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La musica come ponte tra nazioni e culture

Festival Viator
Maria Silvia Quaranta

di Maria Silvia Quaranta

Il 21 ottobre il Palazzo della Musica Don Pappagallo di Molfetta, nell’ambito del Festival “Viator. Menti, cuori e corpi sulle vie Francigene del sud”, ha ospitato il concerto “Komitas Piano Project”, eseguito dal maestro Francesco di Cristofaro al pianoforte. Si è trattato a tutti gli effetti di un viaggio tra cultura, storia e sentimenti, in cui la musica di Padre Komitas ha fatto da filo conduttore, traghettando il pubblico in un mondo ancestrale e antico, dove la tradizione musicale armena è stata coniugata, rivisitata e interpretata attraverso uno strumento occidentale come il pianoforte.

Foto di copertina del CD Piano Works ritraente Padre (Vardapet) Komitas
Padre (Vardapet) Komitas

La figura di Padre (Vardapet) Komitas, religioso, etnomusicologo, compositore, è ricca di fascino, rappresentando per il popolo armeno il padre della moderna musica armena. Egli ha incentrato tutta la sua vita sulla ricerca e documentazione dell’immenso patrimonio tradizionale del Caucaso, armeno-curdo-persiano-georgiano-turco, e sulla sua diffusione in Occidente: andando nei vari paesi registrava mentalmente i canti e le musiche tradizionali, essendo in origine tramandate oralmente, e dopo averle scritte le diffondeva salvandole così dall’oblio. Si tratta di musiche evocative, che hanno un fascino antico di armonie che avvolgono il pubblico: raccolte di canti d’amore, di vita quotidiana, di ninna nanne e di musica sacra. Il suo capolavoro fu la Divina Liturgia, una partitura molto complessa, che non riuscì a completare per lo scoppio della prima guerra mondiale. Nell’aprile 1915, trovandosi a Costantinopoli, fu tra i primi a essere arrestato e deportato nell’ambito di quello che sarà il primo genocidio del 900, quello del popolo armeno, con la distruzione della maggior parte dei suoi manoscritti. Riesce a tornare a Costantinopoli grazie all’aiuto dell’ambasciatore americano Morgenthau, ma tutto quello che aveva passato e osservato – soprattutto l’annientamento del suo lavoro di ricerca e l’orrore patito dal suo popolo – lo aveva segnato profondamente nel corpo e nello spirito, perciò nel 1916 viene ricoverato in un sanatorio di Parigi dove morirà nel 1935. E’ annoverato tra i martiri del genocidio armeno ed è sepolto al Pantheon di Yerevan.
Le sue musiche sono molto semplici e lineari, per questo motivo facili da eseguire al pianoforte, e questa semplicità venne apprezzata da molti musicisti europei come Claude  Debussy, quando nel 1906 tenne dei concerti a Parigi, e anche da Igor Stravinskij.

Il pianista e compositore Francesco Di Cristofaro
Il pianista e compositore Francesco Di Cristofaro

Il pianista Francesco Di Cristofaro, appassionato di musiche tradizionali, ha approfondito vari linguaggi e strumenti spaziando dalla musica classica all’elettronica, studiando musica armena e duduk (bene immateriale dell’Armenia) con il maestro Gevorg Dabagyhan presso la Fondazione “Cini” di Venezia. Nel 2019, diventato uno dei maggiori conoscitori italiani di Komitas, pubblica con l’etichetta italo giapponese DaVinci Classics un disco per solo piano sul compositore armeno e nel 2021 collabora con il regista armeno Hirachya Sargsyan alle musiche del mediometraggio sperimentale “Exodus in three parts”, dedicato alla diaspora armena.
In quest’ambito nasce il “Komitas Piano Project”, lavoro che si propone di divulgare e far conoscere questa straordinaria figura.

Giovannangelo De Gennaro
Giovannangelo De Gennaro
ideatore del Festival Viator

La serata è stata introdotta dal musicista Giovannangelo De Gennaro, ideatore del Festival Viator con Michele Lobaccaro dei Radiodervish, il cui obiettivo è trasportare il pubblico nel mondo dei cammini attraverso l’arte “dell’andare lento”, per recuperare una dimensione umana più autentica e attenta.

Francesco Di Cristofaro suona il duduk - flauto armeno
Francesco Di Cristofaro suona il duduk – flauto armeno

Il concerto del maestro Di Cristofaro, iniziato con un breve brano al duduk, ha rappresentato un viaggio antico e spirituale, mettendo in scena una piccola parte dell’opera di Komitas. Il programma ha raccolto le opere scritte tra il 1906 e il 1911, spaziando su tre filoni: le “Sette canzoni”, provenienti da sette territori dell’Armenia, con uno stile minimale, usando pochi dei virtuosismi propri del pianoforte, per riprodurre l’aspetto timbrico delle melodie tradizionali; le “Sei danze” che Komitas ha raccolto in sei paesi armeni diversi, riportando le varie ritmiche dei gesti e degli strumenti tipici come il tar, il dhol e lo shvi; i “Dodici pezzi per bambini”, con le melodie per i piccini come filastrocche, ninna nanne, giochi, dove la musica ha un valore ludico ed educativo.
Ha chiuso il concerto la suite “Nairi”, realizzata da Francesco Di Cristofaro un paio d’anni fa, di ritorno dal viaggio in Armenia e dedicata a questa importante figura della musica e al popolo armeno.
Komitas rientra perfettamente nell’ideologia della rassegna Viator, dove il viaggio musicale permette l’incontro con l’altro, dove la cultura armena ha incontrato la cultura occidentale, partendo dalle medesime radici cristiane.

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