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Ombre rosse: la Suprema Corte francese nega l’estradizione in Italia

anni 70-

di Cinzia Santoro

La Suprema Corte francese ha deciso di non estradare i dieci cittadini italiani, che più di 40 anni fa e in un caso, addirittura 51 anni fa, furono condannati per i fatti che videro in quel contesto storico, politico e sociale, migliaia di giovani, operai, studenti e simpatizzanti delle organizzazioni armate opporsi al potere dello stato. Arrestati nell’aprile del 2021 nell’ambito dell’operazione Ombre rosse, tra questi uomini ci sono ex militanti delle Brigate rosse ed ex esponenti di Lotta Continua.
La motivazione della Corte d’Appello di Parigi: “Gli italiani sono stati giudicati colpevoli dalla giustizia italiana in contumacia, senza aver avuto la possibilità di difendersi in un nuovo processo, la legge italiana non offre questa garanzia”. Irene Terrel, l’avvocata francese di sette dei dieci ex militanti italiani, ha detto all’Adnkronos: “Le sentenze della Corte di Appello di Parigi sono ben motivate e non sono attaccabili dal punto di visto del diritto” e ha aggiunto: è un ricorso meramente politico e non giuridico”.
Quella degli anni di piombo fu una guerra civile a bassa intensità, o così fu definita in quegli anni, e vide opporsi allo stato ben 269 sigle di organizzazioni armate, 4290 azioni violente di guerriglia organizzata, 7855 attentati oltre a stragi e scontri quotidiani nelle piazze.
Guerra culminata nel rapimento di Aldo Moro e nella strage di via Fani.

Rapimento Moro

In Italia furono celebrati centinaia di processi a carico di almeno 36000 cittadini, inquisiti per banda armata di cui solo 6000 condannati. Il numero elevatissimo dei processi e delle condanne ci fa riflettere perché neanche durante il trentennio fascista il numero dei «prigionieri politici» raggiunse tali dimensioni.  Per la cronaca, la gran parte dei condannati ha scontato pene ultraventennali,  altri si trovano in carcere da più di 40 anni. Altri ancora fuggirono all’estero e non tornarono mai più in patria. I dieci residenti in Francia, beneficiarono della dottrina Mitterand, in accordo con il presidente del consiglio italiano Bettino Craxi.
La dottrina prende il nome del presidente socialista francese François Mitterrand ed era diretta a non concedere l’estradizione a persone imputate o condannate, in particolare italiani, ricercati per «atti di natura violenta ma d’ispirazione politica», contro qualunque Stato, purché non diretti contro lo Stato francese, qualora i loro autori avessero rinunciato a ogni forma di violenza politica, concedendo di fatto un diritto d’asilo a ricercati stranieri che in quel periodo si rifugiarono in Francia.

A distanza di 40 anni, queste donne e questi uomini all’epoca poco più che ventenni, hanno vissuto vite lontano dal bel paese, integrandosi e non commettendo alcun tipo di reato. Sulla maggior parte di loro è caduto l’oblio. Tuttavia negli ultimi anni qualcuno ha voluto strumentalizzare questa situazione chiedendone l’estradizione, ( governo Draghi, ministra Cartabia)
Nel frattempo, non solo l’Italia, ma tutto il mondo, è così mutato rispetto ad allora, che oggi quando vediamo le immagini in bianco e nero di quella stagione ci sembra di osservare vecchi filmati di repertorio di una storia lontana. Allora mi chiedo se riportando a casa 10 uomini di mezza età, il paese possa riconciliarsi con una parte della storia nazionale rimasta in fondo al cassetto della memoria.  Non credo, e condivido riportando il pensiero di Rossana Rossanda che nel 97 scrisse sul Manifesto:
“La ‘rilettura’ della storia 30 anni dopo non è una storia da chiudere soltanto con gli ormai non più giovani protagonisti di allora: è una storia che il paese deve chiudere con sé stesso. Non c’entra il dolore delle famiglie, privato ed insanabile che non merita di essere usato per nascondere l’incapacità pubblica di leggere quel che è avvenuto. Tantomeno c’entra il diritto, che da tempo ha elaborato il delitto politico. C’entra uno Stato che era debole, è diventato guasto, non ha un’idea di sé sufficiente a darsi un profilo storico e umano di qualche caratura. La dura Germania c’è riuscita, perché noi no?

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