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Educare alla fotografia come Arte dell’incontro in Alessandro Cirillo

Alessandro Cirillo fotografo.

di Piero Fabris

Guardare forse vedere ( foto di A. Cirillo 2024).

Alessandro Cirillo passeggia con passo lento. È raccolto in nubi parlanti che sembrano sbrogliarsi e confondersi a un cielo terso, insolito per il mese di gennaio. Osserva il tempo dell’essere con la sua fotocamera e subito chiarisce che c’è una differenza tra fotografi e “foto/grafatori” che catturano immagini come si catturano farfalle con un retino. In tanti usano la fotografia senza porsi il problema del linguaggio visuale e senza conoscerne la storia. Per Cirillo la fotografia è una forma di pensiero, contemplativo o rapido che sia, che trasforma la realtà in un’immagine utile a vedere oltre che a guardare. Una visione del mondo. Alessandro è convinto che fin da piccoli bisognerebbe essere educati alla lettura delle immagini, delle loro strutture e che gli apparecchi fotografici siano solo uno strumento da utilizzare con consapevolezza. “Ci sono fotografie in cui prevale il dato estetico senza un pensiero interessante che le sostenga, un’estetica senza etica, una cosmetica delle immagini” e sottolinea, con tono distaccato che mimetizza certa consapevolezza amara: “La fotografia è Cultura, Memoria ma soprattutto possibilità d’incontri costruttivi per ampliare le proprie visioni della realtà. Abbiamo bisogno di alfabetizzazione circa le immagini in una società costruita su di esse. Il tempo sembra essere accelerato, compresso, tutto viene consumato troppo velocemente”.  Annuisco pensando alla capacità di saper discernere, ma per farlo ci vuole studio, educazione al linguaggio e capisco quando esclama: “Manca la consapevolezza, la competenza”. Sorrido pensando a docenti improvvisati, alla mancanza di professionalità. Abbiamo perso il valore della conoscenza, dell’esperienza? Quanti sono gli esseri umani che parlano con cognizione di causa e hanno abilità tecnico/ pratiche?

Guardare forse vedere ( foto di A. Cirillo 2024).
L’identità è un Caleindoscopio imperfetto ( foto di A. Cirillo 2016)

Gli chiedo: “Come sei arrivato a scegliere la fotografia come professione?”. Risponde: “Fin da bambino ero attratto dalle immagini, dalle figure. Hanno quella forza di aggancio comunicativo immediato. L’immagine è sintesi e al tempo stesso complessità, stratificazione dei sensi ed è per questo che è importante decodificarla attraverso l’educazione. La fotografia è una forma di ‘Incontro’ che necessita di un silenzio interiore e non ha bisogno di molte parole, anzi più lunga è la spiegazione, più debole è la forza dell’immagine”. Mi fermo e gli chiedo: “Ma quando è nata la tua passione. Chi è stato il tuo Mentore?”. Sorride sornione: “Sulla mia strada ho incontrato il Professor Daddabbo, che insegnava Stereofotogrammetria architettonica alla facoltà di ingegneria di Bari. Ricordo di lui la grande chiarezza nell’esposizione, faceva sembrare tutto semplice, spiegava trasmettendo la sua passione per la materia. Il suo esempio è stato molto utile quando ho iniziato a tenere i miei primi corsi di fotografia ormai trent’anni fa. Ricordo la faccia di mio padre quando gli annunciai che avrei lasciato ingegneria perché avevo capito che la mia strada era la fotografia. Ci rimase un po’ male. Ho dovuto impegnarmi non poco per fargli capire che era la scelta giusta per me. Poi capì e ne fu anche contento. La mia formazione è dovuta all’incontro con autori entrati poi nella storia della fotografia, penso a Gabriele Basilico, Guido Guidi, Vincenzo Castella, Claude Norì, Elliott Erwitt, Simon Roberts, Martin Parr e tanti altri che sarebbe lungo elencare qui. Ho sempre cercato i maestri di questo linguaggio. Il mio autore preferito, colui a cui mi sono ispirato nei primi anni, è stato Robert Frank, le sue foto “graffiate” e dirette, il suo pensiero opposto a quello di Bresson, la sua negazione dell’esistenza di un momento decisivo. Ho poi studiato molti saggi sulla fotografia, da quelli fondamentali di Susan Sontag e Barthes a quelli più complessi di Flussér o di Vaccari passando per le “Verifiche” di Ugo Mulas. Tutto mi è servito per capire meglio me stesso, la mia idea di fotografia. Ho capito che la fotografia può rendere liberi o accecare. Anche il cinema è stato per me molto importante, penso a Wim Wenders o a Fellini, De Sica, Olmi…Mi piace tantissimo andare al cinema! “. Prima di salutarci gli chiedo cosa ne pensa della Intelligenza Artificiale, mi risponde secco: “Quella dovremmo chiamarla Sintografia! E’ una tipologia di immagini che impone sin da subito una approfondita riflessione”.

Prima di salutarci gli chiedo ancora il suo pensiero sulla diffusione della fotografia: “Oggi la fotografia è presente in ogni dimensione della vita. Esiste una fotografia autoriale, più di nicchia, ed una fotografia ludico/amatoriale, diffusissima anche grazie ai social, e in mezzo c’è tutto quello che si riesce ad immaginare”.

Alessandro Cirillo-fotografo
Alessandro Cirillo-fotografo

Alessandro Cirillo è nato a Bari, dove vive e lavora.
Fotografo indipendente la sua ricerca si muove sui temi delle mutazioni del territorio con riferimento alla gente che lo abita e sul concetto di identità e relazione. Collabora con agenzie, privati, enti pubblici. Tiene regolarmente corsi di fotografia, workshop e masterclass in scuole pubbliche e private, in Italia e all’estero, da oltre trent’anni. Ha esposto nelle maggiori città italiane, tra cui Milano, Roma, Venezia, Genova, Bari, Lecce ed anche all’estero, in Svizzera, Francia, Russia, Stati Uniti, Inghilterra e Germania.
Le sue fotografie fanno parte di prestigiose collezioni, tra cui quelle della Fondazione Giacomo Costa di Genova e del Palazzo Vendemini (Savignano sul Rubicone) in Italia e quelle del Musée de l’Elysèe di Losanna in Svizzera e del Manege Central Exhibition Hall di San Pietroburgo in Russia.
Ha vinto nel 1999 il Festival di Savignano (oggi SIFEST) sotto la direzione di Mario Cresci e, nel 2013, il premio Confini per la fotografia contemporanea.
Un suo cortometraggio dal titolo “Una storia di Piero” ha vinto nel 2016 la prima edizione del The Next Generation Film Festival Triggiano (Bari) e nel 2017 il premio come Miglior Opera Cinematografica al Festival Luccica di Bari
E’ presente come autore in diversi volumi tra cui “Territori del Cinema” curato da Francesco Moschini e Francesco Maggiore.
Svolge l’attività di photo editor e book designer sempre in ambito fotografico e ha al suo attivo numerose pubblicazioni.
Nel 2022 il suo dummy dal titolo “They come from the sea” è entrato nella short list del Kassel Dummy Award in Germania.
Nel 2023 ha pubblicato il libro “Vengono dal mare” per la casa editrice seipersei di Siena distribuito nelle maggiori librerie italiane e il volume “Città. Tracce_Intersezioni” per la casa editrice Di Marsico Libri.

Nuvole di passaggio (foto di A. Cirillo. 2024)
Nuvole di passaggio (foto di A. Cirillo. 2024)

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