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Giovanni Battista Savona: Dal non materno alla Biennale di Venezia.  Ritratto di un uomo tormentato e di un artista affermato

di Cinzia Santoro
Intervista a Giovanni Battista Savona, l’artista sensibile.

Giovanni Battista hai vissuto un ‘ infanzia difficile. Come ti ha segnato l’esperienza della violenza?

Le esperienze infantili mi hanno causato numerosi traumi. La violenza fisica e quella psicologica subita nella mia infanzia, in ambito familiare, mi ha segnato profondamente.  Nel mio caso ero un bimbo lasciato nelle mani violente di un patrigno e di mia madre sempre assente emotivamente. Nemmeno gli assistenti sociali mi hanno potuto aiutare. Credo che la violenza segni negativamente e talvolta può creare dei ” mostri” in un circolo vizioso che alimenta violenza su violenza.

Cosa provi oggi per tua madre?

Oggi, a distanza di decenni non l’ho perdonata. Ho troppo dolore non risolto; il suo comportamento mi suscita ancora disperazione e angoscia.

Opera premiata-Leone d’oro

Tuo nonno rappresenta l’unica figura adulta emotivamente vicino a te. Se potessi rincontrarlo che cosa gli diresti?

Il nonno materno è stato l’unico pilastro della mia infanzia martoriata. Sarebbe meraviglioso rincontrarci. Gli chiederei di stringermi forte tra le sue braccia per non lasciarmi andare mai più.

Hai vissuto la strada.  Che ricordi hai di quel periodo?

Sono stati anni duri, ero un ragazzino che viveva per strada, solo e disorientato. Quegli anni mi hanno forgiato, sono diventato un uomo sensibile,  sento le emozioni intensamente e sono diventato un artista.  Le mie opere parlano del mio sentire.

Negli anni della strada hai fatto numerosi lavori, sei stato ingaggiato in un circo, sei stato mangiafuoco e fachiro, poi sei finito in una comunità. Come si vive in comunità?

La comunità è stata una vera famiglia, c’erano dei valori da rispettare, c’era collaborazione tra tutti noi e pur non essendo dello stesso sangue eravamo tutti fratelli, senza cattiveria o competizione.

Che ruolo ha l’amore nella tua vita?

L’amore è ciò che ci permette di esistere. Senza amore siamo nulla, siamo come un oceano senza vita.

Come hai scoperto la passione per la pittura?

Tutti abbiamo delle passioni dentro di noi, nascoste talvolta e che emergono con il tempo. È quello che mi è successo: imprigionato dalle paure e dai traumi subiti, nascondevo un meraviglioso mondo a colori.

Cosa si prova a vincere il Leone d’oro?

Vincere è una grande soddisfazione personale. È emozione ma anche all’inizio, incredulità.

Quali altri premi ti sono stati conferiti?

Mi sono stati conferiti numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali sia per la scrittura che per la pittura. Oltre al Leone d’oro, ho ricevuto l’Oscar per le arti visive a Montecarlo, il Leonardo da Vinci, il premio Vittorio Sgarbi, il premio Gallery Expo de Paris, il Leonardo da Vinci e tantissimi altri.

Quali sono I tuoi progetti futuri?

Giovanni Battista Savona

Il mio progetto più ambito è la realizzazione di un’ associazione che possa dare voce a chi non può, che tuteli i più deboli, donne e bambini vittime di violenza. Una struttura gratuita dove avvocati,  medici,  psicologi siano a disposizione di chi soffre. Spero di realizzarmi economicamente con la mia arte per poter affrontare le spese che serviranno a creare una casa per i più bisognosi. Folle? Sognatore? Forse, ma il mio desiderio è così forte che spero diventi realtà.

Come vorresti essere ricordato?

Se mai è esistito un segno di speranza è  senz’altro quel filo d’erba che è cresciuto nel cemento.  Questo è Giovanni Battista Savona.

20 ottobre 2021

One thought on “Giovanni Battista Savona: Dal non materno alla Biennale di Venezia.  Ritratto di un uomo tormentato e di un artista affermato

  1. Bellissima intervista, Cinzia, è meraviglioso come un uomo che ha subito tanti maltrattamenti da bambino, abbia avuto una sensibilità così spiccata da farlo diventare un artista straordinario. Lo comprendo benissimo e lo ammiro e gli auguro di riuscire nel suo progetto straordinario.

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