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Erdogan e i raid aerei su Kobane nell’indifferenza dell’Unione Europea e del governo italiano.

di Cinzia Santoro

Recep Tayyip Erdoğan

Koban è sotto il fuoco turco. Erdogan tra il 19 e 20 novembre ha sferrato un terribile attacco contro i territori siriani.
50 aerei da guerra e 20 droni turchi hanno lanciato 25 raid sulle regioni del nord-est della Siria. L’operazione militare turca, denominata Claw-Sword, ha colpito le infrastrutture del nord-est della Siria, provocando la perdita di numerose vite umane e il ferimento di decine di persone. Erdogan sta usando l’attacco terroristico di Istanbul, probabilmente organizzato dagli stessi servizi turchi, per giustificare i massicci bombardamenti bel Royava.  L’obiettivo del califfo turco è cancellare un’esperienza di autogoverno e convivenza tra i popoli che è un esempio per i popoli di tutta l’area.

Biji Kobane

Non dimentichiamoci che il secondo esercito della NATO, quello turco, ha scatenato un’ offensiva militare contro la città che respinse l’Isis e che perse undicimili combattenti curdi per fermare l’Isis e Al Quaeda, formazione terroristiche che avevano il sostegno della Turchia e del Qatar.

ll centro di comando congiunto per le operazioni anti-ISIS tra Coalizione internazionale e Unità antiterrorismo delle SDF (YAT) a nord di Hasakah è stato colpito da un raid aereo.
I giornalisti locali riportano l’arrivo di rinforzi delle milizie jihadiste controllate dalla Turchia nelle aree occupate di Afrin, Serekaniye e Gire Spi.

L’ attacco ha portato alla distruzione di una centrale elettrica, lasciando la zona senza elettricità. Un secondo raid sulla stessa posizione ha colpito gli abitanti della zona accorsi a prestare soccorso, il bilancio del massacro di Derik è di 12 civili uccisi tra cui il reporter dell’agenzia di stampa “ANHA” Issam Abdullah.
Anche il campo profughi di Sheba è stato colpito da attacchi aerei e dal fuoco d’artiglieria e dei carri armati turchi.  Colpiti anche i villaggi vicini tra cui Zîwan, Hirbil, Samûqa, Til Madîq, Minnix, Bêllûniyê, Til Cîcan, Til Aneb, Şêx Îsa, Şêx Hîlal, Kafr Naya, Dêrcimêl, Medûnê, Radar e la strada verso Tel Rifaat.
Non sono stati risparmiati l’ospedale di Qarmogh a Est di Kobane, colpito da un raid aereo turco e i pozzi petroliferi vicino Qamişlo. Tutto nel silenzio del  governo italiano e dell’ Unione Europea che non  condanna l’aggressione turca e non  chiede l’immediata cessazione degli attacchi turchi.

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