefetto della Congregazione di Propaganda Fide. Durante il Concilio Vaticano II fece parte della commissione direttiva, ed ebbe un ruolo rilevante come moderatore e presidente della commissione per le missioni, e nel 1963 prese parte al Conclave che elesse Paolo VI, il quale nel 1970 lo promosse cardinale vescovo del diocesi di Albano. Durante il conclave del 1958 il suo nome venne votato dai cardinali come possibile successore di Papa Pio XII, e a riferirlo fu lo stesso Giovanni XXIII che venne poi eletto al suo posto. Celebre la sua frase:” Sapete -disse il Papa agli alunni del Pontificio Collegio Armeno nel 1959- che il vostro cardinale ed io eravamo come appaiati nel conclave dello lo scorso ottobre? I nostri nomi si avvicendavano su e giù come i ceci nell’acqua bollente”. Il cardinale è morto a Roma il 16 maggio 1971. Come ha ricordato il patriarca Minassian:” in questi giorni difficili e nei pericoli che circondano il Libano, abbiamo deciso di portare qui le spoglie del servo di Dio per un alto obiettivo, per mostrare al mondo la nostra coesione, solidarietà e amore reciproco tra le confessioni religiose e tutti i partiti. Per questo a portare qui sull’altare la teca sono stati 12 giovani in rappresentanza del nostro popolo. Chiedo a Dio e al suo servo Agagianian di guardare ciascuno di noi e di guidarci in questi giorni difficili che stiamo attraversando. Prendiamo l’iniziativa per la riconciliazione nazionale e politica affinché la nostra patria, il Libano, possa ritrovare la sua bellezza”. Arrivo del venerabile corpo nella Cattedrale di Beirut Arrivo del venerabile corpo nella Cattedrale di Beirut Alla fine della cerimonia il corpo del cardinale è stato portato, nuovamente in processione, verso la Cattedrale armeno-cattolica dei Santi Elia e Gregorio Illuminatore, dove domenica15 settembre dopo la Santa Messa e un’ultima esposizione ai fedeli, è stato deposto in un nuovo sepolcro realizzato per l’occasione. Un apprezzamento va dunque al patriarca Minassian, che ha orchestrato tutto l’evento sin dalla sua progettazione, e che ha stupito per la sua saggezza e umiltà, volendo seguire da vicino il corso del viaggio delle spoglie del cardinale Agagianian non dal suo ufficio ma ad personam. Certo oggi noi armeni d’Italia ci sentiamo un po’ orfani, perché sapevamo che egli riposava nella Chiesa di San Nicola da Tolentino a Roma, ma sappiamo che la traslazione nella terra dei cedri è avvenuta per un bene superiore, sperando che quanto prima si concluda il processo di canonizzazione e il venerabile Agagianian possa camminare verso la santità.