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Una lettura del film “Felicità” firmato Micaela Ramazzotti: pellicola per salvarsi dai legami Familiari disfunzionali

Bif&st 2024

di Piero Fabris

Foto Daniela Ciriello

A Sergio Rubini è stato assegnato il premio Alberto Sordi come miglior attore non protagonista. A Luca Bigazzi, il premio Giuseppe Rotunno.

Bif&st 2024
Micaela Ramazzotti e Felice Laudadio

Felicità è l’esordio alla regia di Micaela Ramazzotti, un film forte, per certi versi duro, davanti al quale, per autodifesa, lo spettatore, potrebbe essere tentato a prendere le distanze dai personaggi narrati, fuggendo da un’introspezione necessaria alla propria crescita e consapevolezza. È una pellicola che punta il dito sulle solitudini e le presunzioni che chiudono ogni essere su se stesso. Un’opera che evidenzia quanto sia necessaria l’educazione all’affettività. Lo spettatore specchiandosi potrebbe esser tentato ad assolvendosi, accusando gli altri raccogliendosi dietro maschere con le quali mostrarsi uscendo piccole case mentali. Una pellicola come una lunga riflessione su quanto possano essere DISFUNZIONALI certi ambienti familiari. Certo, quella di Desiree (la protagonista, interpretata dalla Ramazzotti) è una famiglia storta, composta da genitori egoisti e manipolatori che sa condizionare e segnare il futuro dei propri figli quasi siano una loro proprietà alla quale è lecito chiedere di impegnarsi per ottenere prestiti.  Il film mette in rilievo la cecità di certe famiglie o singoli che è il frutto di disvalori, di povertà di strumenti per allargare i propri orizzonti.

Bif&st 2024
Luca Bigazzi

Quante famiglie vivono nel desiderio di raggiungere forme di ‘lieto appagamento’ e di superare la condizione frustrante che li ripiega su se stessi creando sensi di colpa? Molti genitori riescono a imporre la propria esperienza di vita considerandola la sola e vera, inconsapevoli del fatto che in realtà gli stanno costruendo una prigione mentale nella quale non filtrano i tempi nuovi, quelli che mutano. La luce dell’alba giunge distorta! La pellicola è un lucido ritratto di quel che si cela dietro l’immodestia degli individui assemblati in certi nuclei familiari che credono di avere le chiavi del domani e rinchiusi come sono nella propria visione del mondo. Essi ignorano i veri bisogni, anzi li rimuovono. Si sta insieme senza ascoltarsi, l’uno accanto all’altro. Quanto ci si sente sicuri e felici segregati nelle proprie certezze, nelle case strette senza vedere, senza ascoltare? Micaela Ramazzotti ben racconta la solitudine di questa società logorata dal frastuono dell’incertezza, confusa dalla violenza dei linguaggi, mattoni disordinati per torri d’elevazione, torri quindi, con le sue scale oniriche, ma fragili, frutto di disfunzioni ereditarie. Sembra che la regista, mentre lo scriveva immaginasse i volti dei personaggi, quei personaggi che come dice Sergio Rubini (Bruno nel film) non vanno giudicati, ma accolti, interpretati. E il Rubini alla domanda su come sia riuscito a impersonare un personaggio così ‘abbietto’ sorride dicendo di averne sposato le ragioni e aggiunge che Micaela Ramazzotti, quando lo ha contattato per coinvolgerlo nell’avventura del lungo metraggio, gli ha fatto capire quanto fossero importanti le motivazioni che l’hanno portata a scriverlo e che lui era l’unico che potesse interpretare un personaggio difficilissimo come quello di Bruno. L’attrice, regista ci ha visto giusto!

Bif&st 2024
Sergio Rubini premiato da Antonio Decaro

A Sergio Rubini è stato assegnato il premio Alberto Sordi come miglior attore non protagonista per il film della Ramazzotti durante la XV edizione del Bif&st di Bari. All’autore della fotografia della pellicola, Luca Bigazzi, sempre nell’ambito del Bif&st è stato assegnato il premio Giuseppe Rotunno, (tra i più grandi autori della fotografia del nostro cinema). Luca Bigazzi, notoriamente schivo è un maestro nel considerare gli aspetti sociologici della fotografia, magico nel modulare la luce, sempre attento, durante i numerosi sopraluoghi, a risolvere le problematiche degli spazi come casa Mazzoni che era piccolissima, ma il maestro delle luci conosce bene i modi per mimetizzarsi e quasi sparire riuscendo a mettere a proprio agio gli attori sulla scena. Un film che si avvale di un cast di tutto rispetto dove oltre ai già citati vi sono: Max Tortora nel ruolo di Max Mazzoni; Matteo Olivetti nel ruolo di Claudio Mazzoni; Anna Caliena nel ruolo di Floriana Mazzoni; Beatrice Vendramin nel ruolo di Ludovica; Marco Cocci nel ruolo di Marco Montero; Massimiliano Franciosa nel ruolo di Luciano; Giovanni Veronesi nel ruolo di se stesso. Qualcuno dalla platea del teatro Petruzzelli chiede: “Attori che fanno anche i Registi e Registi che fanno gli attori, non si rischia di confondere i ruoli?”. Sergio Rubini parafrasando Chaplin : “Bisogna scindere i ruoli. Quando vengo chiamato come attore mi lascio dirigere, viceversa quando sono io il regista, oriento e non dimentico quando sono dietro la macchina da presa che gli attori non sono burattini, essi pescano dal proprio mondo interiore. Gli attori hanno bisogno di andare in profondità!”. Micaela Ramazzotti: “Girando il film si diviene come un teatro/ comunità ambulante” E Sergio Rubini: “Noi attori abbiamo un lessico comune, sappiamo capirci, parliamo e ci intendiamo tra di noi, siamo un po’ una tribù”.

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