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Continua il genocidio del popolo palestinese

feriti in palestina. niente soccorsi

Negati i soccorsi ai civili feriti.

di Cinzia Santoro

Nei giorni scorsi, l’Osservatorio euromediterraneo ha documentato numerosi e gravi attacchi militari, che hanno provocato l’interruzione dell’attività ospedaliera a Gaza City e a nord della Striscia, che rientrano nel quadro di un’operazione su larga scala, che dal 7 ottobre ha preso di mira il settore sanitario palestinese nelle sue varie componenti.

feriti in Palestina niente soccorsi

L’ Osservatorio euromediterraneo sui diritti umani ha dichiarato che martedì mattina, l’esercito israeliano ha commesso ulteriori crimini contro l’umanità, eseguendo l’esecuzione extragiudiziale di tre palestinesi, addirittura uno dei quali è stato ferito, all’interno di un ospedale civile a Jenin, nel nord della Cisgiordania. I tre palestinesi sono stati uccisi da forze speciali militari che indossavano abiti civili, uniformi da infermieri e medici, in flagrante violazione delle norme del diritto umanitario internazionale.

L’ occupazione continua a prendere di mira ciò che resta del sistema sanitario nella Striscia di Gaza e a impedire di fatto la possibilità di salvare le vite dei palestinesi continuando i bombardamenti diretti e sparando contro ospedali, ambulanze ed équipe mediche che operano nella Striscia di Gaza. 

Il Ministro della Sanità a Gaza ha ribadito che sono state massacrate 13 famiglie nella Striscia di Gaza, provocando 107 morti e 142 feriti nelle ultime 24 ore. Numerose vittime sono ancora sotto le macerie e sulle strade, mentre l’occupazione impedisce alle ambulanze e alle squadre della protezione civile di raggiungerle. 

Secondo l’ Onu già a metà gennaio le vittime palestinesi erano più di 25000 a cui si aggiungono i circa 60000 feriti.

Sono numeri allarmanti a cui si aggiungono i circa 1,9 milioni di persone l 85% della popolazione che ha perduto tutto a causa degli ordini di evacuazione diramati dall’esercito nemico fin dal 13 ottobre. In quel frangente un milione di residenti nel nord della Striscia sono stati costretti a rifugiarsi nella parte meridionale del paese in condizioni igienico sanitarie terribili e di sovraffollamento a cui si è aggiunta la carestia. Quest’ultima aggravata dall’ impedimento israeliano al nulla osta per il passaggio degli aiuti umanitari che arrivano dall’estero.

Ma quale futuro si prospetta per I palestinesi?

Il premier Netanyau ha dichiarato che la Striscia sarà sottoposta a un “nuovo regime di sicurezza”, osteggiando il ritorno dell’ Anp a Gaza, invece supportato dagli Stati Uniti. Ma nel governo israeliano non c’è sostegno al premier, infatti Gallant Ministro della Difesa in Israele si è espresso a favore di una governance palestinese autonoma per le questioni civili supportata da una task force internazionale ( Stati Uniti, Europa, Paesi arabi) per la ricostruzione. Gaza sarebbe divisa in zone amministrate da clan locali per gli affari civili e gli aiuti umanitari, mentre il controllo militare resterebbe agli israeliani che impedirebbero nuovi insediamenti di coloni. Un piano di difficile attuazione che non dirime i problemi legati al futuro di questa terra oltraggiata da più di 70 anni.

Il governo palestinese ha ribadito la necessità di una soluzione politica per la Palestina presentando al segretario di stato americano, un piano di riforme su corruzione, libertà di parola e altri settori chiave del paese subordinata all’ accordo sulla fine delle operazioni militari in quanto Israele non sarebbe realmente in grado di portare a termine l’obiettivo dichiarato dopo il 7 ottobre di distruzione totale della capacità militare di Hamas e della sua leadership. 

I negoziati continuano così come le sofferenze per milioni di innocenti palestinesi e per i 136 ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas.

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