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Perchè la Russia odia la democrazia

di Nicola Cristofaro

Putin è solo l’apice di una Nomenclatura che caratterizza il regime sovietico, dai tempi della Rivoluzione di ottobre. Tra loro stessi si fagocitano, il loro leader è quello che meglio sa relazionare lo spirito e l’anima russa, con l’esterno dei popoli che la circondano. La disintegrazione della Unione Sovietica ha provocato la nascita di staterelli che da soli non possono reggere il confronto con l’esterno, cioè con l’Occidente. D’altra parte la Federazione Russa si sente sempre più circondata dal nemico assoluto: il capitalismo occidentale.

I massimi generali del Trattato di Varsavia si stringono la mano durante un incontro a Mosca, Unione Sovietica, lunedì 25 marzo 1991. Da sinistra a destra: il rumeno Mircea Constantinescu; il bulgaro Penyu Kostadinov; il generale sovietico Vladimir Lyubov; l’ungherese Robert Seles; e il ceco Michal Gondech, incontrati per l’ultima volta, poiché il trattato sarà sciolto il 31 marzo 1991. (Foto AP)

Quest’ultimo ha bisogno, come sistema sociale, per funzionare ha bisogno di controllo dell’azione politica. La Nomenclatura russa odia la democrazia, che indica la trasparenza delle azioni del Potere, l’alternanza tra maggioranza/opposizione.  Le oligarchie comunque hanno bisogno del liberismo capitalistico, nel senso della possibilità di investire dove e quanto rubano al loro popolo, con profitti che restano nelle loro mani. In un certo senso si può assimilare quella gestione finanziaria, agli investimenti della mafia, degli arabi, e di tutte quelle “nomenclature” che non redistribuiscono ricchezze accumulate e sottratte al controllo dl popolo. La via per la conservazione del potere da parte delle oligarchie è quella di influenzare le opinioni pubbliche attraverso la retorica della storia della nazione, così come in precedenza si utilizzava la razza in quanto trattasi di argomenti non divisivi. Da qui lo smantellamento della opposizione interna, del giornalismo indipendente, delle libere elezioni, della divisione dei poteri, senza interferenza dell’esecutivo sulle altre due componenti dello Stato. Giustizia e legislazione. Queste conquiste dell’Occidente possono infiltrarsi in uno stato autoritario attraverso, es. la lingua, o la religione. Putin richiama i valori della lingua madre russa, dell’ortodossia religiosa, del rispetto dei confini della Patria. Concetto di Patria che lo Zar non conosceva, perché commissionò ai suoi geografi di determinare il numero delle Nazioni presenti nel suo Impero. Furono redatti ben 44 volumi perché le nazionalità erano ben 44 (costumi, lingue, tradizioni, cibo, diritto, religione, ecc.). Occorre accentrare, e controllare. La Mano militare è lo strumento più efficace.

Veniano a noi: quando i Paesi satelliti sono usciti dalla URSS, Polonia Ungheria, Romania, Cecoslovacchia. Rep. Baltiche. Bulgaria, Moldavia, parte della Jugoslavia, gli stessi sono entrati in Occidente, con la Germania dell’Est e sono stati assimilati dalla UE. Nell’altro versante, gli Stati della Federazione, tra cui Ucraina, Kazachsitan Bielorussia, hanno goduto di una certa autonomia politica. Ma La Federazione Russa era in condizione di controllarli sempre: vedi il Kazakistan con il suo governo fantoccio, ove qualche mese orsono le truppe russe sono entrate nella capitale ed hanno sistemato il loro governo, come in Bielorussia, ecc.

GORBACIOV

E’ nella logica di quella forma di potere che possa accadere quello che accade in questi giorni solo che non si può reprimere per sempre tutto il popolo, specie quando lo stesso ha conosciuto l’occidente, dove sono andate le badanti, i giovani a studiare,  gli scambi commerciali, la libertà dell’informazione, lo stile di vita, ecc. Gorbaciov aveva capito, ma è stato così rapido il cambiamento proposto che le forze conservatrici si sono riorganizzate ed sono ritornate al potere. Il bacillo virulento della democrazia non doveva entrare nella società russa. Chi si opponeva veniva avvelenato, (Navaltny ecc.) L’occidente non può fare nulla, solo assistere impotente: o è il loro popolo che reagisce e noi gli daremo una mano, non tanto evidente (armi, finanza, assistenza ai loro familiari che vengono in Europa, ecc.), oppure i tempi non sono ancora maturi per loro, e bisognerà aspettare un altro Padre della Patria, cioè la Grazia del Padreterno che illumini le coscienze. La Nato non deve entrare. Quello che accade è un monito per l’UE. L’ammissione rapida di alcuni Stati, dopo la disintegrazione dell’URSS, ha risolto le sorti di alcune popolazioni: la Germania dell’Est non rientrerebbe mai più nella Federazione Russa, come gli altri ex Stati del Patto di Varsavia. L’Europa avrebbe dovuto ammettere da subito anche Stati russofoni, ma pensate alle critiche riservate Prodi per aver fatto entrare velocemente i Paesi dell’Est. L’errore fu commesso nel non aver accolto i Paesi ex Jugoslavia, da subito, come Serbia, Bosnia e Kosovo, dove siamo andati a bombardare. 

Il Pil russo è pari a 1.400 miliardi di dollari su 150 milioni di abitanti. Quello italiano è di 1.850 su 50 milioni di abitanti. Le spese militari russe sono pari a 60 miliardi di dollari, quello degli Usa pari a 770 miliardi. Ma i russi hanno anche bomba atomica! Non ci resta che pregare.

22 febbraio 2022

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