Rubato il water d’oro dell’artista Maurizio Cattelan. Perché queste opere strizzano l’occhio al pubblico? Arte Attualità Cultura 17 Settembre 201918 Settembre 2019 di Romolo Ricapito Rubato in Gran Bretagna il water d’oro di Maurizio Cattelan in una residenza dove abitò anche Churchill. Il water,di 18 carati è denominato America . Non vorrei affondare il cosiddetto “coltello nella piaga” e criticare certe opere d’arte anticonvenzionali, ma quando ho letto sul giornale “rubato il water d’oro di Cattelan “, sono scoppiato a ridere! E’ chiaro che parliamo di un’opera originale e trasgressiva, come lo fu anche forse la più famosa Merda d’Artista del buon Piero Manzoni. Epperò questo tipo di arte forse vuole strizzare l’occhio all’umorismo delle persone, volendo creare una sorta complicità diversa di quella, più passiva, che si concretizza con la fruizione di altri capolavori, quelli dell’arte classica. L’arte deve necessariamente provocare, altrimenti non sarebbe arte. 17 settembre 2019
l’arte è provocazione. Il mio amico Cattelan, che è stato a casa mia, un mese, a Martina Franca nel lontano 1984, venendo in bici dalla sua città natale, Padova, ha solo provocato, la sfacciata ricchezza di alcuni spavaldi americani. La sua tazza era destinata al bagno di Trump (in senso metaforico, atteso la quantità di oro che si trova nella sua abitazione, nella sua torre, a Manhattan). Ma è nulla, sotto il profilo artistico, della rivoluzionaria opera di Duchamp, Fontana, che nel 1917, curatore giovanissimo di una mostra sugli artisti giovani americani, sulla Pan Am, con oltre 2300 opere esposte, invitati, per dimostrare la libertà di pensiero dei giovani di quella Nazione, lui che era il curatore insieme ad altri, ma invitato all’ultimo minuto ad esporre, non sapeva cosa portare, passò davanti ad un negozio di idraulica, lì vicino, acquistò un orinatoio per uomini, lo girò, gli mise la firma del venditore dei bagni (J.L. Mott Iron Works, abbreviato in R. Mutt, R. come Richard, cioè ricco), e lo portò in mostra. Con suo stupore, il giorno dopo, alla inaugurazione, il suo pezzo mancava. Ovviamente si incazzò, ma fini lì, e l’opera venne dimenticata: appare solo una foto, qualche tempo dopo, di Stiegliz, sulla rivista Life. Apriti cielo, si scatenò il perbenismo bigotto di quella società. Cosa voleva dire,, il dadaista, fondatore dell’arte contemporanea, che qualunque oggetto, il Ready Made, può diventare opera d’arte, se si decontestualizza, e si espone in un White Space, cioè nelle mura bianche di una stanza di una galleria d’arte. E’ una rottura con tutto il passato. E’ la libertà di pensiero che deve esistere in ognuno di noi, è scardinare il comune senso, è mettersi in gioco, ed anche ironizzare sulla sfacciata ricchezza di altri. Da cui il collegamento con Cattelan. Amici, entrate in galleria di arte contemporanea, la mia si chiama Fondazione Noesi, a Martina Franca, andate alla Biennale, a Documenta, a varie Fiere, ai musei di arte contemporanea, alla GNAM, a Roma, ove si trova l’unica copia in Italia della Fontana, non criticate, non dite mi piace, aprite il cervello. Un abbraccio a tutti, nicola Rispondi