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Una giornata nei territori occupati. Non c’è mai pace tra israeliani e palestinesi

di Cinzia Santoro
Le forze di occupazione israeliane hanno arrestato all’alba di oggi il giovane palestinese Uday Kassab di Tulkarm. Le forze militari israeliane non sono nuovi a raid notturni nei territori occupati.
In mattinata un ragazzo è stato ferito dal fuoco dell’occupazione israeliana vicino a Salfite, nella Cisgiordania occupata.
A seguito dell’incidente, le forze di occupazione israeliane hanno chiuso l’ingresso nord della città di Salfite, dopo la morte del giovane palestinese vicino all’insediamento di Ariel.
Nel pomeriggio il sangue di una martire giovanissima, una studentessa palestinese.
Anche oggi le forze di occupazione israeliane hanno dato vita a rastrellamenti, sparatorie e vessazioni sulla popolazione residente. Stamane è stata aperta una strada di insediamento dalle terre adiacenti all’insediamento di Negahot, a ovest di Dura, a sud di Al- Khalil (Hebron). Numerose foto delle case e interrogatori ai residenti nel villaggio di Zabuba, a ovest di Jenin. L’intento è di sottoporre la popolazione inerme a stress da occupazione, generando paura e esportando ragazzi e bambini all’interno di carceri nelle quali vengono sottoposti ad interrogatori e torture. Il fine è quello di far andare via i palestinesi dalle loro terre e costruire villaggi per i coloni sionisti.
Il Ministero degli Affari Esteri giordano, ha condannato le ultime violazioni israeliane, in particolare quelle contro la Moschea di Al- Aqsa e ha chiesto di porre fine all’ingerenza israeliana nel luogo sacro islamico, che è sito nella Gerusalemme occupata.
Dai territori occupati, solo storie disumane. È tutto anche per oggi.
27 gennaio 2021

2 thoughts on “Una giornata nei territori occupati. Non c’è mai pace tra israeliani e palestinesi

  1. Salfit, cittadina di circa 9.000, sita nella Cisgiordania, conosciuta per la sua rivoluzione verde, è sotto il controllo dell’Autorità Palestinese, ma con cunei di insediamenti israeliani, che in partica significa occupanti. Fa specie che sono proprio i ragazzi oggetto di vessazioni da parte delle forze armate israeliane. Gli adulti non si fanno vivi. Non penso che i militari israeliani, che sono ragazzi e ragazze sui vent’anni se la prendono con i ragazzini, ci sarà stata qualche provocazione, oppure che i genitori non sono capaci di controllarli, o sono istigatori. Colpire un ragazzino, sotto il profilo della comunicazione, fa più effetto, in negativo, rispetto all’arresto di un adulto, o di un militare avversario. Chissà. Non interviene come si deve nè l’Europa, nè gli Usa, per spingere le parti ad una chiara definizione dei confini.

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