Pugliese di origine ma ormai vive da tempo in Toscana, Valeria Caliandro non può dirsi più un esordiente ed è ormai matura per salire alla ribalta come cantautrice. Con “Miniature” ha fatto il gran salto e in quest intervista dimostra di essere un’ artista davvero originsale.

Raccontaci il tuo percorso musicale.

Suono il pianoforte dall’età di sei anni, poi canto in un coro gospel, scrivo racconti letterari e decido di provare a unire queste attività iniziando a scrivere canzoni fin da bambina. Continuo ancora a farlo, è il modo che ho trovato fin’ora per restare in equilibrio.

Chi è e cosa ama fare Valeria Caliandro al di fuori della musica?

Insegno musica. Quindi la vivo da un altro punto di vista. Amo anche guardare film di cinema indipendente, leggere libri, sopratutto biografie e diari di appunti, guardare mostre, entrare nelle chiese italiane, collezionare vecchie foto analogiche, mantenere la curiosità viva, sia per il passato che per il futuro.

Parliamo del tuo nuovo disco. Che tipo di messaggio ti senti di comunicare?

Nel tempo ho capito che un disco è un mondo, una sensazione da attraversare. Forse non c’è niente da capire, solo da immergersi in un’atmosfera.

Perché hai intitolato il disco così?

Per la cura negli arrangiamenti che abbiamo messo in questi lunghi anni di realizzazione del disco, la stessa di un monaco amanuense verso i testi sacri. Avevamo tempo, causato anche da svariati lockdown, abbiamo cercato di non scoraggiarci e sfruttarlo al meglio.

Qual è il brano dell’album a cui sei più affezionata?

Tutti. Scrivo in maniera piuttosto viscerale. Attualmente è ‘Un cuore così bianco’, la considero un po’ la canzone-manifesto del disco.

Quali saranno i tuoi prossimi progetti?

Spero di trovare il modo di portare dal vivo il disco il più possibile.

15 maggio 2022